Professoressa aggredita, nessuna elemento su presunte molestie. L'ipotesi della ritorsione dopo la punizione di un alunno

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Voci senza fondamento, al momento, sui comportamenti dell’insegnante di sostegno braccata e aggredita da un branco di genitori di alcuni della scuola media "Salvati" di Scanzano, nel Comune di Castellammare di Stabia (Napoli). Le indagini dei carabinieri al momento non hanno trovato alcun riscontro alle voci su presunte molestie sessuali ai danni di alcuni alunni che hanno innescato l’aggressione. Emerge invece l’ipotesi che la calunnia sia stata diffusa come ritorsione nei confronti della professoressa “rea” di aver ottenuto la sospensione di un alunno sorpreso a fumare in bagno.

Lunedì mattina intanto ci sarà una gazzella dei carabinieri all'ingresso dell’istituto per prevenire tensioni in occasione della ripresa delle lezioni, dopo il caos suscitato dall'aggressione. È stata la stessa preside dell'istituto Salvati, Donatella Ambrosio, a chiedere la presenza delle forze dell'ordine visto il permanere di un clima pesante intorno alla vicenda.

La docente aggredita, a casa in malattia dopo il trauma cranico riportato, non sarà ovviamente in classe. Le famiglie che la contestano insistono nel chiedere il suo allontanamento e minacciano di far ritirare in blocco i propri figli dalle lezioni. La preside sabato sera ha nuovamente esortato alla calma: “Io non difendo né accuso nessuno, ci sono indagini che faranno chiarezza. Ma condanno fermamente la violenza, che a scuola non deve entrare mai“.

Su tutta la vicenda prosegue il lavoro dei carabinieri: dall'esame dei telefoni cellulari della docente e di alcuni alunni non sono emersi elementi a sostegno delle accuse, che alcune mamme confermano invece sui social. Nessuna traccia di video compromettenti, ipotesi di cui alcuni genitori avevano parlato agli investigatori. La docente aveva subito ad agosto l'hackeraggio dei profili social, e ricevuto negli ultimi giorni minacce di morte via chat. I carabinieri indagano poi sull’aggressione ai danni della donna: nei prossimi giorni dovrebbero essere identificati i partecipanti al raid per accertare le singole responsabilità. Sul caso, l'Ufficio scolastico regionale ha disposto l'invio di ispettori attesi a Scanzano tra domani e martedì.

"A Castellammare di Stabia si è superato ogni limite: una docente è finita vittima di un raid punitivo, scatenato da un'accusa gravissima lanciata senza alcuna prova e amplificata dal tam-tam delle chat di gruppo. Non c’è stato spazio per il dialogo, né per il confronto. Solo una rabbia cieca che ha trasformato un sospetto in condanna" afferma Giuseppe Lavenia, psicoterapeuta e presidente dell'Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche e Cyberbullismo. "Questi spazi virtuali, nati per facilitare la comunicazione, – sottolinea Lavenia – si stanno trasformando in fabbriche di paranoia e rabbia collettiva. Forse è arrivato il momento di vietarle per legge, perché troppo spesso diventano teatri di giustizia fai-da-te, dove non esiste verifica, ma solo emotività incontrollata. Le chat dei genitori – aggiunge – sono il riflesso di una società che fatica a gestire le proprie frustrazioni. Ogni messaggio, ogni sospetto, diventa benzina sul fuoco, fino a degenerare in episodi come questo. La violenza non nasce da un'app, ma da noi. La tecnologia amplifica ciò che già portiamo dentro: rabbia, insicurezza, paura".

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