
Chat-gate, mentre i piani militari venivano condivisi sul gruppo Signal un suo membro era in Russia, alleata dell'Iran mandante degli Houthi

03/27/2025 11:19 AM
Steve Witkoff, l’inviato Usa per l’Ucraina e il Medio Oriente incluso nel gruppo di Signal al centro del cosiddetto “chat-gate“, si trovava a Mosca dove ha incontrato Vladimir Putin nelle ore in cui sulla chat venivano divulgati i dettagli di un’operazione militare contro gli Houthi. Lo rivela la Cbs, che ha incrociato le date e gli orari dei messaggi, i dati dei voli usati da Witkoff per il viaggio nella capitale russa e i resoconti dei media locali. Non si tratterebbe di un’informazione molto rilevante, se la Russia non fosse uno dei principali alleati dell’Iran, che appoggia il gruppo ribelle sciita nello Yemen.
In base alle informazioni disponibili su FlightRadar24, sito specializzato nel tracciamento dei voli, Witkoff è arrivato a all’aeroporto internazionale di Vnukovo, a Mosca, il 13 marzo poco dopo le 12 ora locale. Circa 12 ore dopo, è stato aggiunto alla chat “Houthi PC small group” su Signal per discutere dell’imminente attacco contro gli Houthi. Durante la discussione, ha riferito il direttore del The AtlanticJeffrey Goldberg che ha sollevato il caso, il capo della Cia John Ratcliffe ha pubblicato il nome di un agente segreto della Central Intelligence Agency attualmente in servizio: è accaduto “alle 17:24 ora orientale”, ovvero appena dopo le 24 in Russia. Il volo di Witkoff non ha lasciato Mosca prima delle 2 della notte moscovita, e la Cbs fa notare che Sergei Markov, ex consigliere di Putin “ancora vicino al presidente russo”, ha scritto su Telegram che l’incontro al Cremlino tra Witkoff e Putin sarebbe durato fino all’1:30 di notte. Ma sulle tempistiche non ci sono dichiarazioni ufficiali né di Mosca né di Washington.
Non è chiaro se nella chat sia stato inserito un numero di cellulare fornito a Witkoff dal governo di Washington o un dispositivo personale. Mercoledì sui social media l’inviato ha riferito di “non aver avuto accesso ai miei dispositivi personali fino al mio ritorno dal viaggio”. Lo stesso giorno la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ha detto che Witkoff non aveva con sé a Mosca il suo dispositivo personale né il telefono fornito dal governo, ma che gli è stato concesso l’accesso a un “server protetto classificato dal governo degli Stati Uniti”. Sempre mercoledì in udienza al Congresso il direttore dell’intelligence nazionale Tulsi Gabbard ha affermato che “l’app di messaggistica Signal è preinstallata sui dispositivi governativi”.
Qui la storia si arricchisce di un altro particolare interessante. Pochi giorni dopo che sulla chat “Houthi PC small group” erano state condivise informazioni relative all’attacco, il Pentagono aveva diramato una circolare con la quale metteva in guardia dall’uso dell’app anche per la condivisione di informazioni non classificate. “È stata individuata una vulnerabilità nell’applicazione Signal Messenger”, avvertiva l’e-mail inviata all’intero dipartimento della Difesa, datata 18 marzo e ottenuta da National Public Radio. “Gruppi di hacker professionisti russi stanno utilizzando le funzionalità dei ‘dispositivi collegati’ per spiare le conversazioni crittografate” e stanno “prendendo di mira Signal Messenger per spiare persone di interesse“.
Indicazioni simili ai dipendenti del Pentagono erano già arrivate nel 2023, quando il Dipartimento aveva diramato un promemoria secondo cui le app di messaggistica Signal e WhatsApp “NON sono autorizzate ad accedere, trasmettere o elaborare informazioni non pubbliche del Department of Defense“. Ovvero il dipartimento guidato da Pete Hegseth, che ha condiviso nella chat incriminata i dettagli dell’operazione militare contro gli Houthi.
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