Il governo valuta rimedi per compensare i lavoratori poveri che con il nuovo taglio del cuneo perdono 100 euro al mese

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Il governo corre ai ripari sul pasticcio del nuovo taglio del cuneo che finisce per penalizzare pesantemente chi ha redditi molto bassi, tra 8.500 e 9mila euro annui, alleggerendoli di ben 100 euro al mese. La sottosegretaria al Mef Lucia Albano, rispondendo in Commissione Finanze alla Camera a un'interrogazione del M5S sugli effetti della legge di bilancio sui redditi compresi in quella fascia, ha detto che ci sarà “attenta valutazione” su un’eventuale “estensione del trattamento integrativo (l’ex bonus Renzi, poi portato a 100 euro dal governo Conte 1) a quei soggetti. In questo modo si colmerebbe la beffa causata, per paradosso, dall’intervento che puntava a rendere strutturali gli effetti della decontribuzione sostituendola con un bonus per i redditi fino a 20mila euro e una detrazione Irpef aggiuntiva per quelli tra 20mila e 40mila.

Nel 2024 quei lavoratori, ha ricordato Albano, “avevano ricevuto incidentalmente un vantaggio a causa del meccanismo di riduzione dell'aliquota contributiva, che aveva conseguentemente portato ad aumentare i redditi imponibili Irpef. Cominciando a pagare le imposte, questi contribuenti avevano ricevuto anche il trattamento integrativo da 1.200 euro che in mancanza di decontribuzione non sarebbe spettato“. Il nuovo meccanismo previsto dalla legge di Bilancio per il 2025, correggendo quella “distorsione”, li impoverisce in maniera sproporzionata.

La sottosegretaria ha precisato che “si tratta di un numero assai limitato di soggetti e di una platea che normalmente cambia composizione ogni anno per motivi legati a dinamiche reddituali e del mercato del lavoro (nuovi ingressi, aumento delle retribuzioni, maggiori o minori straordinari, maggiori o minori ore lavorate)”. Difficile quindi inquadrarli “in una specifica categoria di contribuenti”.

La valutazione comunque ci sarà e “dovrà tenere conto anche della possibilità che di questa estensione beneficino non solo i contribuenti che rientravano in quella fascia di retribuzione nel 2024”, ma anche quelli che si troveranno nella stessa fascia nei prossimi anni. “L’estensione del trattamento integrativo mediante una modifica dei suoi criteri di spettanza, pertanto, sarà esaminata nell'ambito di un processo mirato a un maggior sostegno per i lavoratori a più basso reddito piuttosto che per compensare gli effetti di misure temporanee”, ha concluso.

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