"In Questura mi hanno tolto anche gli assorbenti. Nei bagni macchie di sangue ed escrementi": il racconto da Brescia. Cucchi: "Intimidazione"

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“Mi sono stati tolti anche gli assorbenti e i farmaci per il ciclo. Durante le sette ore, ogni volta che dovevo andare in bagno dovevo chiedere di essere accompagnata da un'agente. Sono rimasta stupita dallo stato dei bagni. C'erano macchie di sangue ed escrementi sul pavimento. Ho visto che la Questura ha parlato di trattamento umano: mi chiedo quale sia. Ogni volta che andavo in bagno ero accompagnata da un'agente che mi controllava con la porta aperta“. La voce è quella di Arianna, 21 anni: è una delle manifestanti di Extinction Rebellion che lunedì sono state portate in Questura dagli agenti dopo avere manifestato davanti ai cancelli della Leonardo, che è coinvolta “nella produzione di armi che vengono spedite in Israele” e “come cittadini – spiega – abbiamo voluto attivarci per dire che non siamo complici“. Parla a Repubblica, descrive come aveva fatto già un’altra partecipante la dinamica dei fatti, in quel presidio che per le ragazze è finito con una richiesta di spogliarsi e di togliere gli slip, trattenute dagli agenti per sette ore. “Mi è stato chiesto di spogliarmi e piegarmi tre volte sulle gambe – racconta ancora Arianna -, di fare degli squat. Non è successo solo a me ma almeno ad altre 5-6 ragazze. Questa richiesta non è stata fatta agli uomini. Ci chiediamo il motivo”. Arianna ha poi ricevuto un foglio di via “per sei mesi, con l'obbligo di lasciare Brescia entro tre ore. E una denuncia per radunata sediziosa”. Ma come si era svolta la protesta e quale era stata l’azione dei manifestanti? Fermavamo, dice ancora Arianna, “i camion che entravano e uscivano. Abbiamo bloccato gli ingressi con gli striscioni e con dei tubi. Sono state fatte scritte, è stata gettata vernice rossa, sono state attaccate fotografie con le immagini di palestinesi. La mia maglietta era cucita a uno striscione. Cantavo i cori. Poi mi hanno portata in questura, dove io e gli altri siamo rimasti per sette ore”. Un tempo richiesto per portare a termine le procedure burocratiche, hanno spiegato gli agenti.

Il caso nato tra i muri della Questura di Brescia continua a suscitare indignazione in ambito politico: dopo l’interrogazione parlamentare del vicecapogruppo Avs Marco Grimaldi che in un’interrogazione parlamentare ha chiesto di fare chiarezza su quanto accaduto, interviene anche la senatrice dell'Alleanza Verdi e Sinistra Ilaria Cucchi, secondo cui quanto accaduto ricorda le violazioni del G8 di Genova, “un clima di intimidazione che non ha niente a che spartire con la nostra democrazia. Guardiamo poi a cosa accade nel frattempo – prosegue -. A Roma i più importanti esponenti della destra aprono allo scudo penale, uno strumento che garantisca uno stato di impunità pressoché totale agli agenti, impedendo le indagini per accertare i responsabili degli abusi di Stato. ‘Sempre dalla parte delle forze dell'ordine’, sostiene all'unisono la maggioranza; e in commissione riprende la discussione del ddl sicurezza, il più grande attacco alla libertà di protesta della storia repubblicana. Questo – continua Cucchi -, prima degli ultimi giorni: al setaccio delle loro ultime idee, diventerebbe molto peggio di quanto non sia già. Oggi vogliono esacerbare lo scontro: per convincere l'opinione pubblica che la sicurezza si basi sul togliere lacci e lacciuoli, come già proponevano per il reato di tortura qualche tempo fa. Pensano che il momento sia propizio per assestare un colpo micidiale ai diritti. Non ci stiamo”.

Anche la vice capo delegazione del Pd a Bruxelles Alessandra Moretti interviene sul caso di Brescia e bolla come “sconcertanti” le testimonianze delle attiviste. “Questo per la tutela della dignità di tutte le donne e a garanzia dei funzionari dello Stato che hanno condotto le identificazioni delle manifestanti -prosegue Moretti-. È importante stabilire la verità dei fatti, tanto più in un momento di dibattito pubblico così acceso sulla sicurezza. Credo che questo caso vada portato all'attenzione della magistratura. Invito le ragazze a recarsi in procura e denunciare se ritengono di aver subito una procedura illegale. I processi vanno fatti nelle aule di tribunale e non su tv e giornali”.

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