La Colombia blocca i rimpatri dei migranti, Trump risponde con i dazi. E Bogotà cede
Ieri alle 02:57 AM
La resistenza di Gustavo Petro è durata poche ore. La Colombia aveva vietato l’ingresso ai voli militari statunitensi con a bordo i colombiani espulsi finché ai migranti non fosse stato garantito un “trattamento dignitoso”. Donald Trump ha risposto imponendo dazi commerciali e sanzioni al governo del paese latino-americano e Bogotà ha ceduto. Nel settimo giorno da presidente degli Stati Uniti, il tycoon ha dato prova di quella che sarà il suo modus operandi nel corso del suo secondo mandato alla Casa Bianca.
“Gli Stati Uniti non possono trattare come delinquenti i migranti colombiani”, aveva scritto su X Petro prima di annunciare di aver “respinto gli aerei militari statunitensi in arrivo con migranti colombiani”, senza dire quando o quanti voli fossero coinvolti. Secondo i media colombiani, a ricevere il divieto di ingresso sono stati due aerei con un totale di 160 persone a bordo. Petro aveva precisato tuttavia che avrebbe consentito l'ingresso a voli civili statunitensi con migranti deportati, a patto che non fossero trattati “come criminali”: il leader colombiano aveva chiesto infatti un protocollo che garantisca il rispetto dei diritti umani prima di accettare qualunque rimpatrio dagli Usa. Nel frattempo, aveva messo a disposizione il suo volo presidenziale per il rimpatrio dei suoi connazionali dagli Usa, dopo aver polemizzato sul fatto che anche in Colombia “ci sono 15.666 statunitensi irregolari“. Tuttavia, “se lo desiderano possono stare in Colombia” perché noi “siamo l'opposto dei nazisti“, aveva attaccato il leader di Bogotà.
La risposta americana alle mosse colombiane non si è fatta attendere. Prima con la decisione del Dipartimento di Stato Usa – riferita alla rivista colombiana Semana – di chiudere la sezione visti dell'ambasciata degli Stati Uniti a Bogotà. Poi, con l'intervento di Trump in persona, che ha affidato al suo social Truth un elenco di misure di ritorsione, accusando “il presidente socialista Petro” di aver “messo a repentaglio la sicurezza nazionale e la sicurezza pubblica degli Stati Uniti” rifiutando l'ingresso a due voli Usa “con un gran numero di criminali illegali”: tra le misure, ci sono dazi al 25% che saliranno al 50% in una settimana, divieto di ingresso e revoca dei visti per tutti i dirigenti governativi colombiani, i loro alleati e sostenitori, ispezioni doganali e di protezione delle frontiere rafforzate di tutti i cittadini colombiani e merci per motivi di sicurezza nazionale, sanzioni del tesoro, bancarie e finanziarie. “Queste misure sono solo l'inizio. Non permetteremo al governo colombiano di violare i suoi obblighi legali”, ha tuonato il tycoon.
In un primo momento, nella tarda serata di ieri, Petro aveva annunciato l’imposizione di dazi doganali del 50% sulle importazioni dagli Stati Uniti, per ridurli al 25% poche ore più tardi. Nella notte italiana, poi, la Casa Bianca aveva annunciato d aver raggiunto un accordo con la Colombia e di aver sospeso i dazi.
Pur accettando i voli di rimpatrio, anche il Brasile ha espresso indignazione per il trattamento riservato dall'amministrazione Trump a decine di migranti brasiliani deportati venerdì. Critiche che non toccano il governo americano, che ha promesso di andare avanti con o senza il consenso dei Paesi di origine degli immigrati: un dirigente ha dichiarato in un'intervista all'Abc che qualora gli Stati di origine dovessero rifiutarsi di accettare i migranti, questi potrebbero essere inviati in un Paese terzo. Perché in un modo o nell'altro, “il presidente Trump metterà l'America al primo posto”, ha sottolineato il funzionario Usa.
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