"Collusi col regime di Assad, ora vogliono riciclarsi": petizioni e richieste di dimissioni contro diverse autorità cristiane in Siria
Oggi alle 02:08 AM
"Chiediamo le dimissioni del patriarca perché colluso con il regime degli Assad". A finire al centro di una petizione online creata dal Movimento per il cambiamento di Antiochia è Youhana X Yazigi, patriarca della Chiesa cristiana ortodossa di Antiochia con sede in Siria. Secondo i membri del gruppo ortodosso autore della raccolta firme, il patriarca Yazigi "non avrebbe avuto i requisiti necessari per la sua elezione nel 2012". Ma, aggiungono, il processo che lo ha portato a capo di una delle chiese cristiane più antiche della Siria "sarebbe stato supportato dai servizi segreti siriani". Così facendo, concludono, il patriarcato si è trasformato in una "istituzione devota alla difesa del regime, funzionale agli apparati della sicurezza e politici".
Questa è solo l’ultima fra le critiche piovute contro Yazigi. Il 3 gennaio scorso, il patriarca ha ricevuto la visita del ministro degli Esteri francese. Nella foto ufficiale circolata in rete si vede dietro i due soltanto la bandiera del patriarcato e non, come fanno notare molti sui social, quella tricolore a tre stelle della Siria post Assad. A confronto, invece, c’è una foto del patriarca, durante un meeting con autorità siriane nel 2023, sempre nella sede del patriarcato. Dietro di lui la bandiera siriana a due stelle e la foto del presidente Assad. "Perché non ha messo la bandiera nazionale? Non si sente parte della nuova Siria?", hanno scritto in molti su Facebook e X.
La lista delle autorità del clero cristiano siriano colluse con il regime degli Assad è molto lunga. A dare scandalo nelle ultime ore sui media siriani e arabi è l’intervista concessa alla BBC araba da Madre Agnes Mariam de la Croix, del monastero di San Giacomo mutilato, vicino Homs, appartenente alla chiesa greco-cattolica melchita in Siria. "Spero che la conferenza per il dialogo nazionale sia un’opportunità per quelle voci illuminate che voglio risolvere il problema del rapporto fra religione e Stato", ha detto la suora descritta da Foreign Policy come "la più agguerrita protettrice del regime di Bashar al Assad".
Per molti, le parole della madre superiora del monastero melchita sono suonate come "ipocrite", in quello che "è un tentativo di riciclaggio dell’immagine", come ha commentato Sid Ahmed Hammouche, giornalista basato in Francia. La figura di suor De La Croix é molto controversa. La vedova del fotoreporter francese Gilles Jacquier l’ha accusata di essere coinvolta nell’uccisione del marito avvenuta a Homs nel 2012. Secondo la ricostruzione contenuta in un libro scritto proprio da Hammouche insieme alla vedova e un altro amico, la suora era stata assegnata dal regime come fixer del reporter francese. Il giorno della morte del giornalista lei lo avrebbe fatto salire da solo su un autobus diretto a Homs, allora al centro di operazioni militari per reprime la rivolta, portate avanti dalle forze lealiste ad Assad. Vicino a un ospedale, racconta la vedova Jacquier, è stato ucciso da un colpo sparato con una 22 millimetri, allora in dotazione solo agli uomini dei servizi siriani.
De La Croix ha querelato per diffamazione la vedova e gli altri coautori del volume, perdendo però la causa. Mentre nell’agosto del 2013, nei giorni successivi agli attacchi con il gas Sarin nella periferia di Damasco che provocarono la morte di oltre mille persone, la suora dichiarò a mezzo stampa: "I video che circolano con le immagini delle vittime sono stati fabbricati dall’opposizione". Per portare avanti le sue tesi, De la Croix nel 2013 visitò diversi Paesi, fra cui Stati Uniti e Israele.
Proprio in Italia, uno dei più strenui difensori del regime siriano è stato l’arcivescovo della chiesa melchita siriana Hilarion Cappucci. Il religioso era balzato agli onori della cronaca in seguito al suo arresto, negli anni Settanta, per mano delle autorità israeliane che trovarono nel cofano della sua limousine Mercedes delle armi destinate all’Esercito per la Liberazione della Palestina, milizia controllata de facto dai siriani durante la guerra civile in Libano. Capucci, fin dal 2011, scese nelle piazze insieme alla comunità siriana referente all’ambasciata di Roma in sostegno dell’operato di Bashar al Assad. La Siria, dichiarò nel 2011 a La Stampa, era vittima di "una cospirazione". Il Paese, secondo la tesi di Capucci esposta durante una manifestazione organizzata dall’ambasciata siriana nel 2012 a Roma, era vittima di un “complotto sionista" in cui un “autunno arabo distruttore” si era sollevato "contro il legittimo governo di Assad".
Scomodo e inviso a questi religiosi è stato fino all’ultimo padre Paolo dall’Oglio, gesuita italiano fondatore del monastero di Mar Musa, nel Nabek, dedito al dialogo islamo-cristiano. Il prete italiano, sequestrato in Siria nel 2013, fu criticato da Capucci e De La Croix. Mentre oggi, in molti, a Damasco e non solo, si interrogano sul suo destino cercando di portare avanti la sua opera di riconciliazione in un Paese che ha messo fine a 54 anni di dittatura e a un conflitto civile lungo 14 anni.
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