Sinner a Torino era in missione: un dominio assoluto, che alle Atp Finals non si vedeva dai tempi di Lendl

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Il cerchio si è chiuso. Dall'Australia a Torino. In mezzo tre Masters 1000 (Miami, Cincinnati e Shanghai), il numero 1 del mondo, un altro Major a New York. Un cammino che non poteva concludersi se non con il primo titolo di Maestro di un tennista italiano, di fronte a un pubblico di casa completamente in estasi. Un'apoteosi che Jannik Sinner ha reso possibile battendo nuovamente Taylor Fritz in finale delle Atp Finals, replicando il punteggio di pochi giorni fa, 6-4 6-4. Otto titoli in stagione, diciotto in carriera, settanta partite Atp vinte nel 2024, con sole 6 sconfitte. Era dal 1976 che un italiano non vinceva un titolo così importante in Italia; dagli Internazionali d'Italia di Adriano Panatta. Un tassello che mancava alla collezione di Sinner.

Fritz è stato l'ultimo a tentare di frapporsi tra Sinner e un esito finale che è parso quasi inevitabile. Un ultimo ostacolo gestito, controllato e infine saltato. Sempre con la solita autorità. Con la pazienza che derida dalla consapevolezza di essere il più forte giocatore del mondo. Quella di Torino per l'azzurro è stata una vera e propria missione e un riscatto personale dopo le delusioni per essere stato costretto a saltare quest'anno sia Roma che le Olimpiadi. Un appuntamento particolarmente sentito, tanto da spingere Sinner a non rischiare niente per essere nella migliore condizione possibile. Dopo la vittoria di Shanghai, niente Vienna, niente Parigi-Bercy. Ha puntato tutto su Torino, dove è arrivato una settimana prima dell'inizio del torneo.

È stato un dominio assoluto, inedito, previsto e inaspettato allo stesso tempo. Le Atp Finals infatti sono sempre state caratterizzate da un discreto equilibrio nei valori in campo. Anche negli anni delle dittature di Novak Djokovic e Roger Federer, non si era mai vista una supremazia così netta e scontata. C'è solo un giocatore in 54 anni di storia delle Finals ad essere stato capace di trionfare senza perdere nemmeno un set. È Ivan Lendl, e lo ha fatto per ben tre volte: 1982, 1985 e 1986. Tradotto: erano 38 anni che nessuno riusciva a fare il cammino immacolato nell'ultimo torneo della stagione. E Sinner, se possibile, ha fatto qualcosa di ancora più grande. Non ha solo messo in fila 10 set consecutivi in cinque partite, ma lo ha fatto senza subire mai un break. Un dato incredibile, questo sì completamente nuovo.

Il primo titolo di Maestro di Sinner è anche la storia di uno strano ordine interrotto, passato quasi sempre sottotraccia. Ovvero? Le partite ripetute nell'arco delle Atp Finals. Nelle 20 edizioni in cui i finalisti si erano già scontrati nello stesso torneo, ci sono state ben 12 "rivincite" che hanno capovolto l'esito della prima partita. L'ultima della serie, appena un fa, con Djokovic che perde nel girone contro Sinner, per poi vendicarsi in finale. Dopo essere diventato il più giovane a raggiungere la finale per due volte consecutive alle Finals da Lleyton Hewitt (vittorioso nel biennio 2001-2002), Sinner è riuscito ad entrare ora in un club davvero speciale. Da quando l’Australian Open è passato al cemento, nel 1988, l'azzurro (a 23 anni e 93 giorni) è infatti il terzo giocatore ad aver vinto Melbourne, US Open e Atp Finals nella stessa stagione, ovvero i tre principali tornei che si disputano su questa superficie. Gli altri due rispondono ai nomi di Novak Djokovic e Roger Federer.

Vincere cinque partite alle Finals significa portarsi a casa 1.500 punti in classifica. Per Sinner questo significa, 500 in più rispetto al 2023. Con 11.830 punti nel ranking e quasi 4.000 di vantaggio sul numero 2 Alexander Zverev, l'altoatesino si è garantito la certezza di restare in vetta anche dopo il prossimo Australian Open. Supererà certamente le 36 settimane di Carlos Alcaraz. E anche questo è un risultato che un anno fa sembrava impossibile in così poco tempo. Lo spagnolo era stato l'ultima volta n. 1 prima dell'US Open 2023. Poi lo era stato Djokovic fino al 10 giugno 2024, quando si è aperto il regno di Jannik Sinner.

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