Il sacerdote che incontra studenti e adulti per parlare di cocaina: "Vengo dalla Colombia, salviamo bambini sfruttati. Italia responsabile"

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“Sono venuto a parlare con voi perché ho esperienza diretta con la cocaina". Con queste parole, don Rito Alvarez è solito rompere il ghiaccio quando parla agli studenti nelle scuole dell'Imperiese. “Noi siamo a nord-est, al confine col Venezuela, e abbiamo iniziato un percorso per salvare i bambini sfruttati nelle piantagioni di coca. Dietro la cocaina si nasconde una tragedia: bambini sfruttati, famiglie intere ridotte in schiavitù in quei territori, perché i soldi si fanno con il traffico, ai coltivatori arriva poco o nulla. È tutta una filiera che purtroppo ci accomuna, perché quella cocaina prodotta in Colombia viene spacciata nelle nostre piazze". Rito Alvarez è testimone diretto di una realtà che collega le periferie della Colombia alle strade d'Europa, Italia inclusa. Nato nella regione del Catatumbo, una delle aree più colpite dal narcotraffico, il sacerdote che a Ventimigliaaprì le porte della sua chiesa alle persone bloccate alla frontiera, nel suo Paese di origine è impegnato da anni nella lotta per salvare i bambini sfruttati nelle piantagioni di coca e nelle fila dei gruppi armati. “Nel mio territorio recuperiamo i bambini sfruttati nelle piantagioni di coca e i bambini soldato. Stiamo parlando di un territorio dove sono piantati a coca oltre 40.000 ettari e di una produzione annua di oltre 500 tonnellate, destinate al mercato globale della droga". La regione del Catatumbo è sotto il controllo di gruppi armati che reclutano bambini per combattere o lavorare nelle piantagioni: "Non ci sono molte alternative e spesso sono le stesse famiglie, coinvolte, a trascinare i propri figli nel narcotraffico. Il mio amico d’infanzia, Saul, partì con i guerriglieri. Dopo qualche mese fu ucciso, e il suo corpo fu mangiato dai cani e dagli avvoltoi. Quando fui ordinato sacerdote, mi occupai di seppellire molti amici e parenti. Erano partiti e non tornarono mai più”.
Se in Colombia, con la Fundación Oasis de Amor y Paz, cerca di offrire ai bambini un futuro diverso, in Italia sensibilizza sulle nostre responsabilità: “L'Italia è molto coinvolta, perché le grandi organizzazioni criminali italiane, 'ndrangheta, camorra e Cosa nostra ne sono protagoniste assolute. I porti italiani accolgono la cocaina dalla Colombia. Pensiamo al porto di Gioia Tauro o al porto di Genova". L'Oasis costruisce percorsi di emancipazione: "Se tu aiuti le persone a studiare, queste non si fanno fregare facilmente. Noi offriamo un luogo dove crescere, studiare e sperare, come è stato possibile per me grazie ai valori trasmessi dai miei genitori”. Tra i progetti più significativi c'è Café por la Paz, un'iniziativa che promuove la coltivazione del caffè come alternativa alla coca. La lotta contro il narcotraffico non può limitarsi alla repressione, ma deve passare attraverso l'educazione alla giustizia sociale e alla solidarietà. Tutti i bambini hanno diritto a sognare".

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