
'Siete un popolo di disgraziati', urla Greta Cool in Parthenope. È il destino dei giovani napoletani

03/26/2025 04:23 AM
Non conosco Emanuele Durante, 20 anni per sempre, compiuti quindici giorni prima di essere ammazzato. Era alla guida di una Smart in compagnia della sua fidanzata. Neppure si sono accorti del sopraggiungere del ‘commando di fuoco’, composto da due persone in sella ad uno scooter di grossa cilindrata. Due colpi di pistola all’addome esplosi a distanza ravvicinata e sotto gli occhi della fidanzata, una miracolata. Killer professionista, mano ferma, mira infallibile, azione chirurgica. L’agguato è avvenuto a Napoli, lo scorso 15 marzo, alle ore 18 e 30 di un sabato turistico in via Santa Teresa degli Scalzi, a poche centinaia di metri dal visitatissimo Museo Archeologico Nazionale.
È un omicidio di camorra anche se Emanuele niente c’entrava con i clan e la guerra tra bande che la notte del 24 ottobre scorso lasciò in via Carminiello al Mercato, traversa di corso Umberto, il cadavere in strada, Emanuele Tufano, 15 anni per sempre, nel corso di un conflitto a fuoco tra baby gang. Ai funerali celebrati il 31 ottobre nella Basilica di Santa Maria della Sanità, ‘o ‘Monacone’, simbolo del rione dove nacque Totò e al tempo stesso anche luogo – negli anni – di tanti, troppi funerali di giovanissimi, ultimo quello di Genny Cesarano, 17 anni per sempre, ucciso il 6 settembre del 2015, vittima innocente di camorra, il vescovo di Napoli, il cardinale don Mimmo Battaglia nel corso dell’omelia disse: "Basta con le promesse tradite, basta con la violenza che spezza le vite innocenti. Ci chiediamo il perché. Perché tanta violenza. Perché dei ragazzi uccidono, cosa e dove stiamo sbagliando. La città non vede i suoi figli fragili".
È vero, Napoli non vede più. Napoli è indifferente, distante, cinica. Cantiamo le canzoni d’amore di Pino Daniele ma della città dell’amore non resta nulla. Quel ‘Paradiso abitato da diavoli’ descritto da Benedetto Croce sembra sprofondato in un inferno dantesco, un ineluttabile destino di miseria morale e criminale che rinnega 2500 anni di storia. Napoli contiene altre Napoli. C’è un innegabile cambiamento nell’anima, nell’humus della città. Perfino la premonizione di Pier Paolo Pasolini non regge più, convinto che Napoli fosse una tribù che non si arrende alla modernità.
L'invettiva del regista Paolo Sorrentino nel film Parthenope attraverso lo sfogo di Greta Cool, la diva in decadenza interpretata da Luisa Ranieri, è come il fujtevenne di Eduardo De Filippo ma non ha sortito alcuna reazione. Praticamente elettroencefalogramma piatto. "Siete poveri, vigliacchi, piagnucolosi, arretrati, rubate e recitate male. E sempre pronti a buttare la croce addosso a qualcun altro, all’invasore di turno, al politico corrotto, al palazzinaro senza scrupoli, ma la disgrazia siete voi, siete un popolo di disgraziati. E vi vantate di esserlo, non ce la farete mai… cari orrendi napoletani io me ne torno al Nord, dove regna il bel silenzio, dal momento che io non sono più napoletana da molti anni. Io mi sono salvata, ma voi no. Voi siete morti".
Ecco Emanuele Durante, 20 anni per sempre, vittima di questa mentalità, di questa cultura dell’orrore. Non avrà neppure i funerali, proibiti per ragioni di ordine pubblico. Nei tanti video pubblicati da parenti e amici su TikTok mi ha colpito uno in particolare, relativo alla sua festa dei 18 anni. Lui è davanti alla torta, emozionato ma profondamente a disagio, con la malinconia stampata sul volto. Tocca a un’operatrice della comunità leggere il biglietto di auguri del papà inviato dal carcere dov’era detenuto.
Genitori separati, una famiglia difficile quella di Emanuele e seguita dai servizi sociali. La strada e le amicizie sbagliate, hanno fatto il resto. Conosceva Arcangelo Correra, 18 anni per sempre, ucciso in piazzetta Sedil Capuano a inizio novembre 2024 dall'amico Renato Caiafa, 19 anni, mentre gli mostrava una pistola "trovata in strada". Suo padre Ciro Caiafa, 40 anni, fu ucciso in un agguato la notte prima di Capodanno, il 31 dicembre 2020, mentre si trovava a casa nel suo basso e si faceva tatuare il nome di un altro figlio Luigi, 17 anni per sempre, che due mesi prima, la notte del 4 ottobre, fu ucciso da un agente intervenuto durante una tentata rapina all’angolo tra via Duomo e via Marina.
E pensare che quando il primo marzo del 2005 è nato Emanuele, dopo pochi giorni la Napoli perbene e della speranza si fermava per ricordare Annalisa Durante, 14 anni per sempre, sua cugina di secondo grado che non hai mai conosciuto, ammazzata il 27 marzo 2004, nel corso di una sparatoria in via Vicaria Vecchia al Rione Forcella. Vittima innocente della camorra, l’ennesima. Nel suo nome è sorta una scuola e una piccola, grande biblioteca che l’infaticabile Giovanni Durante, papà di Annalisa, con generosità e ostinazione anima per aiutare e salvare giovani dalla strada. Un urlo nel deserto che neppure Emanuele ha voluto ascoltare.
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