I 400 metri a folle velocità nel mercatino e l'auto compatta per superare i varchi: la dinamica dell'attentato a Magdemburgo
Oggi alle 03:01 AM
Ha percorso almeno 400 metri a folle velocità in mezzo alle famiglie che affollavano i mercatini di Natale. Con un’auto che, con ogni probabilità, non aveva scelto a caso: un modello compatto per sfruttare un varco, usarla come un ariete e poter portare a termine il suo piano del quale, al momento, non è chiara la matrice. La strage nel centro di Magdeburgo è certamente un attentato ma il profilo di Taleb Al Abdulmohsen, 50 anni, medico psichiatra nato in Arabia Saudita e trasferitosi in Germani nel 2006 con un permesso di soggiorno permanente, non era noto ai servizi segreti. Nessun segno di radicalizzazione, anzi la sua storia rintracciabile sui social racconta tutt’altro. Insomma, perché ha agito?
Di certo, alle 19.04 di venerdì 20 dicembre, esattamente a otto anni e un giorno dall’attentato di Anis Amri ai mercatini di Berlino, il medico aveva deciso di compiere una strage. È partito dal paese in cui viveva, Bernburg, ha affittato una Bmw scura e qualche istante dopo le sette di sera ha imboccato la strada chiusa al traffico per far posto alle casette in legno. Un video catturato da una telecamera di sicurezza non lascia alcun dubbio: la sua azione è deliberata.
La zona dove sorgono i mercatini è quella del Vecchio mercato, è altamente presidiata e a due passi dal municipio. L’auto entra nell’inquadratura dal basso e inizia il suo zig-zag tra la folla tentato di investire quante più persone possibili. Sfreccia per circa alcune centinaia di metri mentre attorno si scatena il panico. Le immagini riportano indietro di quasi un decennio, quando gli islamisti dell’Isis entrarono in azione non solo a Berlino ma anche a Nizza con modalità simili. Sull’asfalto restano quasi cento persone, almeno due morte – tra cui un bambino – e un’ottantina ferite.
Abdulmohsen – che sui social accusava la Germania di “distruggere le vite” degli ex-musulmani sauditi mentre concede asilo ai “jihadisti siriani” – prosegue la sua marcia con il paraurti gravemente danneggiato. Verrà fermato pochi minuti dopo lungo Ernst-Reuter-Allee. Un poliziotto gli si para davanti e punta la pistola contro la sua vettura.
Il medico saudita scende e si stende sull’asfalto con le mani in vista. Ha il pizzetto, un paio di occhiali, veste in maniera distinta. Gli agenti lo circondano. Ha un bagaglio sospetto sul sedile, si teme possa avere con sé qualche esplosivo rudimentale. Scattano i controlli ma il pericolo non c’è. Né in auto e nemmeno nella sua abitazione di Bernburg, a circa 40 chilometri da Magdeburgo. L’azione è finita ed è chiaramente stata deliberata. Resta un interrogativo: perché?
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