Alla grande finanza non importa nulla della crisi climatica. Anche Blackrock lascia l'alleanza per la riduzione delle emissioni

La statunitense BlackRock, il più grande gruppo finanziario al mondo con 11mila miliardi di dollari di asset in gestione, abbandona l'alleanza globale di società di gestione che lavorano per raggiungere la neutralità carbonica, la Net Zero Asset Managers Initiative (Nzam), lanciata nel 2021. Una mossa che ha un significato più di forma che di sostanza ma che conferma, una volta di più, come ormai non si badi neppure più all’apparenza per provare a mascherare un’ assoluta indifferenza di fondo alle tematiche ambientali, sempre e comunque subordinate ad istanze di massimizzazione del profitto.

Nel il numero uno di Blackrock, Larry Fink, si presentò al Forum di Davos per affermare che il contrasto al cambiamento climatico sarebbe diventata una delle priorità del gruppo. Alle parole non sono mai seguiti i fatti, ora non ci sono neppure più le parole.

La decisione di Blackrock segue quella di altri 6 grandi gruppi finanziari: Goldman Sachs, Wells Fargo, Citi, Bank of America, Morgan Stanley e JPMorgan Chase. Nonostante il ritiro, molti hanno confermato il loro impegno individuale verso la neutralità carbonica. Ma parlare non cista nulla, e adesso si controlleranno da soli.

In passato banche e i gestori patrimoniali statunitensi hanno dovuto affrontare attacchi legali da parte di una dozzina di stati conservatori, che ritenevano che iniziative come la Nzam violassero le leggi antitrust, influenzassero lo sviluppo dei combustibili fossili e determinassero un aumento dei prezzi. Ma qui si torna al ragionamento di fondo, lasciata a logiche di mercato ed entità private, la lotta ai cambiamenti climatici si fa solo finché coincide con un aumento (o almeno non un calo) di ricavi e profitti.

L'alleanza globale degli assicuratori per l'obiettivo zero emissioni di carbonio, creata nel luglio 2021, sempre sotto l’egida dell'Onu, aveva vissuto un incidente simile nella primavera del 2023. Nel giro di poche settimane ha perso gran parte dei suoi membri, tra cui i fondatori Scor, Axa e Allianz, sullo sfondo delle critiche di una ventina di procuratori americani degli stati repubblicani, che hanno citato un rischio di ostruzione del diritto della concorrenza.

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