
Lo Stato non paga la tassa sui rifiuti e il Comune di Fontana Liri è pronto a pignorare l'Agenzia industrie difesa

03/26/2025 03:10 AM
A Fontana Liri, paesino da 3 mila anime nel frusinate, lo Stato non paga le tasse. Lo Stabilimento militare Propellenti produce armi, ma rifiuta di saldare l'Imu e la Tari, imposte utili a sostenere i servizi per i cittadini. La fabbrica è gestita dall'Agenzia industrie difesa, un ente pubblico (di natura economica) vigilato dal ministero della Difesa, dunque un'articolazione dello Stato: per non aver pagato la tassa sui rifiuti dal 2012 al 2018, due sentenze di primo grado (firmate dalla Corte di Giustizia di Frosinone nel 2019) condannano l'Agenzia a rimborsare il Comune di Fontana Liri con un milione di euro.
Entrambi i verdetti risalgono al 12 giugno di 6 anni fa: un contenzioso è per il debito del 2012-2014, l'altro per riscuotere gli arretrati dal 2015 al 2018. Il 31 gennaio 2025 è giunta la condanna in appello per la prima tranche (sentenza n. 656/225). L'Agenzia ha 120 giorni per saldare il debito: altrimenti il Comune chiederà il pignoramento di tutti gli arretrati. Il giudizio di secondo grado, per il malloppo fino al 2018, è atteso nei prossimi mesi: a meno di schizofrenia giurisprudenziale, per l'Aid è attesa una nuova bocciatura.
La guerra Fontana Liri vs Ministero della Difesa – A dire il vero, l'Agenzia ha pagato solo una minuscola fetta della tassa sui rifiuti, cioè l'importo per 5mila metri quadrati. Peccato siano 30mila (sei volte tanto) quelli certificati dai giudici. La Tari è l'antipasto, forse, del prossimo round sull'Imu, perché lo Stabilimento militare non l'ha mai pagata e il Comune i potrebbe pretendere la somma. Del resto, la guerra "Fontana Liri vs Difesa" è quasi decennale: anche il primo match l'ha vinto l'ente locale in tribunale, presso il Giudice Tributario, con sentenza definitiva della Cassazione nel 2017. Quella volta, il dicastero è stato condannato a pagare 508mila euro per l'arretrato Imu sulle case utilizzate dai militari. Ma non ha imparato la lezione e ora nel mirino c'è lo Stabilimento: nessun immobile del sito è registrato al catasto, malgrado l’obbligo di legge; a nulla è valsa la raccomandazione dei giudici della Commissione Tributaria di Frosinone nelle due sentenze di primo grado.
Uno stabilimento per l’Ucraina –Eppure, nel question time del 28 febbraio 2024, la fabbrica di Fontana Liri è stata arruolata da Guido Crosetto per sostenere l'Ucraina in guerra con la Russia. A marzo era giunto in visita un delegato europeo. Ma gli impianti richiedono manutenzione e da tempo la produzione è ferma, malgrado l'accordo con l'azienda Baschieri & Pellagri siglato nel 2023. Restano le tasse da pagare: l'Aid non ha mai saldato l'Imu e solo una frazione della Tari. Allora come mai il contenzioso scatta proprio ora?
Nascita di un contenzioso (eterno) –Sul finire del 2018, il bilancio piange e il revisore dei conti avvisa: Fontana Liri rischia il predissesto finanziario. Per rimpinguare le casse, iniziano gli accertamenti fiscali sullo Stabilimento militare. Nel tempo, il legame con il Comune si è allentato moltissimo: la fabbrica ospitava 300 lavoratori all'inizio degli anni 2000, oggi ne conta circa 50. L'ufficio tributi del Comune, indagando con Google Earth, scopre che l'immobile misura circa 30mila metri quadri, altro che i 5mila dichiarati. A novembre 2018, l'ente locale invia l'avviso di accertamento con la richiesta di un milione e 50mila euro per gli arretrati sulla tassa dei rifiuti.
Chiede di entrare nello Stabilimento per verificare i metri quadri al di là di ogni dubbio, ma l'Aid sbarra la porta imponendo il metodo induttivo: un escamotage utile a rallentare la verifica fiscale, privo di galateo istituzionale. La stima di 3 mila metri quadri è confermata. L'Agenzia industrie difesa ricorre subito ma i giudici della Commissione Provinciale Tributaria le danno torto e la condannano a pagare.
Resta aperta la via di un negoziato, per scongiurare l'oscena guerra tra istituzioni della Repubblica. L'Aid, interpellata dal Fatto, non ha fornito lumi, poiché "non è autorizzata a rispondere". Nel peggiore dei casi, attendiamo il prossimo round sull'Imu.
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