
L'Europa dovrebbe puntare alla diplomazia del disarmo, invece aggrava le condizioni dei suoi cittadini

03/22/2025 04:02 AM
Nel 2025, il budget americano della difesa è di 849,8 miliardi di dollari, quasi tre volte e mezzo quello della Cina (246 miliardi), e quasi sette volte quello della Russia (126 miliardi). I paesi dell'Ue hanno speso, solo nel 2024, 355 miliardi di dollari in armi, quasi il triplo della Russia, a cui si aggiungono le spese del Regno Unito (77,4 miliardi di dollari nel 2025).
Europa più Regno Unito sono popolati da circa 518 milioni di persone, di cui 110, donne comprese, hanno tra i 18 e i 34 anni, e i loro eserciti dispongono di 1,47 milioni di militari in servizio (1,75 milioni in riserva). La Russia, con una popolazione in costante decrescita di circa 142 milioni di persone (e di cui meno di 30 milioni hanno tra i 18 e i 34 anni), conta su una forza attiva di 1,32 milioni, oltre a due milioni di soldati in riserva.
I dati mostrano che, se l'Ue vede nella Russia una minaccia, non è certo perché i paesi che la compongono non spendano già abbastanza in armi, o perché non ci siano sufficienti soldati in Europa per opporsi ad ipotetiche invasioni russe, ma perché i soldi vengono spesi molto male e perché, in assenza di unità politica, gli eserciti nazionali dei paesi membri sono privi di un qualsiasi comando europeo coordinato. E senza di esso, tutti questi miliardi non serviranno a finanziare un inesistente esercito comune dell'Ue, ma solo ad armare fino ai denti quelli dei paesi membri: come la Germania e la Francia, dove l'AfD e il Front National minacciano a breve-medio termine di ricevere il potere da un elettorato esasperato dai fallimenti socio-economici degli attuali governanti. Una prospettiva non proprio rassicurante.
Di fronte a queste realtà, i vasi di coccio europei avrebbero tutto l'interesse di cercare costruttivamente il dialogo e la cooperazione pacifica con l'insieme degli attori del mondo multipolare che ha sostituito l'ultimo trentennio di egemonia Usa, piuttosto che fomentare pericolosi nazionalismi. I nostri leader dovrebbero negoziare garanzie di mutua sicurezza (e di protezione delle minoranze, comprese quelle russe) per tutto il continente (compresa l'Ucraina, ma anche i paesi baltici, la Polonia, la Romania, la Moldavia e il resto dei Balcani) non solo con Putin ma anche con Trump, viste le sue sventolate mire sulla Groenlandia.
Dovrebbero soprattutto affrettarsi a riattivare la diplomazia del disarmo e specialmente del disarmo nucleare, visto che la Russia possiede 5.580 testate nucleari, contro le 290 della Francia e le 225 del Regno Unito. Gli Usa ne hanno 5.044, ma Trump ha già mostrato di preferire il dialogo con Putin, piuttosto che prendere il rischio di farsi incenerire per noi.
Incurante di tutto ciò, l'Europa, incapace di un qualunque pensiero razionale e autonomo, sceglie di aggravare drasticamente le condizioni di vita già precarie dei propri cittadini, sopprimere la libertà e negare il futuro, per regalare una valanga di soldi agli oligarchi dell'industria bellica europei e soprattutto americani: il vero board of directors che nomina e dirige gli amministratori dell'Ue. E noi di tutte queste armi saremo i meri 'consumatori finali'.
In tale contesto, in Italia, sabato 15 marzo, una quarantina di intellettuali, artisti e politici sono saliti sul palco romano della 'piazza per l'Europa', aderendo alla 'manifestazione di cittadini per l'Europa, la sua unità e la sua libertà, con zero bandiere di partito, solo bandiere europee' promossa da Michele Serra e da Repubblica. I discorsi di questi intellettuali, la cui età media era di settant'anni, pronunciati di fronte ad un pubblico di loro coetanei, hanno rivelato non solo la loro formidabile ignoranza dei dati che ho appena elencato, ma soprattutto una tristissima visione del mondo: reazionaria, classista, suprematista e bellicosa. Un mondo da incubo nel quale i giovani, che hanno disertato la manifestazione indetta da Michele Serra, un futuro migliore se lo potranno soltanto sognare.
Reinterpretando a modo loro la 'Costituzione più bella del mondo', questi attempati celoduristi europeisti ci hanno spiegato che 'ripudiare la guerra non significa essere vigliacchi'. Ne consegue che difendere i nostri supposti valori democratici continentali equivale a sostenere acriticamente il riarmo, a spese e danno della società nel suo insieme, precipitandoci in una guerra finale contro tutti i popoli (russi e americani compresi) che non hanno avuto il merito di partorire né Pirandello, né Hegel, né Shakespeare: ovvero più dei nove decimi dell'umanità, la cui età media è di 29 anni.
Negli anni che precedettero la prima guerra mondiale, anche altri artisti e intellettuali italiani, i Futuristi, videro nella guerra la 'sola igiene del mondo': sappiamo già com'è andata a finire. Per lo meno, Marinetti, Boccioni, Sant'Elia, Sironi, Russolo ecc., forse perché erano parecchio più giovani sia di Vecchioni che di Jovanotti, non si limitarono a glorificare la guerra, ma ebbero la coerenza di partire volontari per il fronte. E alcuni di essi, come Boccioni e Sant'Elia, ci lasciarono la pelle. Resta da vedere se gli intrepidi intellettuali e artisti della 'piazza per l'Europa' faranno altrettanto.
L'articolo L’Europa dovrebbe puntare alla diplomazia del disarmo, invece aggrava le condizioni dei suoi cittadini proviene da Il Fatto Quotidiano.