Di Pietro: "Separazione delle carriere? Il problema della giustizia è la scarsità di risorse". E bacchetta l'Anm: "Affronti i suoi errori"
Ieri alle 12:32 PM
“I problemi della giustizia non stanno nella separazione delle carriere tra pm e giudici del tribunale, ma nel fatto che ci sono troppi procedimenti civili e penali, pochi giudici, pochi ausiliari, poche risorse, pochi strumenti, pochi mezzi. È un po’ come la storia delle carceri italiane: si sta male dentro perché sono vecchie, si sta stretti e non bastano. Certo, dobbiamo fare in modo che non si delinqua, ma se c’è gente che delinque e mancano i posti nelle carceri, che si fa? Si costruisce un carcere in più“. Sono le parole pronunciate ai microfoni di 5 Notizie (Radio Cusano Campus) dall’ex magistrato Antonio Di Pietro, che, pur criticando la riforma Nordio, respinge l’idea secondo cui la separazione delle carriere possa subordinare un pm alla politica: “Ma credete davvero che un pm, salvo che non lo voglia, possa essere sottoposto a un politico? Un magistrato è soggetto soltanto alla legge, rappresenta un potere indipendente e autonomo. Lo può fermare soltanto un quintale di tritolo o un altro magistrato. Se un pm fa il suo dovere – continua – non c’è politica che tenga. Non esiste questa idea che la politica possa sottoporre a sé la magistratura. Sarà così soltanto se sono i magistrati a essere così sciocchi da subordinarsi alla politica, non il contrario, perché ha molto più potere un pm di un parlamentare Pinco Pallino“.
Diverse le scudisciate che l’ex pm sgancia all’indirizzo della magistratura. Commentando un sondaggio di Demos, secondo cui il 54% degli italiani intervistati ritiene politicizzata la magistratura, Di Pietro osserva: “A me dispiace che alcuni magistrati, pochi in verità, coi loro comportamenti stiano mettendo a rischio la credibilità della magistratura proprio perché escono fuori dal seminato – continua – La magistratura è un ordine dello Stato indipendente che deve giudicare con assoluta trasparenza. Che però ci sia qualcuno che, oltre a giudicare, pregiudica la credibilità della magistratura è vero. Così come è un fatto che, per ogni dito tirato fuori da un magistrato, ci sia sempre qualcuno che lo trasformi in luna”.
L’ex leader dell’Italia dei Valori ne ha anche per l’Associazione Nazionale dei Magistrati: “Non mi convincono queste barricate che sta facendo l’Anm, per il semplice fatto che bisogna anche affrontare i nostri errori. Il modello Palamara è chiamato così perché Palamara è stato l’unico a essere intercettato, ma è un sistema diffuso. Quindi, vanno risolte prima le problematiche all’interno della magistratura, non è che bisogna solo criticare o criminalizzare i comportamenti della politica”.
E ironizza sulla replica affermativa di Gianluca Fabi, conduttore della trasmissione e direttore di Radio e Tv Cusano Campus: “Lei dice ‘Assolutamente’ come fece Umberto Bossi quando lo interrogai. E gli chiesi: ‘Ma ‘assolutamente sì’ o ‘assolutamente no’?”.
Di Pietro si pronuncia anche sull’elezione di Donald Trump a presidente degli Usa: “Prima vedo e poi parlo. Trump adesso ha parlato, ma devo vederlo all’opera. A me un modello liberale e democratico piace, purché sia nel rispetto delle regole e di tutte le fasce sociali. Quindi, accetto Trump con riserva, non ho pregiudizi ideologici“.
“Ma lei ha mai avuto pregiudizi ideologici nell’esercizio della sua professione di pm?”, chiede Gianluca Fabi.
“Quando ero pm – risponde Di Pietro – non ho mai chiesto a nessuno di che partito fosse, ma ho sempre chiesto quanto avesse preso e quanto avesse dato”.
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