Caos ferroviario: per me la colpa non è tanto di Salvini, quanto di infrastrutture inadeguate
Oggi alle 06:07 AM
di Giovanni M
In questo periodo, quando ogni cittadino italiano decide di mettersi in viaggio, deve votarsi a qualche santo per arrivare a destinazione in orario. Vedo che, in questi giorni, c’è un po’ di accanimento contro il Ministro dei trasporti il quale, seppur per me – purtroppo – può essere molto discutibile circa alcuni temi, non è il principale responsabile delle continue disavventure che si presentano sui binari nazionali.
Se prendiamo in primis l’alta velocità, dobbiamo fare un’analisi profonda su ciò che è successo sin dalla prima corsa dell’Etr sulla Milano-Roma del 2008: uno scenario nettamente diverso. Le persone, anzitutto, non consideravano la questione “tempo” che è il motivo per cui hanno scelto di passare a usufruire dell’alta velocità. Tempo che, come sappiamo, è diventato oramai una risorsa vitale. Mettendo a paragone la tratta Milano/Roma e viceversa, ci vogliono almeno altri 45 minuti – minimo – in macchina, oppure dai 30 ai 40 minuti con il “Leonardo Express”, per raggiungere il cuore della città. Stessa cosa per gli aeroporti meneghini i quali, due su tre, sono in località lontane dal centro cittadino (Orio al Serio e Malpensa, che sono rispettivamente – seppur denominati come ” Milano” – uno in provincia di Varese e l’altro in provincia di Bergamo). Diverso per le stazioni che, avendo posizioni centrali senza necessità di ulteriori spostamenti, sono più comode da raggiungere. Questo ha aiutato parecchio in termini di recupero di tempo, facendo sì che la domanda/offerta dei treni lievitasse tanto da avere oggi, da Milano Centrale verso il sud (e solo per l’alta velocità), in media, un treno ogni 10-15 minuti.
Questo incremento di offerta ha messo a nudo l’incapacità dell’infrastruttura esistente che spesso non accoglie il traffico come dovrebbe: seppur esistono linee separate lungo il percorso per i diversi traffici (AV e non), non abbiamo stazioni adeguate che riescono a gestire e abbracciare un traffico così massivo (senza contare il resto del traffico nazionale con Regionali, Regionali Veloci, Intercity Giorno/Notte e in alcune città anche il traffico metropolitano). Non meno importanti da considerare, sono in corso le opere del Pnrr che prevedono ammodernamenti tecnologici, raddoppi ed elettrificazioni di linee ancor oggi a trazione termica che devono obbligatoriamente finire entro il 2026.
Sì, potremmo anche criticare il leader della Lega, attuale patron del Dicastero, quando parla di ponte sullo Stretto e opere che, a mio avviso, sappiamo tutti che non si faranno mai e che con quei soldi potrebbero essere dirottati su altro. Possiamo criticarlo per le sgrammature istituzionali e non condividere le sue opinioni, ma questa situazione, come molte, l’ha solo ereditata e la critica andrebbe fatta se tutti i lavori in corso non finissero in tempo (o semplicemente perché guarda ad altro incarico…). Certo, per competenza, dovrebbe essere lui un po’ il responsabile, ma non mi sento di addossargli, per ora, delle colpe sul merito.
A onor di cronaca, bisogna dire che, dal 2012, Trenitalia – che per mero guadagno dovrebbe riportare sano il rapporto convogli/infrastrutture – ha via via aumentato sempre di più il lasso tempo per accedere agli indennizzi da ritardo (partendo dai trenta minuti di allora su AV) e che già da quell’anno, seppur minori, ritardi del genere esistevano già (e non sentivo tutto questo accanimento sui Ministri degli allora governi). Basta metterli in proporzione. Sicuramente questa non è una situazione sopportabile per chi viaggia ogni giorno, ma allo stesso tempo dobbiamo ricordarci che non abbiamo infrastrutture adeguate (che poi, per gran parte, è il motivo per cui si verificano questi inconvenienti). Nel frattempo, possiamo solo attendere che Trenitalia possa rimodulare il servizio (già in corso). Per le “scuse istituzionali” c’è sempre tempo.
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