Sull'Ucraina la Polonia avverte l'Europa: "La minaccia di un conflitto globale è reale". Kiev: "Dal Kursk non ce andiamo, occupati 800 kmq"

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Ai due capi della retta e da posizioni diametralmente opposte, i due si trovano in un’inedita posizione di accordo. Con gli attacchi missilistici occidentali in Russia il conflitto in Ucraina ha assunto un "carattere globale", ha detto ieri Vladimir Putin. “Le ultime ore dimostrano che la minaccia di un conflitto globale è seria e reale”, gli ha fatto eco oggi Donald Tusk. Il premier polacco non è un estimatore del presidente russo, più volte negli anni gli ha riservato critiche e strali su diversi argomenti, da Navalny – “Puoi trattenere Navalny, sua moglie, o centinaia dei loro sostenitori, ma nemmeno tu sei in grado di mettere l’intera nazione dietro le sbarre” – a Matteo Salvini – “Putin ha costruito una vasta rete di alleati e utili idioti che sostengono le sue azioni e idee. Trump, Le Pen, Orban, Salvini…”. Fino, appunto, al prossimo inquilino della Casa Bianca: “Gli Usa non hanno nessun miglior alleato dell’Ue” e “Trump se lo deve ricordare”, disse nel luglio 2018 alla vigilia di un incontro tra il tycoon e lo “zar”.

E’ proprio Trump il convitato di pietra al tavolo in questa fase del conflitto. E soprattutto Mosca cerca di tirarlo dalla sua parte. Joe Biden vuole “farla sporca” per lasciare una eredità la più difficile possibile al futuro presidente, ha detto oggi Serghei Lavrov. Secondo il ministro degli Esteri russo, che parlava a Brest, in Bielorussia, nell'autorizzazione di Washington agli ucraini di usare missili Atacms americani, Storm Shadow britannici e Scalp francesi per colpire il territorio russo, c’è una volontà di “lasciare una eredità più negativa possibile alla prossima amministrazione”.

Sul terreno la situazione rimane sfavorevole per Kiev. Le truppe russe avanzano di “200-300 metri al giorno” vicino alla cittadina di Kurakhovo, uno dei punti più caldi del Donetsk, hanno reso noto oggi le autorità ucraine. Nel settore di Pokrovsk, polo logistico della stessa regione, strategico per le sorti della guerra, la situazione è più favorevole e “praticamente non è cambiata negli ultimi due mesi”. L'Ucraina continua a soffrire anche sul fronte da lei aperto nell’oblast russo di Kursk ma non intende ritirarsi dall’area. “Il territorio massimo che abbiamo occupato nella regione era di 1.376 kmq, oggi è di circa 800 kmq“, ha detto una fonte dello stato maggiore, ma “rimarremo finché avrà senso”. Sul fronte diplomatico, invece, Kiev continua a soffiare sul fuoco. L'Ucraina si aspetta decisioni “concrete” contro la Russia al termine dell'incontro di martedì con la Nato, ha dichiarato il suo ministro degli Esteri Andriï Sybiga: “Speriamo che porti a risultati concreti e significativi”.

Mosca giura che Putin rimane “aperto al dialogo” per trovare una soluzione al conflitto. “Anche nel suo discorso di ieri il presidente ha sottolineato di essere pronto a contatti sia per la de-escalation, sia per evitare una ulteriore escalation, sia per entrare in una traiettoria di pace”, ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. Il Cremlino non ha dubbi che gli Usa abbiano compreso il messaggio di Putin dopo il lancio del missile balistico ipersonico Oreshnik: la Russia si riserva il diritto di attaccare infrastrutture militari di quei Paesi che forniscono a Kiev gli armamenti a lungo raggio. Dopo il test di ieri, ha detto il portavoce, “non ci sono stati contatti con l'attuale amministrazione (americana, ndr), ma d'altro canto il messaggio è stato molto comprensibile, logico”.

Anche secondo il cancelliere tedesco Olaf Scholz l'uso del missile balistico da parte di Mosca è “una spaventosa escalation, esattamente come quando Putin ha assoldato i nordcoreani”. Il sostegno all'Ucraina da parte della Germania deve andare di pari passo con la “preoccupazione che non si arrivi a un conflitto diretto fra Nato e Russia, anche questo è un impegno” ha detto Scholz.

La Cina invita tutte le parti a esercitare “calma e “moderazione”. Il portavoce del ministero degli Esteri Lin Jian ha invitato le parti a “lavorare alla de-escalation della situazione attraverso il dialogo e la consultazione” e creare “le condizioni di un cessate il fuoco da attuare il prima possibile”.

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