Capaccio Paestum, il Comune si costituisce parte civile contro il sindaco Franco Alfieri, agli arresti dal 3 ottobre e mai dimesso
Ieri alle 01:16 PM
La palla di neve che potrebbe diventare valanga che si abbatte sul deluchismo nel Cilento è in un atto della giunta di Capaccio Paestum del 28 gennaio. E' la costituzione di parte civile del Comune dei templi nel processo per corruzione e turbativa d'asta al sindaco Franco Alfieri, agli arresti dal 3 ottobre, carne e sangue del sistema di potere del governatore campano Vincenzo De Luca nella Provincia di Salerno, di cui Alfieri è presidente.
Lo ha deliberato all'unanimità un gruppo di assessori guidati dal sindaco facente funzioni Maria Antonietta di Filippo, tutti nominati da Alfieri. Un atto di responsabilità, non scontato, che verrà formalizzato alla prima udienza del dibattimento, il 4 febbraio, davanti al Tribunale di Salerno. Una delibera che mette Alfieri in una situazione politicamente imbarazzante, anche se la Cassazione il 14 febbraio dovesse accogliere il suo ricorso e restituirgli la libertà: tornerebbe a guidare un'amministrazione comunale che intende chiedergli i danni.
E' una crepa che si è aperta nel muro che aveva accompagnato l'arresto di Alfieri nel Pd salernitano e nelle maggioranze politico-amministrative guidate da 'Mister Fritture'. Il sindaco-presidente, definito anche nei giorni degli arresti dal segretario dem di Salerno Enzo Luciano "il migliore amministratore del salernitano", finora non si è dimesso, nonostante l’arresto e la conferma della misura cautelare al Riesame, sia pure attenuata dai domiciliari. E nessuno dei suoi glielo ha chiesto per 110 giorni. Fino a quando qualche giorno fa il Fatto quotidiano non ha telefonato al commissario del Pd in Campania, Antonio Misiani, l'uomo inviato dal Nord e da Elly Schlein per ripulire il partito da cacicchi e tesserifici, per chiedergli un commento sulla situazione. Ricevendone una risposta lapidaria: "Alfieri deve dimettersi per le stesse ragioni di opportunità che sono sotto gli occhi di tutti e per le quali si sono dimesse altre figure istituzionali coinvolte in altre inchieste".
Ed ora arriva questa delibera. Dove si ricorda che "il Comune è legittimato, quale parte offesa, a costituirsi parte civile per ottenere il risarcimento di danni patrimoniali e non patrimoniali, compresi quelli derivanti dalla lesione dell’immagine". "Logica politica impone le dimissioni", è la conclusione del candidato sindaco sconfitto, Carmine Caramante. Quelle dimissioni invocate dalla Fondazione Angelo Vassallo con una petizione lanciata su change.org.
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