Caserta, sequestrato il caseificio delle indagini per corruzione su Zannini, consigliere regionale di De Luca
Oggi alle 12:50 PM
C'è una svolta nell'inchiesta per corruzione su Giovanni Zannini, consigliere regionale campano eletto nella lista 'De Luca presidente' e presidente della commissione Ambiente, perquisito nell'ottobre scorso. Il Riesame di Santa Maria Capua Vetere ha confermato il sequestro probatorio dell'azienda casearia Spinosa spa di Cancello e Arnone, in provincia di Caserta, di proprietà degli imprenditori coindagati col politico casertano. Si chiamano Luigi e Paolo Griffo, sono padre e figlio, i loro nomi già comparivano sul decreto di perquisizione. La corruzione ipotizzata dagli inquirenti avrebbe riguardato anche la procedura di realizzazione e finanziamento pubblico di questo stabilimento, sequestrato a dicembre su decisione del Gip. I giudici del Riesame hanno anche confermato il sequestro di 4 milioni di euro ottenuti come finanziamento Invitalia per la realizzazione dell'impianto specializzato nella produzione di mozzarella dop.
L'indagine è condotta dai carabinieri di Aversa e coordinata dalla procura sammaritana. Una nota a firma del procuratore Pierpaolo Bruni precisa che i reati contestati col sequestro sono quelli di falso, truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche e violazioni della normativa edilizia in relazione alla realizzazione dello stabilimento. Gli altri indagati del suo ufficio sono l'imprenditore Alfredo Campoli e il dirigente della sanità regionale campana Antonio Postiglione.
Zannini avrebbe preso a cuore le sorti dell'azienda casearia ottenendone in cambio una vacanza sullo yacht degli imprenditori originari di Castel Volturno. Sarebbe intervenuto sui tavoli delle procedure con il peso del suo ruolo di presidente della commissione Ambiente e politico di riferimento del territorio. In modo da far ottenere ai Griffo il finanziamento di Invitalia, società del Mef, per il quale era necessario presentare, come spiegato in due note emesse nel 2022 dal Dipartimento competente della Regione Campania, la valutazione di incidenza ambientale, la cosiddetta “Vinca”.
Ma c'era un problema. L'impianto – secondo la ricostruzione inquirente – era già stato realizzato senza alcuna valutazione ambientale e in zona Sic Natura. Sono state ascoltare dai pm due funzionarie della Regione che hanno confermato di aver ribadito a Zannini nel luglio del 2023 la necessità di presentare la Vinca e che il permesso a costruire rilasciato dal Comune di Cancello e Arnone per l'impianto sarebbe stato dichiarato nullo.
A questo punto il consigliere regionale avrebbe messo a punto un percorso alternativo, chiedendo e ottenendo dal Comune di Castello del Matese, attraverso il sindaco Antonio Montone, di intervenire nella procedura. L'ente matesino è infatti dotato di Commissione Ambiente Vinca. Così il Comune di Cancello e Arnone, grazie al sindaco Ambrosca, ha stipulato una convenzione con Castello del Matese e poi ha presentato alla Regione richiesta di delega in materia di Vinca.
Alla Commissione Vinca del comune matesino sono dunque arrivate relazioni su cui hanno lavorato cinque professionisti, ritenute false, come quella che indicava una distanza dell'impianto dal Sito Natura 2000 di 620 metri o che l'impianto era da realizzare quando invece era già stato edificato. Alla fine la Commissione si è espressa sulla non assoggettabilità a Vinca dell'impianto, il Comune di Cancello e Arnone ha emesso il documento finale e i Griffo hanno avuto i finanziamenti milionari da Invitalia. Gli avvocati Mario Griffo e Giuseppe Stellato, difensori dei Griffo, hanno presentato una memoria difensiva con la quale sostengono la correttezza dell'operato dei loro assistiti. Nella memoria si afferma che "rispetto all'iniziativa edilizia in discussione il procedimento di Vinca non risultava affatto necessario".
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