Generali non arretra e vara l'accordo coi francesi per unirsi nella gestione di 1800 miliardi di euro di risparmi

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Non c’è Caltagirone o Golden Power che tenga, Generali passa il Rubicone e tira dritto sull’alleanza coi francesi nel risparmio gestito. Il consiglio di amministrazione del più importante gruppo assicurativo italiano e tra i principali finanziatori del Paese con 37 miliardi di investimenti in Btp, ha dato il via libera un accordo non vincolante con Natixis per far confluire in una società a controllo congiunto 632 miliardi di euro di masse gestite da Trieste, mentre i francesi contribuiranno con 1.200 miliardi.

Il protocollo d’intesa è stato approvato lunedì 20 gennaio nel corso di una riunione durata cinque ore con 10 voti a favore e 3 contrari da parte dei consiglieri eletti con la lista di minoranza, dopo che domenica 19 gennaio era arrivato il via libera del comitato investimenti con il voto contrario del solo membro nominato dal socio Caltagirone. Come il presidente del collegio sindacale che aveva scritto al cda una lettera, inascoltata, chiedendo più tempo per valutare l’operazione.

La contrarietà del costruttore editore all’accordo con i francesi che fanno capo al gruppo transalpino delle banche popolari BPCE, del resto, è nota da tempo. E i suoi quotidiani nel finesettimana cruciale per il dossier hanno rimarcato la cosa, sostenendo tra il resto che l’accordo metterebbe a rischio la sovranità finanziaria dell’Italia, come si legge in un editoriale a firma dell’ex direttore del Sole 24 Ore, Roberto Napoletano, uscito sul Mattino e sul Messaggero. Le due testate sabato 18 gennaio hanno dedicato ben due pagine all’alleanza transalpina tra critiche, indicazioni al governo sulla tutela del risparmio e minacce più o meno velate al cda di contromisure legali da parte dei soci. Come Caltagirone e gli eredi di Leonardo Del Vecchio che giocano la stessa partita con lui, su Trieste ma anche sul Banco Bpm, incluso l’investimento nel gestore di risparmio Anima che senza l’ingresso dei francesi sulla scena, avrebbe anche potuto trovare uno sbocco proprio nelle Generali.

Naturalmente la compagnia triestina respinge le critiche al mittente e va avanti per la sua strada, preparandosi all’ennesimo scontro di potere tra i due soci miliardari e la Mediobanca di Alberto Nagel e Renato Pagliaro, primo azionista delle Generali di cui esprime il vertice. I dettagli dell’accordo saranno resi noti martedì 21 gennaio, prima dell’apertura dei mercati, ma l’intesa sarà comunque non vincolante vista l’imminente scadenza del board.

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