Il discorso di Musk ai camerati di AfD richiama l'ideologia hitleriana: il 'long-terminism' regna
01/27/2025 11:18 AM
“E' il momento di riscoprire l'orgoglio di 'essere tedeschi'. Penso che ci si concentri francamente troppo sulle colpe del passato, dobbiamo andare oltre. I bambini non dovrebbero essere ritenuti colpevoli per i peccati dei loro genitori o addirittura dei loro bisnonni…”. Così Elon Musk in apertura del congresso di AfD, il partito nazionalista d'estrema destra che il techno-oligarca vuole spingere a vincere le prossime elezioni in Germania per scardinare l'attuale assetto europeo della Ue. Forse non andrebbero presi troppo sul serio gli interventi di Musk, novello 'Re del Mondo' come si può credere, ma stavolta ha enunciato esattamente 'l'indicibile'. E ha scelto di farlo proprio alla vigilia della Giornata della Memoria, e subito dopo la plateale e provocatoria normalizzazione del saluto nazista all'insediamento di Trump alla Casa Bianca.
Musk ha di fatto pronunciato, dinanzi ai nuovi camerati di AfD, parole che afferiscono storicamente all'impasto costitutivo dell'ideologia hitleriana: l'orgoglio tedesco e il riscatto del popolo dal peso del passato. E quanto al dovere di 'andare oltre', niente di nuovo: era tal quale l'orizzonte del Nazismo, con le suggestioni della superiorità e l'obiettivo della purezza di razza, in cui riecheggiavano i Nibelunghi di Wagner (ovvero l'orgoglio guerriero germanico) e l'Übermensch di Nietzsche (il Superuomo che garantisce la cesura radicale con i valori cristiani), dentro a un cuore incandescente e magmatico d'esoterismi.
Non si richiama certo esplicitamente a quell'ideologia, oggi, negli Stati Uniti, la nuova consorteria di techno-miliardari da cui è spuntato il Mago di Starlink, Tesla e Twitter. Qualche pensatore anarchico s'è attardato a definire 'proprietarismo' (perché trasformano le comunità virtuali in beni immobili di cui disporre) l'attitudine di Musk, di Thiel e degli altri affiliati alla 'PayPal mafia', come era stata definita qualche anno fa.
Questi ultimi eredi 'Capitani coraggiosi' si ritrovano invece più consonanti al cosiddetto 'long-terminism', una forma di neo-utilitarismo che fa perno sulla scelta di guardare alla lunga distanza, in avanti di due-tre generazioni, al futuro come imperativo e orizzonte anche morale (vedi l'agghiacciante citazione negazionista, sui 'peccati' dei bisnonni degli incolpevoli bambini di Germania, al congresso AfD).
'Long-terminism' vuol dire, ovviamente, l'opposto di quell'abitudine predatoria, del realizzare a breve orizzonte ('short-terminism'), tanto cara invece alle precedenti élite del capitalismo finanziario turbo-liberista, che hanno di fatto dominato nelle stagioni finali e in qualche modo autodistruttive del modello unico della 'liberal-democrazia', dopo aver inglobato anche quel che restava della sinistra post-comunista.
In un nuova ottica a lunga distanza, l'Occidente ricco non dovrebbe più fermarsi a perdere ancora tempo e denaro con i problemi del presente e di tutti i viventi nel mondo, tanto i più poveri tra gli umani, per prendere solo l'esempio maggiore, si possono considerare comunque perduti, data una posizione originale del tutto sfavorita e irrimediabile, che oltretutto genera il disordine – tendenzialmente criminale e pericolosamente antropologico – della famigerata emigrazione. Il punto chiave di questo pensiero è che, solo liquidando quel certo approccio 'ecologico socialisteggiante' di facciata, è possibile concentrare energie e risorse soprattutto sullo sviluppo a lungo termine, per cui è in primo luogo indispensabile la costruzione della nuova classe superiore, scientifico-tecnologica, che gestirà la rivoluzione dell'Intelligenza Artificiale e garantirà nel contempo che l'umanità abbia un futuro (magari con un vertice sociale apicale che riuscirà a sottrarsi all'inferno terreno dopo la colonizzazione di Marte…).
A questo punto verrebbe da ripetere: 'La storia è un incubo da cui tento di svegliarmi', come recita una delle più celebri citazioni di Ulysses di James Joyce. Pubblicato tra il 1918 e il 1922, e ambientato in Dublino all'inizio del Novecento, il romanzo capolavoro della Modernità propone quella frase apodittica nel secondo Episodio: per l'esattezza viene pronunciata dal professor Stephan Dedalus, quasi tra sé e sé, dopo che si era sorbito dal suo direttore didattico il canonico concione economico-politico-storico intriso d'antisemitismo che si poteva ascoltare comunemente allora, in Irlanda come poi nell'Europa continentale.
Il paradosso di quell'incubo della storia da cui provare a risvegliarsi, oggi, è quanto possa apparire in analogia al definitivo ribaltamento delle colpe dei nazisti (che la Germania è invitata finalmente a fare nell'Alternativa neo-nazionalista così amata anche da Musk), un indicibile rovesciamento del sionismo che si compie a Gaza: l'esercito potentissimo dei pronipoti delle Vittime dell'Olocausto piegati da Benjamin Netanyahu a un destino – magari incolpevole e indiretto, grazie alle nuove tecnologie militari – da Carnefici.
Ma basta una spruzzata di 'long-terminism' per girarsi tutti dall'altra parte, o addirittura per interiorizzare la risposta finale dell'Ulisse, 'ho detto sì Sì', all'oscenità che prende il sopravvento del Romanzo come del presente.
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