Dai muretti a secco agli invasi, come arginare le alluvioni facendo prevenzione (e spendendo meno)

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"A Firenze piovono gli stessi 850 millimetri di pioggia di anni fa, questo significa che non c'è meno acqua, semplicemente con la tropicalizzazione del clima le piogge si concentrano in due periodi e non siamo ancora abituati. Così i fiumi straripano e lo fanno anche perché abbiamo perso molte pratiche del passato e abbandonato le campagne". Alessio Capezzuoli è un agronomo ed esperto di agricoltura biologica (suo è il volume Orticoltura biologica da reddito, Terranuova) e spiega in che modo, spendendo meno, si potrebbero arginare le alluvioni che poi creano miliardi di danni, oltre che vittime. "La quantità di acqua che passa dalla fascia appenninica verso il mare è sempre maggiore: quello che dovremmo fare, dunque, è intercettare l'acqua e rallentarla. E per far questo, invece di investire tantissimi soldi per le crisi, basterebbero piccoli interventi durante l'anno. Tutti i fiumi principali hanno un bacino idrografico a monte, fatto di piccoli torrenti e affluenti. Noi dobbiamo appunto intercettarli e rallentarli".

Rallentare l'acqua per riempire le falde

Capezzuoli ricorda come le campagne siano state abbandonate, mentre prima, con i contadini, c'erano delle opere di gestione del paesaggio agricolo, i famosi muretti a secco e ciglionamenti: i campi più ripidi venivano spesso terrazzati, molte colline lo erano. Altre tecniche per rallentare la velocità dell'acqua sono le scoline realizzate con una pendenza inferiore al 3 %, i fossi di accumulo, le cascatine, piccoli medi invasi, tutte opere che difficilmente ritroviamo nelle nostre campagne curate e gestite. "Ogni volta che rallentiamo il movimento dell'acqua che per gravità tende ovviamente a scorrere verso il basso incrementando la velocità, favoriamo la sua penetrazione del suolo", spiega Capezzuoli. "L'acqua che scende negli strati superficiali e profondi del suolo va a riempire le falde idriche (falda freatica e falda artesiana). La falda freatica è la più superficiale ed è quindi influenzata dalle piogge e dalle attività umane. L'acqua di questa falda è importantissima perché alimenta pozzi, sorgenti e mantiene il flusso dei fiumi durante i periodi di siccità. L'agricoltura moderna sembra che faccia tutto il possibile per far sì che l'acqua non vada in falda".

La tecnica del girapoggio, delle key line e il ruolo dell'inerbimento

Un'altra tecnica importante per gestire l'acqua è quella dei girapoggio, un tempo utilizzata nei terreni collinari e montuosi: consiste nel coltivare seguendo le curve di livello del terreno anziché in linea retta verso il basso. Purtroppo, con l'arrivo dei grandi trattori si coltiva dal punto più alto al più basso, con il sistema del ritocchino: le vigne sono fatte quasi tutte così, ma questo produce un'importante erosione e accelera la velocità dell'acqua. Una particolare tecnica simile al girapoggio è quella delle "key line": si fa la mappatura dei campi e poi si creano delle curve di livello con pendenza del 2 %, per rallentare l'acqua e distribuirla uniformemente in tutta la superficie.

Non solo: l'acqua rallenta quanto trova ostacoli davanti a sé: arbusti, alberi, boschi: le radici delle piante morte lasciano nel terreno canali vuoi in cui l'acqua penetra facilmente negli strati sottostanti. Un'altra pratica fondamentale è quella dell'inerbimento (spontaneo o controllato in caso di importanti pendenze) o delle strisce erbose, che trattengono l'acqua.

Contrastare la desertificazione con l'effetto rugiada

Anche i cosiddetti sovesci possono dare un importante contributo alla gestione idrica. Si tratta di miscugli di piante spontanee che vengono coltivate per arricchire di nutrienti e microorganismi i suoli. "Queste piante", continua l'esperto, "vengono seminate ad ottobre e aiutano a tenere coperti in maniera uniforme i terreni durante tutto il periodo invernale. Ad aprile o maggio questi sovesci possono essere tagliati o schiacciati attraverso l'uso del roller crimper. La massa verde che copre il suolo ha un'altezza di 20-30 cm e, se non interrata, copre il terreno fino ad agosto proteggendo dall'erosione eolica e da quella idrica in caso di forti piogge".

Coprire il suolo durante i mesi primaverili-estivi, oltre a proteggerlo dall'ossidazione della sostanza organica a causa delle alte temperature, produce l'effetto rugiada. È un fenomeno naturale che si verifica quando il vapore acqueo presente nell'aria condensa su superfici fredde, formando piccole gocce d'acqua, ovvero la rugiada. "Questo avviene spesso su erba, piante, automobili e altre superfici esposte all'aria aperta: pensi che stiamo facendo delle prove per coltivare angurie e meloni con determinate pacciamature senza irrigazione", afferma Capezzuoli.

Politiche nazionali sbagliate

In generale, il paesaggio necessiterebbe di fondi, come servirebbero operai e giardinieri per fare manutenzione dei canali e dei ruscelli. "In questo modo", conclude Capezzuoli, "si risparmierebbero tantissimi soldi, mentre noi investiamo milioni nelle emergenze e poi abbiamo le falde vuote a luglio e agosto. Purtroppo politiche nazionali ostili verso un certo modello di agricoltura su piccola scala e finanziamenti europei concentrati nelle grandi aziende che deturpano il paesaggio per realizzare campi sempre più grandi, sono fra le cause principali dello spopolamento delle campagne spostando il problema a valle e rendendo le esondazioni con i conseguenti danni economici un prezzo accettabile da pagare per il famoso progresso".

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