Riforma della disabilità, sperimentazione in salita tra burocrazia e caos sui ruoli. Cgil: "E' sganciata dalla realtà". Le famiglie: "Peggio di prima"

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Oltre alla decisione del governo Meloni di rinviare la riforma della disabilità al 2027, che ha provocato forti proteste, anche la fase di sperimentazione della legge che coinvolge dal primo gennaio 2025 solo nove province (Brescia, Catanzaro, Firenze, Forlì-Cesena, Frosinone, Perugia, Salerno, Sassari e Trieste) è partita a rilento e con molte criticità.

Uno dei principali problemi emersi riguarda il trasferimento di competenze dalle Asl all'Inps, in particolare con l'introduzione del nuovo certificato medico per il riconoscimento dell'invalidità civile. Fin dai primi giorni di applicazione, si sono registrate difficoltà significative per i medici di medicina generale e, di conseguenza, per le persone con disabilità.

Dal punto di vista tecnico, una delle modifiche più rilevanti della riforma è la variazione della procedura per il riconoscimento dell'invalidità. Fino al 31 dicembre 2024, dopo l'emissione del certificato medico, seguiva una fase amministrativa gestita principalmente dai patronati. Con il nuovo sistema, invece, l'iter inizia direttamente con l'invio telematico del certificato medico introduttivo all'Inps. Questo cambiamento ha causato difficoltà iniziali legate al funzionamento del portale dedicato, anche se l'Inps ha recentemente dichiarato che i problemi tecnici sono stati risolti.

Ma cosa prevede la riforma oltre a questi aspetti burocratici? Tra le principali novità, introduce una definizione chiara della condizione di disabilità, della valutazione di base e dell'alloggio ragionevole, ad esempio nei luoghi di lavoro. Inoltre, prevede una valutazione multidimensionale finalizzata all'elaborazione e all'attuazione di un progetto di vita individuale, personalizzato e partecipato. Il nuovo progetto di vita rappresenta un elemento centrale della riforma, poiché ha l'obiettivo di sviluppare programmi d'azione partecipativi e collaborativi, finalizzati al raggiungimento degli obiettivi personali. Affinché sia davvero efficace, il processo deve basarsi su un corretto approccio bio-psico-sociale, riconoscendo il progetto di vita come un diritto imprescindibile e soggettivo della persona.

La denuncia delle criticità – In particolare è la Cgil che, grazie a una scrupolosa valutazione con i territori, ha segnalato da gennaio le molteplici difficoltà riscontrate in fase di applicazione. “In questi primi due mesi, su tutte le 9 province, si è reso inesigibile un diritto, rendendo difficile, e quasi impossibile l’invio della domanda stessa. Come abbiamo più volte segnalato, le richieste di accertamento sanitario, ad oggi, rispetto allo scorso anno, hanno subito una drastica consentita”. A dirlo a ilfattoquotidiano.it è Valerio Serino, responsabile dell’Ufficio politiche per il lavoro ed inclusione delle persone con disabilità – CGIL nazionale. "I medici reclamano che i tempi per compilare la nuova domanda siano troppo lunghi, e visto il carico di lavoro che già grava oggi sulle loro spalle, spesso non riescono neanche a inviare la nuova domanda in tempi adeguati". Non c’è solo questo. Anche un altro problema andrebbe risolto nel breve periodo denuncia il sindacato: "Abbiamo avuto tantissime segnalazioni sui costi troppo elevati per ottenere un certificato medico, ci sono richieste statali che arrivano a 250 euro, e che ricadono sulle persone con disabilità e sulle loro famiglie". Sul rinvio della riforma slittata al 2027 Serino spiega che "è un’azione resa necessaria da una riforma che si è dimostrata sganciata dalla realtà, a partire dall’esclusione degli Enti di Patronato che fino a oggi hanno garantito un valido processo di presa in carico delle persone con disabilità".

Inoltre la Cgil segnala che "mancano ancora alcuni decreti attuativi della riforma stessa, tra cui i più rilevanti dal ministero della Salute , necessari per un iter corretto di tutta la procedura, dalla valutazione di base al progetto di vita individuale partecipazione e personalizzato , alle indicazioni delle patologie specifiche per stabilire le non rivedibilità dell’invalidità ". Tutte le domande fondamentali per i diretti interessati. "C’è bisogno di un confronto tra istituzioni e parti interessate", dice Serino. La Cgil sottolinea infine che “nella pratica si verifica una forte perdita di accessibilità territoriale. Ad esempio a Firenze”, riporta la Cgil, “si passa dai numerosi punti territoriali messi a disposizione dalla Asl provinciale a soli tre centri Inps attrezzati per effettuare le valutazioni di base di cui due nella città di Firenze ed uno a Sesto Fiorentino, e al tempo stesso, si acuisce una cronica mancanza di personale medico-sanitario capace di far fronte alla mole delle richieste che, si spera, tornino a regime quanto prima”. Difficoltà rilevanti evidenziate anche a Trieste, Frosinone e Brescia.

I dati sulla sperimentazione: “Diminuiscono i certificati introduttivi per l’invalidità civile rispetto all’anno scorso” – Il ministero per le Disabilità ha rilasciato alcuni dati forniti dall’Inps su richiesta de ilfattoquotidiano.it. Al 28 febbraio sono stati presentati 12.404 certificati introduttivi delle pensioni di invalidità in totale, si va da un massimo di 2.946 della provincia di Salerno fino ad arrivare a Trieste con 391. Nei primi quattro giorni del mese di marzo sono stati presentati complessivamente ulteriori 1.387 certificati. Cosa accadeva prima della riforma? Rispetto all’anno scorso, secondo dati forniti dalla Cgil (elaborati dall’Istituto) al 28 febbraio 2024 i certificati totali erano oltre il doppio, quasi 26mila. L’Inps non smentisce il numero rilasciato dal sindacato, ma non rende noti i dati precedenti. L’Istituto svicola precisando che dal 1 al 17 marzo i certificati introduttivi sono saliti a 19.196: “In proporzione stiamo migliorando rispetto al periodo gennaio-febbraio 2025” fa sapere l’Inps. “Ma il raffronto rispetto a quanto accadeva prima resta negativo”, chiosa Serino.

Nelle nove province in cui la riforma è partita sono state formate quasi 2mila persone. Nell’ultima Legge di Bilancio sono stati stanziati 20 milioni di euro per affrontare le spese necessarie all’incremento di organico in capo a Inps. "Tali risorse", rimarca Serino, "non saranno investimenti per un espletamento futuro di tutte le incombenze Inps, ma serviranno solo a coprire un ritardo amministrativo". Dall’Istituto fanno sapere che sono stati avviati i concorsi per l’assunzione di 1.069 medici, 781 figure professionali appartenenti all’area psicologico-sociale e 138 infermieri – i bandi di concorso sono stati pubblicati nell’ultimo trimestre del 2024 – i concorsi sono in fase di svolgimento. Già questo aspetta denota il ritardo di tutto il processo che grava poi sugli aventi diritto. L’Inps precisa di aver ricevuto 4.942 domande per il concorso dei medici, 15.981 per gli operatori sanitari e per gli specialisti nelle aree psicologiche-sociali sono arrivate ben 39.806 domande. L’Inps non indica la data precisa di quando saranno operative tali risorse umane (circa 2mila) ritenute “al momento sufficienti” dall’Istituto. Per seguire meglio l’intero settore l’Inps ha creato una nuova direzione nazionale ad hoc che lavora al fianco della Direzione generale chiamata "Salute e prestazioni di disabilità " che lavorerà insieme al "Coordinamento generale medico-legale" e alla direzione "Innovazione e servizi informatici". Nel frattempo, nelle 9 province sono stati assunti con contratto di lavoro autonomo fino al 31/12/2025 solo 64 medici e 28 operatori sociali. Per la ministra per le Disabilità sono solo incidenti di percorso considerato che sono passati solo 2 mesi. "La riforma entra in vigore in modo progressivo per accompagnare il cambiamento radicale di approccio per tutti coloro che si occupano della presa in carico della persona con disabilità", spiega a ilfattoquotidiano.it Locatelli. "A distanza di sei mesi dall’entrata in vigore della sperimentazione", aggiunge, "è previsto un primo monitoraggio dal quale avremo i primi dati significativi".

Le criticità riscontrate sui territori coinvolti– Famiglie e associazioni intanto sono convinte che sarebbe stato meglio prepararsi e farsi trovare pronti prima dell’inizio della sperimentazione. “Anziché migliorare le cose finora sono peggiorate. Le procedure per acquisire l’invalidità e/o accompagnamento, ad esempio, si sono ulteriormente allungate “. A dirlo a ilfattoquotidiano.it è Carlo Fiori, padre caregiver di un ragazzo con disabilità motoria di Brescia. "Oltre che un ulteriore esborso da parte delle famiglie per avere il certificato dal proprio medico (dai 150 ai 200 euro)", afferma Fiori, "L'Inps si è trovata impreparata, ci sono a disposizione pochi medici esaminatori e una mole di lavoro enorme dovuto alle continue domande in accumulo". Il padre caregiver segnala che "oltretutto per smaltire l’accumulo, i medici dovranno procedere velocemente alla visita per il riconoscimento dell’invalidità-disabilità e si rischia di non valutare con adeguatezza la persona disabile che fa la richiesta". Fiori conclude: "Chi ci rimette è sempre la persona con disabilità che oltre ad averne assolutamente bisogno e aver sborsato una cifra non irrisoria per il certificato rischiando di dover ripresentare tutto dopo altri mesi, con ulteriori costi e disagi ".

"A Forlì l’iter per avviare il nuovo progetto di vita individuale, personalizzato e partecipazione non è partito bene perché mancano le risorse economiche , non c’è un format condiviso e uniforme per evitare discriminazioni e si era pure bloccato il portale dell’Inps per l’invio delle domande di invalidità ", segnala Giuliana Gaspari, presidentessa Fish Emilia-Romagna e Anffas Forlì, oltre che mamma di Alessandra con sindrome di Down. "Lo slittamento al 2027 dell’avvio della riforma ha provocato anche da noi dei rallentamenti, viviamo una fase di incertezza e siamo abbastanza fermi", evidenzia Gaspari. "Ci trovavamo meglio quando le visite erano fatte in sede Asl perché ci seguono a livello di prestazioni e servizi nel quotidiano, diversamente da quanto accade ora con l’Inps". Gaspari evidenzia infine che ” il progetto di vita non è solo un diritto scritto dalle normative, ma uno strumento concreto di autodeterminazione e inclusione sociale . Mancano ancora una formazione continua e di qualità e una maggiore integrazione-dialogo tra enti territoriali”. Situazione praticamente identica se registrata anche a Cesena conferma la presidente Anffas Cesena, Francesca Montalti.

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