Conte: "Lotta alla mafia nel dna del M5s. Meloni? Rompe il principio di legalità"

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La lotta alla mafia? “Nel Dna del Movimento”. La riforma della giustizia? “Il governo rompe il principio di legalità”. E poi l’importanza “fondamentale” della manifestazione del 5 aprile a Roma per dire stop ai finanziamenti per le armi. In una lunga intervista ai microfoni di AntimafiaDuemila, il presidente del M5s Giuseppe Conte critica aspramente le politiche del governo e rilancia la lotta alla mafia, nei giorni in cui si celebra la Giornata delle vittime innocenti dei clan. “Per il Movimento 5 Stelle è al primissimo posto dell'agenda politica – ha detto – È nel Dna del Movimento: l'etica pubblica, il principio di legalità, il contrasto di qualsiasi forma di corruzione e malaffare”.

Il sistema Paese, ha rimarcato, “non può funzionare se dà spazio alla criminalità, alle prepotenze, agli abusi e se dà la possibilità ovviamente alle persone oneste di soffrire”. Per quanto riguarda la giustizia, non sono mancati affondi contro la riforma, attraverso la quale il governo – a suo avviso – sta “creando scientificamente un sistema che rompe il principio di legalità” e che finirà per creare “di fatto una giustizia a doppio binario”. In altre parole: “Quando si tratta dei reati che riguardano i colletti bianchi, politici, amministratori, pubblici ufficiali, entreranno tutte le agevolazioni e le depenalizzazioni del caso – ha accusato Conte – Stanno distruggendo il fondamento democratico, il principio della legge uguale per tutti. Per cui la legge è debole con i forti e forte con i deboli”.

Per il leader del Movimento è stata anche l’occasione per rilanciare la manifestazione convocata a Roma il 5 aprile per “dire no” al ReArm Europe e “contrastare questo tentativo concreto che stanno realizzando di portare l’Europa a un’economia di guerra”. L’appuntamento, ha rimarcato, è “un passaggio fondamentale”: Giorgia Meloni, infatti, “in Parlamento non ha fatto votare sul riarmo”. Perché? Questa la spiegazione di Conte: “Hanno paura del voto perché sanno che la maggioranza degli italiani non vogliono più armi. Vogliono ospedali funzionanti, aule di giustizia dove si amministri la legge in modo spedito ed efficace, scuole che siano sempre più ricche di laboratori linguistici, digitali, palestre. Hanno paura di università in cui si faccia ricerca ma ricerca pacifica, non per gli armamenti”.

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