"Attenzione, il paracetamolo non è cosi sicuro come si pensava. Tra gli effetti collaterali emorragie gastrointestinali e scompensi cardiaci": l'alla
01/27/2025 09:17 AM
Ipertensione ed emorragie gastriche sono tra le pesanticomplicazionigastrointenstinali e cardiovascolari dei farmaci a base di paracetamolo usati dagli anziani per periodi prolungati: lo denuncia uno studio pubblicato a novembre su Arthritis Care Research.Diffuso principio attivo contenuto in molti farmaci analgesici e antipiretici, da solo o insieme ad altre sostanze, il paracetamolo è usato da decenni e si trova in comuni medicinali da banco, come Tachipirina, Aspirina ed Efferalgan. A essere messo in discussione dai ricercatori dell'università di Nottingham non è tanto il suo uso per periodi limitati di tempo o in individui sotto i 65 anni, quanto l'impiego negli anziani per la cura dell'osteoartrite, una patologia cronica molto dolorosa.
Gravi complicanze
"Quasi tutte le linee guida cliniche sostengono il paracetamolo come il trattamento farmacologico di prima scelta per il dolore da osteoartrite, soprattutto per la sua percepita sicurezza rispetto ad altri analgesici orali. Tuttavia, studi recenti hanno sollevato timori che il paracetamolo non sia così sicuro come ritenuto in precedenza", scrivono gli autori dello studio. Per indagare sui suoi possibili effetti collaterali, gli studiosi si sono basati sul Clinical Practice Research Datalink-Gold, un ampio database britannico sulle cure sanitarie, che raccoglie i dati di 180.483 ultrasessantacinquenni che tra gennaio 1998 e gennaio 2018 avevano ricevuto almeno due ricette mediche in 6 mesi per l'uso del paracetamolo. Il confronto è avvenuto con 402.478 coetanei che avevano utilizzato meno paracetamolo su prescrizione medica. Il follow-up ebbe inizio 12 mesi dopo la prima data di prescrizione.
L'analisi dei dati ha rivelato che l'uso prolungato del principio attivo era collegato con un aumento del rischio di gravi complicanze, prima di tutto di emorragie gastrointestinali (+36%); a seguire, ulcere peptiche (+20%); malattia renale cronica (+19%), scompenso cardiaco (+9%); ipertensione (7%). I ricercatori sottolineano relazioni dose-risposta: l'aumento di prescrizioni corrispondeva infatti a un maggior rischio di sanguinamenti, ulcerazioni e perforazioni gastriche, di ulcere peptiche senza complicazioni e di insufficienza renale cronica.
"Questi dati mettono ulteriormente in discussione il fatto che il paracetamolo debba essere mantenuto come analgesico orale di prima scelta, soprattutto negli anziani per comuni stati dolorosi cronici, dati i suoi benefici clinicamente non significativi e i potenziali danni", scrivono gli autori dello studio, suggerendo anche di sostenere le recenti raccomandazioni del National Institute for Health and Care Excellence di evitare di prescrivere il paracetamolo nell'osteoartrite.
Paracetamolo, ombre e luci
Come immaginabile, la Kenvue, che negli USA produce il Tylenol, a base appunto di paracetamolo, non condivide le conclusioni dello studio inglese. Ribatte un portavoce aziendale, in un’intervista rilasciata a dicembre a Newsweek: 'Il Tylenol è indicato per alleviare temporaneamente dolori minori e ridurre la febbre. Assunto secondo le indicazioni, il Tylenol ha uno dei profili di sicurezza più favorevoli tra gli antidololorifici".
Intervistato da Newsweek il prof. Alan Silman, epidemiologo e reumatologo all'università di Oxford, osserva che il paracetamolo, tra gli analgesici più usati nel mondo, è un prodotto da banco molto ben tollerato alle dosi normali ed è tra gli antidolorifici più utili, a patto di rispettare le indicazioni che prevedono l'impiego alle dosi minime per il tempo più breve possibile. “I risultati di questo studio – secondo cui ci possono essere aumenti di rischio, ad esempio per le emorragie gastrointestinali – sono interessanti, ma ci sono piccoli incrementi nell'incidenza di rari eventi”, osserva l'epidemiologo, aggiungendo che alla base dell'accresciuto rischio ci possono essere “questioni metodologiche” .
Non è tuttavia la prima volta che il paracetamolo finisce sotto l'attenzione degli studiosi. Per esempio uno studio del 2018 concludeva: "La presente review sintetizza l'evidenza attuale sui danni associati con l'uso cronico di paracetamolo, incentrandosi su malattia cardiovascolare, asma e danni renali, e sugli effetti dell'esposizione in utero", sottolineando appunto che si tratta di danni legati al consumo cronico.
Recentemente, anche il noto epidemiologo Matteo Bassetti è intervenuto sul paracetamolo, in occasione del picco influenzale di questo periodo. "È un farmaco molto utile nel trattamento della febbre da influenza, sopra i 38,5°", spiega in un'intervista rilasciata oggi 27 gennaio a RaiNews. Ma attenzione alle dosi troppo elevate, "superiori a 2,5-3 g al giorno, può provocare problemi al fegato, allo stomaco, a livello renale". L'esperto raccomanda anche di non assumere il farmaco a orari fissi, ogni 8-12 ore. Insomma il paracetamolo, che ormai è sul mercato da sessant'anni, ha certamente dei punti di forza, ma come tutti i farmaci richiede cautele – come evidenziato dagli studi, soprattutto nel consumo cronico e nel trattamento prolungato dell'osteoartrite negli anziani.
L'articolo “Attenzione, il paracetamolo non è cosi sicuro come si pensava. Tra gli effetti collaterali emorragie gastrointestinali e scompensi cardiaci”: l’allarme nel nuovo studio. Ecco chi è più a rischio proviene da Il Fatto Quotidiano.