Grillo risponde a Conte: "Demolisci i presidi democratici del M5s, valuto se sottoporre le tue minacce agli organi interni. Miei compensi congrui"

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Difende i contratti che lo legano ai 5 stelle, considera “congrui” i suoi compensi e accusa ancora Giuseppe Conte di voler stravolgere “l’identità e i valori del Movimento”. L’ennesima replica di Beppe Grillo arriva sottoforma di lettera indirizzata al “caro Giuseppe” e pubblicata dal sito de Il Foglio. Il fondatore e il presidente dei 5 stelle non si parlano più, ma continuano a litigare a distanza, a colpi di post, missive e mail. Tutti diffuso a mezzo stampa. Dopo gli ultimi attacchi di Grillo, contrario all’Assemblea costituente del Movimento che potrebbe cambiare nome, simbolo e pure la regola sul limite dei due mandati per gli eletti, Conte aveva risposto inviando una pec con cui comunicava la possibilità di sospendere i contratti che legano il fondatore al M5s, compreso quello da 300mila euro l’anno per la comunicazione.

“Manovre striscianti per demolire la democrazia del M5s” –Una mail che aveva amareggiato il comico. E infatti, neanche 48 ore dopo, ecco che Grillo risponde con un’altra lettera. “Caro Giuseppe, mi scrivi accusandomi per l'ennesima volta – dopo averlo fatto più volte pubblicamente – di avere una visione padronale del movimento e contraria suoi valori democratici. La verità è che, al contrario, ho sempre inteso tutelare i valori democratici su cui il movimento è stato fondato. Dunque, se proprio vogliamo parlare di atteggiamenti contrari ai valori democratici del movimento, questi sono da trovare nelle manovre striscianti con cui si sta tentando di demolirne i presidi, invocando ipocritamente un presunto processo democratico, che, come sai bene (ma fingi di non sapere) non può prescinderne”, è l’incipit della missiva di Grillo. “Vorrei però tenermi alla larga dal girone in cui alcuni di voi sembrano essere sprofondati, per condurvi lungo la natural burella e farvi rivedere le nostre prime stelle, partendo dagli inizi del movimento, che nasce innanzitutto per realizzare una democrazia più autentica e vicina ai cittadini”, continua il fondatore.

“Mi riservo di sottoporre le tue minacce agli organi del M5s” –Grillo poi attacca ancora l’ex premier. “Accusarmi di una visione padronale del movimento non è altro che lo specchio delle intenzioni di altri. Al contrario, ribadire l'importanza di certe regole equivale a difenderne i suoi valori democratici”, sostiene il comico. “Le ragioni per cui è in corso un tentativo di demolire i presidi democratici del movimento sono peraltro ben note, e non rispondono certo ai suoi valori democratici, ma agli interessi di pochi”, prosegue il garante. Che poi aggiunge, riferendosi sempre a Conte: “Mi riservo di valutare il da farsi, eventualmente anche sottoponendo le tue minacce agli organi competenti” del M5s. Insomma a Grillo non è andata giù l’accusa lanciata da Conte di voler “comprimere il confronto” interno.

“Io padronale? Specchio delle tue intenzioni” –Poi il comico torna a fare muro sui due mandati, citando un suo post recente in cui ricordava che “Gianroberto e io abbiamo voluto prevenire i rischi delle altre forze politiche, che tendevano a sclerotizzarsi e alienarsi dai cittadini. Il limite del doppio mandato nasce proprio dalla volontà di prevenire questi rischi. Dunque, sostenere che l'insindacabilità di certe regole sia incompatibile con i valori democratici del movimento è non solo un ovvio controsenso, ma è addirittura un ribaltamento della realtà, che rivela, viceversa, le reali intenzioni di chi invece vorrebbe metterle in discussione. Sicché, accusarmi di una visione padronale del movimento non è altro che lo specchio delle intenzioni di altri. Al contrario, ribadire l'importanza di certe regole equivale a difenderne i suoi valori democratici. Tant’è vero che nessun'altro fondatore di una forza politica ha mai avuto il coraggio, l'altruismo e la fantasia di non porsi al suo vertice, ma solo di ritagliarsi un ruolo di garanzia, come abbiamo fatto Gianroberto e io”.

“Miei compensi congrui alla mia funzione” –Quindi Grillo replica all’avvertimento di Conte, relativo ai contratti che lo legano ai 5 stelle, compreso quello da 300mila euro per contribuire alla comunicazione del Movimento. “Concludo rispondendo alla tua minaccia di sospendere gli impegni assunti dal movimento nei miei confronti, questa sì indegnamente strumentale e indebita, essendo essi strettamente legati alle funzioni che ho svolto e continuo svolgere per il movimento”. Il comico torna poi a definirsi “elevato”, aggettivo che Conte aveva contestato alla Festa del Fatto. “Nella mia qualità di ‘elevato’ – scrive il garante dei 5 stelle – mi astengo dal scendere così in basso rispondendo a tono, ma mi limito a osservare che gli impegni di manleva sarebbero comunque dovuti, a prescindere da un impegno contrattuale in tal senso, mentre i miei ‘compensi‘- che in realtà, come sai, coprono anche i costi d'ufficio della funzione che svolgo per il movimento – sono non solo congrui per la mia funzione e i relativi costi, ma lo sono a maggior ragione nel momento in cui è in corso un tentativo di stravolgere l'identità e i valori del movimento“. A questo punto Grillo invita Conte “piuttosto, a rispondere quanto prima alle mie richieste di chiarimenti sul processo che porterà alla assemblea ‘costituente del prossimo ottobre”

“Operazioni funzionali all’interesse di pochi” – Nella sua lettera, il garante sembra poi negare l’ipotesi scissione. “In questi giorni stiamo assistendo allo spettacolo delle tempeste ormonali di commentatori eccitati al pensiero di ciò che potrebbe accadere, che speculano su battaglie, scissioni, contese sul nome e sul simbolo, e così via. E' uno spettacolo che francamente non m’interessa, e che trovo nauseante, perché il suo risultato sarebbe comunque dannoso per tutti. Quindi mi auguro che non sia messo in scena”. Quindi rilancia ancora una volta la sua posizione: “Ciò posto è ormai diventato irrinunciabile tornare ai veri valori democratici del movimento, senza operazioni funzionali all'interesse di pochi. Il fatto che si cerchi di impedirlo con il metodo di legittimazione popolare tipico delle autocrazie non è certo un buon segno, ma quale che sia il suo risultato non potrà certo tradire i tratti distintivi e i valori del movimento, a prescindere dalla titolarità del nome e del simbolo, che peraltro è già stata accertata giudizialmente”.

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