Aborto farmacologico, ad Ascoli Piceno possibile fino alla nona settimana: è il primo ospedale delle Marche
Ieri alle 03:10 AM
Inizia a cedere il muro di opposizione all'aborto farmacologico nella Regione Marche, con l'iniziativa dell'Ospedale Mazzoni di Ascoli Piceno di somministrare i farmaci abortivi (mifepristone e misoprostolo) fino a 9 settimane di gestazione, come autorizzato dall'Agenzia italiana del farmaco fin dal 2020. Il resto d'Italia si era adeguato, le Marche no. Negli ospedali della Regione si continua ad applicare un protocollo del 2016, oggi superato dalla normativa e dalle linee guida nazionali e internazionali, con conseguenti disagi a carico delle utenti dei servizi.
La notizia è stata annunciata qualche giorno fa da Pro-choice RICA su segnalazione di Aied Ascoli e confermata a ilfattoquotidiano.it: "l'utilizzo della pillola abortiva fino a 9 settimane di gestazione è una previsione di legge e quindi l'Azienda sanitaria territoriale di Ascoli agisce in conformità alle indicazioni normative" dichiarano da Ats Ascoli Piceno. Un passo in avanti che arriva su pressione della società civile e delle opposizioni in Consiglio regionale. A trainare la protesta per il mancato adeguamento agli indirizzi nazionali e internazionali, fin dal giugno scorso, sono state Aied Ascoli Piceno, l'Associazione ginecologi non obiettori (Laiga), Agite Marche (Associazione ginecologi territoriali, la Rete femminista Marche Molto+di194, la stessa Pro-choice rica ed altre realtà che si sono aggiunte via via. In Regione c'è stata spesso la presenza vigile dei sindacati Cgil, CISL, UIL e USB Marche; sono state inviate via PEC a oltre 150 comuni in tutta la regione le circa 1.600 firme raccolte dalla società civile con la petizione “Chiediamo un aborto moderno nelle Marche”. Inoltre, sono state già discusse mozioni nei consigli comunali di Mondolfo, Fano (passata all'unanimità), Spinetoli (passata all'unanimità), Montegranaro, Jesi, Fabriano (passata all'unanimità), San Benedetto, Ascoli Piceno.
In consiglio regionale la consigliera Pd Manuela Bora ha presentato, con altri, interrogazioni e interpellanze. L'ultima il 14 gennaio. "La Regione Marche deve adeguarsi a quanto previsto dalle Linee di indirizzo nazionali, in questi anni ne abbiamo chiesto svariate volte alla Giunta un recepimento formale, con un atto, atto che dopo varie insistenze è stato effettivamente presentato ma mai votato e quindi mai pubblicato – ha detto in aula. Nelle Marche, e mi dispiace dover citare dati del 2022, ma nonostante i nostri accessi agli atti e le diffide ad adempiere quelli aggiornati al 2023 non sono stati ancora forniti, dicevo, nel 2022 le interruzioni di gravidanza farmacologiche sono state il 20,7% del totale di quelle effettuate. Segnalo che la media nazionale è del 47,3%, e su questo dato di certo pesa il fatto che a Jesi, Fabriano, Civitanova Marche e Pesaro il servizio non viene proprio offerto".
La risposta dell'Assessore alla sanità Filippo Saltamartini all'interpellanza è stata evasiva, come già accaduto a giugno dello scorso anno. In sostanza ha nuovamente scaricato sui dirigenti ospedalieri la responsabilità di adeguare le procedure. "Se è vero che per somministrare i farmaci fino a 9 settimane”, ribattono da Pro-choice RICA, “basta applicare quanto scritto nel bugiardino e non è necessario alcun intervento istituzionale, tuttavia per de-ospedalizzare la procedura è necessario un protocollo regionale che quantomeno aggiorni i nomenclatori e dia un quadro della presa in carico”. E chiudono: "Questo l'Assessore non lo sa, o finge di non saperlo?". La possibilità di somministrare l'aborto farmacologico in consultori e ambulatori con un solo accesso, ovvero con la possibilità di somministrazione del misoprostolo (il secondo dei due farmaci abortivi) a domicilio è prevista dalle Linee di indirizzo ministeriali, ma anche sollecitata da agenzie internazionali come l'Organizzazione mondiale della sanità. Il Lazio lo prevede dal 2020 (fino alla 7 settimana), mentre l'Emilia Romagna ha definito un protocollo per l'aborto farmacologico fino alla nona settimana di gestazione in telemedicina e con un solo accesso in consultorio.
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