
Daniel, Nicola e Umberto: chi erano le ultime vittime della strage sul lavoro

03/26/2025 06:51 AM
Daniel Tafa aveva compiuto 22 anni poche ore prima ma invece di festeggiare era al lavoro, nello stabilimento Stm che stampa ingranaggi industriali a Maniago, vicino a Pordenone. Lavorava su una macchina a temperature altissime quando all'1.30 di notte di martedì una scheggia incandescente lo ha trafitto alla schiena, uccidendolo all'istante. Quando il rianimatore è arrivato non c’era più niente da fare. Non è ancora chiaro se il ragazzo sia morto per un malfunzionamento della macchina o per una manovra sbagliata.
Poche ore prima, in Campania, era morto Nicola Sicignano, dipendente di una ditta di smaltimento rifiuti, la Sb Ecology di Sant’ Antonio Abate: sarebbe rimasto incastrato con il braccio e la testa nel nastro trasportatore della linea di lavoro. Nato a Vico Equense e residente a Gragnano, aveva 50 anni e due figlie. Nelle prime ore di martedì, il terzo decesso. L'ultima vittima dell’ultimo giorno nero per la sicurezza sul lavoro in Italia aveva 38 anni, si chiamava Umberto Rosito, era originario di Corato, nel Barese, e faceva l'operaio.
È morto investito da un tir mentre lavorava sulla carreggiata nord dell'Autosole nei pressi di Orvieto, dove era residente. Era dipendente di una ditta del posto impegnata in interventi di manutenzione in autostrada. Rosito aveva appena iniziato a predisporre la segnaletica per un cantiere stradale quando è stato travolto da un autoarticolato che trasportava alimenti. È morto sul colpo. Era sposato e padre di una bambina di 3 anni.
L'Inail ricorda che nel 2024 sono stati oltre mille i decessi, in crescita rispetto all’anno precedente. E a gennaio di quest'anno i morti sono già 45 (+36,4% rispetto a gennaio 2024) e 14 in itinere, ovvero nel tragitto tra casa e lavoro (+16,7% rispetto a inizio 2024). Sulle morti ha parlato anche la segretaria del Pd, Elly Schlein, sottolineando la necessità “di agire su più fronti” e chiedendo al governo di ascoltare le proposte avanzate dalle opposizioni. Per Francesca Re David, segretaria confederale della Cgil, “queste stragi non si possono fermare con la burocrazia” e la segretaria della Uil, Ivana Veronese, chiede “un segnale da Palazzo Chigi”.
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