Jenin, l'esercito israeliano circonda la casa e apre il fuoco: Laila uccisa a 2 anni mentre era a cena con la famiglia

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“All’inizio era ancora viva e piangeva”. Quando la pioggia di fuoco era finita, la casa in cui Laila fino a un minuto prima cenava con la famiglia era crivellata di colpi. Tutto: i divani, il bagno, la stanza da letto. Un proiettile aveva colpito la bimba alla testa, così il nonno Bassam l’aveva presa in braccio e si era precipitato fuori, ad aspettare i soccorsi. L’ambulanza però è arrivata tardi perché da una settimana la città è piena di camionette che fanno controlli. “Per tutto il tempo ha continuato a sanguinare in strada“, ha raccontato l’uomo a Haaretz. Laila morta lì. Aveva due anni e mezzo.

Sabato 25 gennaio, villaggio di Muthallat Ash Shuhada, 5 km a sud ovest di Jenin, Cisgiordania. L’Iran, dice Israele, continua a inviare armi e soldi ai palestinesi che vivono nel campo profughi, i rifornimenti vanno stroncati e l’area messa in sicurezza. Così dopo l’inizio della tregua a Gaza con Hamas, Tel Aviv ha inviato qui i soldati per l’operazione “Muro di ferro”. Intorno alle 20 la famiglia di Bassam Asous è a cena. Con lui, sua moglie, le sue due figlie e la nipotina, Laila Muhammad Ayman al-Khatib. Il suo papà, ingegnere, era morto due anni fa in un incidente sul lavoro. “Lì fuori c’erano soldati – ha spiegato l’uomo al quotidiano israeliano – ma non li abbiamo sentiti, avevamo le finestre chiuse perché c’era cattivo tempo”. “All’improvviso hanno aperto il fuoco”, prosegue Bassam. “Le mie figlie hanno iniziato a urlare, siamo finiti a terra perché una finestra si era rotta e c’erano schegge di vetro ovunque. Mia figlia ha tenuto la figlia stretta al petto perché intendeva darle da mangiare, e poi ha urlato: ‘Laila è stata colpita!'”. Allora, ricorda l’uomo, “l’ho presa e sono sceso in strada”. Laila era stata colpita alla testa. Qualcuno ha chiamato i soccorsi, ma l’ambulanza è arrivata tardi, rallentata dalle operazioni militari in corso nell’area.

Le Israel Defense Forces hanno fatto sapere che i soldati avevano circondato una casa e aperto il fuoco contro un edificio dove, secondo informazioni avute dai servizi segreti, era nascosto un terrorista. Le truppe, ha affermato l’esercito, hanno sparato solo dopo aver ordinato tramite altoparlanti agli abitanti dell’edificio di uscire. Dopo la sparatoria, è la versione dell’Idf, i soldati si sono resi conto di aver colpito la bambina, hanno chiamato la Mezzaluna Rossa e hanno fatto in modo che la piccola e la madre incinta, ferita a un braccio, venissero portate via. Ma per Laila non c’è già più nulla da fare. E’ morta lì, in strada, mentre attendeva l’ambulanza. Ora i vertici militari hanno aperto un’indagine sull’accaduto.

“Se vuoi farmi uscire, chiama, fai una telefonata”, continua Bassam, insegnante. “Se vogliono perquisire la casa, chiedono alla famiglia di uscire e perquisiscono la casa e basta”. Invece questa volta hanno aperto il fuoco: “Ho chiesto ai soldati: perché l’avete uccisa? È solo una bambina. In che modo è coinvolta, perché ci avete sparato? Uno di loro mi ha detto: ‘Mi dispiace‘”.

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