"Fa sanguinare gli occhi, attenzione al nuovo virus Marburg": l'allarme dell'OMS. Già 8 morti su 9 casi segnalati

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Un nuovo focolaio di letale febbre emorragica, simile all’Ebola, sta emergendo in una regione di confine della Tanzania. L'allarme dell'OMS per contenere la diffusione di questa grave zoonosi per cui non esistono cure, ma che difficilmente si diffonde a livello globale.

Epicentro, la regione tanzaniana di Kagera, dove l'11 gennaio sono stati segnalati 9 contagi e 8 morti, con una letalità dell'89%. Secondo quanto riferito dal Daily Mail, già la settimana precedente erano stati riportati 6 casi (di cui 5 decessi) non ben identificati. Sul posto ci sono le squadre dell'OMS, al lavoro con le autorità sanitarie locali per cercare di risalire all'origine dell'epidemia, controllare i casi sospetti ed evitare la diffusione. L'OMS riferisce che tutte le persone contagiate presentavano sintomi simili: cefalea, febbre alta, mal di schiena, diarrea, vomito con sangue, debolezza, allo stadio estremo emorragia da occhi, orecchie e bocca.

Intanto si attendono i risultati dei test, che confermino o meno il contagio da Marburg: infatti nelle fasi iniziali la malattia può essere confusa con altre tropicali come Ebola, con cui è strettamente imparentata, e con la malaria. I test preliminari non sembrano lasciare comunque molti dubbi. Nell'attesa, il direttore generale dell'OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha dichiarato su X: "Ci aspetteremo altri casi nei prossimi giorni con il miglioramento della sorveglianza della malattia".

Rischio regionale elevato, globale basso

Un insieme di fattori comporta un rischio locale molto alto. "La segnalazione di casi sospetti di Marburg da due distretti (Biharamulo e Muleba) suggerisce la diffusione geografica. L'individuazione ritardata e l'isolamento dei casi, insieme al tracciamento dei contatti in corso, indica una mancanza di informazioni complete sull'attuale focolaio", avverte l'OMS, sottolineando anche che la regione interessata è un punto nevralgico. Infatti si trova al confine con Uganda, Burundi, Ruanda e Repubblica Democratica del Congo, in una zona transfrontaliera molto frequentata. Perciò è ben servita dai trasporti ed è dotata anche di un aeroporto che la collega con Dar Es Salaam, la città principale della Tanzania. Risultano inoltre coinvolti dei sanitari, con il rischio di una diffusione del contagio in ambito ospedaliero.

Ciononostante, al momento l'OMS non ritiene necessario imporre restrizioni su viaggi e commerci, dato che questo temibile virus, la cui mortalità va dal 25 all'80%, con punte di 88-89%, per lo meno non è altamente contagioso. "Marburg non è facilmente trasmissibile. Nella maggior parte dei casi richiede il contatto con i fluidi corporei di un paziente malato che presenti dei sintomi o con superfici contaminate con questi fluidi", spiega l'OMS, giustificando così il basso livello di rischio a livello globale, anche se vengono naturalmente attuate misure cautelative per impedire la diffusione. Di fatto, le zone a rischio restano soprattutto quelle dell’Africa centrale. Inoltre, spiega l'Ufficio federale della sanità pubblica svizzera, "si tratta di una malattia rara, con meno di 600 casi registrati dal 1967, con circa 500 decessi".

Contagiosa solo a stretto contatto

Responsabili del contagio sono i fluidi corporei della persona malata: ciò significa che si ammalano i parenti e il personale sanitario che, da parte sua, in mancanza di cure efficaci può solo aiutare i pazienti a sopravvivere all'infezione. Di fatto l'epidemia che colpì il Ruanda lo scorso anno – terminata ufficialmente il 20 dicembre – interessò 66 persone, per l'80% operatori sanitari. I decessi furono 15, con una letalità del 23%, la più bassa finora registrata in Africa, e motivo di elogi internazionali per il Ruanda. Infatti il virus di Marburg, che appartiene alla famiglia dei filovirus, è il patogeno più letale che si conosca, perfino più di Ebola, la cui mortalità è intorno al 50%.

Marburg: cause, sintomi e prevenzione

Il portatore del virus è un pipistrello della frutta che vive soprattutto in Africa. Antilopi o scimmie possono fungere da serbatoio intermedio: furono infatti queste ultime, importate nella città tedesca di Marburg nel 1967 come animali da laboratorio, a far scoprire la zoonosi. Il contagio avviene con il contatto diretto con i pipistrelli o i loro escrementi in grotte e miniere, o consumando frutti contaminati. Finora è esclusa la trasmissione tramite aerosol.

I sintomi si presentano in modo improvviso dopo 3-14 giorni, inizialmente sotto forma di febbre alta, debolezza, dolori diffusi, vomito, e nelle forme più gravi si intensificano gradualmente fino a sfociare in emorragie interne ed esterne, paralisi e confusione mentale. I malati possono mostrare occhi incavati e visi inespressivi.

L'unica arma efficace è la prevenzione. Le autorità raccomandano di entrare in grotte o miniere frequentate dai pipistrelli soltanto con guanti e mascherine. Nei casi sospetti invitano i parenti a non toccare il malato o il suo cadavere, e tanto meno oggetti e superfici che possono essere contaminati, e di fare subito una segnalazione alle autorità. I malati vanno infatti isolati e i loro cadaveri sepolti adeguatamente. Inoltre durante le epidemie bisogna cuocere bene tutti i prodotti animali.

È la seconda volta che la Tanzania si trova a combattere Marburg; la prima fu nel 2023, quando un'epidemia durata un paio di mesi interessò il distretto di Bukoba, uccidendo 6 persone.

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