Il colosso della lavorazione del legno sconfitto da due attiviste: fa causa per 600mila euro e il tribunale gli dà torto. "E' diritto di critica"
Ieri alle 02:12 AM
Kronospan Italia, colosso della lavorazione del legno con stabilimento a San Vito al Tagliamento, in provincia di Pordenone, ha perso la causa che lo vedeva contrapposto a un comitato di cittadini preoccupati dal rischio per la salute pubblica che comportava un progetto di espansione produttiva. Chiedeva un risarcimento dei danni per 600mila euro, ma la corte d’Appello di Trieste, confermando la sentenza di primo grado già favorevole al Comitato ABC, ha condannato Kronospan a pagare le spese di giudizio per 18.500 euro, più Iva ed oneri da versare alla Cassa Previdenza Avvocati.
"Non abbiamo diffamato nessuno, abbiamo soltanto esercitato un diritto legittimo di critica e di espressione del pensiero. È una sentenza importante perché ultimamente ci sono state diverse azioni legali in Friuli Venezia Giulia contro gruppi ambientalisti. E molti gruppi piccoli si sono spaventati per il rischio di subire cause onerose e hanno paura a prendere paura contro le aziende", hanno commentato Eleonora Frattolin e Lucia Mariuz, le due portavoce di ABC citate in giudizio per le prese di posizione espresse sia a parole che con volantini e comunicati.
La campagna aveva suscitato la dura reazione di Massimo Cenerella, rappresentante legale di Kronospan Italia, assistito dall’avvocato Maurizio Miculan di Udine, lo stesso legale che si è occupato delle cause di un altro gruppo industriale friulano, la Danieli, contro gli attivisti che hanno bloccato il progetto di un'enorme acciaieria in riva al mare, a Marano Lagunare. Kronospan lamentava di essere stata diffamata (e addirittura calunniata), chiedendo mezzo milione di euro per danni immateriali mentre l'amministratore chiedeva a titolo personale altri 100mila euro. Frattolin e Mariuz si sono affidate all'avvocato Luca Ponti di Udine e hanno visto le loro ragioni riconosciute dalla seconda sezione civile della Corte d’Appello presieduta da Marina Capparelli.
Alcuni anni fa Kronospan ha avviato un progetto di espansione a San Vito al Tagliamento, anche attraverso la società controllata Silva, con lo scopo di avviare "una nuova attività di riciclo del legno post consumo, tramite raccolta, selezione, pulizia e macinazione di scarti di legno classificati non pericolosi, da destinare alla produzione di pannelli truciolari". Il Comitato era accusato di aver diffuso notizie "false e volutamente allarmistiche, annunciando conseguenze catastrofiche certe sulla salute dei cittadini, sull’ambiente e sulla concorrenza". Inoltre, aveva alluso a "possibili favoritismi nei confronti di Kronospan e dei vari funzionari pubblici che avevano contribuito ad autorizzare il progetto". Infine la società lamentava che fosse stata inviata a 45 soggetti diversi una segnalazione di "possibile notizia di reato", contenente circostanze di fatto che poi erano state archiviate in un procedimento penale "per insussistenza del fatto".
Le due portavoce hanno affermato di aver esercitato il diritto legittimo di critica ambientale, mentre eventuali accuse di corruzione o collusione avrebbero casomai riguardato funzionari regionali e non Kronospan. "L'operato del Comitato e delle sue portavoce deve essere valutato nel contesto nel quale esso si collocava all'epoca e alla luce degli scopi perseguiti dal Comitato stesso", scrivono i giudici d'appello. "Da un lato si sono fatte portavoce della percezione di pericolo da parte della popolazione interessata, dall'altro non può richiedersi in questo contesto una assoluta obiettività, poiché lo scopo dichiaratamente perseguito dall'azione del Comitato era quello di preservare la salute pubblica, ritenuta minacciata dalla nuova opera, anche alla luce dell'inquinamento di fondo già presente nell'area". E avevano aggiunto: "In tale ottica si giustificano anche toni enfatizzati ed accesi, nonché il riferimento alla preminente posizione economica della società rispetto a quella dei singoli".
Secondo i giudici la critica non ha esondato i limiti posti dalla Cassazione all'esercizio di un diritto "che non si concreta nella mera narrazione di fatti, ma si esprime in un giudizio avente carattere necessariamente soggettivo rispetto ai fatti stessi", purché "corrisponda a verità, sia pure non assoluta, ma ragionevolmente putativa per le fonti da cui proviene". Nel 2022 la dialettica tra cittadini e azienda era stata aspra. I primi avevano detto: "Pur consapevoli che di fronte a noi ci sia una controparte molto potente, non ci arrendiamo e rimanendo uniti possiamo farcela! Che nessuno pensi di sfilare dalle mani della popolazione di questo territorio il destino nostro ed il futuro dei nostri figli, per metterlo nelle mani di una multinazionale, il cui solo scopo è il profitto e non la tutela del territorio e della nostra salute". L'amministratore Cenedella aveva risposto: "L'azienda, alla luce dei pareri espressi da Arpa, Asfo e Direzione centrale infrastrutture e territorio della Regione, agirà nelle sedi più opportune contro chi ha rallentato l'iter per l'ampliamento e diffuso notizie false o comunque poco attendibili". Al momento le sedi opportune hanno parlato.
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