
Cos'è il Manifesto di Ventotene, scritto da tre antifascisti messi al confino da Mussolini che sognavano un'Europa unita e con "poteri reali"

03/19/2025 11:03 AM
A cosa si riferisce la presidente del Consiglio Giorgia Meloni quando decide di selezionare qualche frase del Manifesto di Ventotene per concludere che “non è questa l’Europa” che intende lei? Il Manifesto di Ventotene originariamente aveva un altro titolo: “Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto”. Il centro del documento è la necessità di una unità politica europea ed è per questo che è considerato uno dei testi fondanti dell’Unione europea. A scriverlo furono AltieroSpinelli, ErnestoRossi ed EugenioColorni. Era il 1941: tutt’e tre – per decisione del regime fascista – erano al confino sull’isola di Ventotene, al largo delle coste laziali, nel Mar Tirreno. Fu un testo profetico ma anche quasi utopico, se viene inserito nell’epoca in cui viene scritto: il fascismo di Benito Mussolini era ancora in piedi, la Germania e l’Italia erano in guerra contro Francia e Regno Unito e organizzavano campagne di espansione in Grecia o in Russia. Eppure Spinelli e Rossi – autori originali del manifesto – promuovevano già allora di istituire una federazione europea dotata di un parlamento e di un governo democratico con poteri reali in alcuni settori fondamentali, come economia e politica estera.
Altri confinati antifascisti sull’isola contribuirono alle discussioni che portarono alla definizione del testo. In particolare quello, fondamentale, dell'ebreo socialista Eugenio Colorni. All'epoca della stesura del testo erano confinate sull’isola circa 800 persone, 500 classificate come comunisti, 200 come anarchici ed i restanti prevalentemente giellini e socialisti. Il testo è articolato in quattro capitoli e fu diffuso clandestinamente grazie ad alcune donne, tra le quali Ursula Hirschmann e Ada Rossi, partigiane e per questo perseguitate dal fascismo, che lo portarono sul continente e lo fecero conoscere ai gruppi clandestini di opposizione a Roma e Milano. Nel 1944 Colorni, nella Roma occupata dai nazisti, curò l’introduzione ne curò la redazione in tre capitoli: il primo (La crisi della civiltà moderna) e il secondo (Compiti del dopoguerra. L'unità europea) interamente elaborati da Spinelli, come anche la seconda parte del terzo (Compiti del dopoguerra. La riforma della società), mentre la prima parte di quest'ultimo capitolo fu messa a punto da Rossi.
Gli estensori del Manifesto sostenevano che fosse necessario creare una forza politica esterna ai partiti tradizionali, inevitabilmente legati alla lotta politica nazionale, e quindi incapaci di rispondere efficacemente alle sfide della crescente internazionalizzazione. Era necessario cioè un movimento che sapesse mobilitare tutte le forze popolari attive nei vari paesi al fine di far nascere uno Stato federale, con una propria forza armata e con organi e mezzi sufficienti per far eseguire nei singoli stati federali le sue deliberazioni dirette a mantenere un ordine comune, pur lasciando ai singoli stati l'autonomia di politica interna. Il tema della pace era un valore inserito nel Manifesto: l’Europa come antidoto contro la guerra e contro i nazionalismi. Questa forza politica nacque poco tempo dopo, nell'agosto del 1943: il Movimento Federalista Europeo. Sempre secondo gli autori, con l'avvento dell'era totalitaria lo sviluppo della civiltà moderna aveva subito un arresto. Un'Europa libera e unita, invece, avrebbe rappresentato inevitabilmente la premessa per il potenziamento del progetto comune.
Il 24 maggio dello stesso 1944, poco dopo aver redatto il documento e pochi giorni prima della liberazione di Roma, Colorni fu fermato da una pattuglia della feroce Banda Koch: provò a scappare, fu raggiunto, gli spararono tre colpi di pistola. Morì all’ospedale a 35 anni.
Spinelli, elemento del Partito d’Azione durante la lotta partigiana, sarà poi eurodeputato (da indipendente del Pci) e poi commissario europeo tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta.
Rossi, giornalista ed economista, dopo lo scioglimento del Partito d’Azione scelse il Partito radicale ma rifiutò incarichi preferendo i libri e i giornali, firmando inchieste sul periodico Il Mondo, diretto da Mario Pannunzio.
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