"Nessuna diffamazione a Capristo": il giudice archivia l'inchiesta contro 5 cronisti del Fatto Quotidiano nata dalla querela del magistrato

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“Non difetta il requisito di verità”“fa difetto la continenza” e neppure “risulta ingigantita e/o accostata maliziosamente” ad altre vicende giudiziarie. E ancora: “Sussiste anche la pertinenza dell’informazione”. Insomma: “Tutti i temi e le espressioni trattati negli scritti oggetto di querela, ad onta delle difformi conclusioni rassegnate dal querelante, appaiono direttamente od indirettamente funzionali all’esercizio del diritto di cronaca giudiziaria”. Con queste motivazioni il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, Angelo Giannetti, ha disposto l’archiviazione della querela presentata dall’ex procuratore di Taranto, Carlo Maria Capristo, contro i giornalisti Pierluigi Giordano Cardone, Francesco Casula, Valentina Petrini, Giovanna Trinchella e Andrea Tundo, oltre che contro i direttori Marco Travaglio e Peter Gomez.

Con un’ordinanza di nove pagine, il gip ha respinto in toto la querela del magistrato per alcuni articoli pubblicati sul nostro quotidiano, sul sito e sul mensile MillenniuM che davano conto di una delle inchieste in cui Capristo è stato coinvolto. L’8 giugno di tre anni nei suoi confronti il Tribunale di Potenza aveva disposto l’obbligo di dimora con l’accusa, tra le altre, di aver "venduto stabilmente" la sua" funzione giudiziaria" a Piero Amara, ex legale di Eni. Quattro articoli riguardanti quella vicenda, secondo Capristo, erano stati diffamatori e, si era lamentato di un “orientamento pregiudizialmente ostile” di alcune vicende raccontate.

Dopo la sua querela, il pubblico ministero aveva avanzato la richiesta di archiviazione il 21 marzo 2022, ma Capristo aveva presentato opposizione chiedendo al giudice di disporre l’imputazione coatta o di ordinare nuove indagini. Una richiesta cassata in toto dal gip Giannetti che ha riconosciuto la correttezza del lavoro svolto dai giornalisti del Fatto Quotidiano. I fatti narrati erano veri e gli articoli “appaiono privi di termini gratuitamente offensivi”.

Il giudice, inoltre, sottolinea: “Nessuno dei fatti tra quelli narrati può dirsi davvero scollegato (nel senso di non avere elementi di contatto rilevanti per i giornalisti, incaricati di divulgare temi politici di attualità alla propria platea di lettori) rispetto agli altri, quantomeno a tal punto da potersene ritenere un richiamo volontariamente ed inutilmente offensivo ai danni dell’ex procuratore Capristo, frequentatore di soggetti legati all’ambiente che aveva originato quelle indagini”. E ancora, riguardo alla pertinenza: “Sembra all’ufficio di particolare interesse pubblico informare i lettori del quotidiano in esame circa le frequentazioni e/o le vicende professionali del dott. Capristo, indicato come un protagonista di spicco della vicenda e degli uffici giudiziari su cui è incentrata una serie di pezzi giornalisti di cronaca giudiziaria”.

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