Francia, Sarkozy in tribunale per i presunti finanziamenti ricevuti da Gheddafi: "Non troverete un centesimo"
Oggi alle 08:55 AM
"Non troverete mai un euro o un centesimo libico nella mia campagna". Nicolas Sarkozy è stato convocato ieri al tribunale di Parigi nel processo in cui rischia di più, fino a dieci anni di detenzione: quello sui presunti finanziamenti occulti ottenuti dalla Libia di Gheddafi della campagna per le presidenziali del 2007, che Sarkozy vinse contro la socialista Ségolène Royal.
I giudici dovranno stabilire se il dittatore libico, ucciso nel 2011, intervenne per favorire la candidatura del gollista, in uno scambio fruttuoso di favori. Sull’ex presidente francese pesano molteplici capi d’accusa, corruzione, associazione a delinquere, occultamento di fondi pubblici e finanziamento illecito di campagna elettorale. Il processo si è aperto questa settimana e durerà quattro mesi, fino al 10 aprile. Sul banco degli imputati figurano altre 12 persone, tra cui l’ex ministro dell’Interno di Sarkozy, Brice Hortefeux e il capo della sua campagna elettorale, Claude Guéant.
Sarkozy è alle alle prese con la giustizia da diversi anni nell’ambito di processi diversi: a dicembre è arrivata la prima condanna definitiva, a tre anni di detenzione, di cui due con la condizionale e uno da scontare con braccialetto elettronico, nel caso di corruzione e traffico d’influenze detto "Bismuth". Nell’ambito di questa inchiesta sui fondi libici è stato fermato e interrogato nel 2018 e indagato nel 2023. Ieri in aula si è difeso dicendosi vittima di un "complotto" architettato contro di lui da "bugiardi" e "truffatori". Il caso, tentacolare anche per il numero di personaggi coinvolti, era scoppiato nel 2012 con una pubblicazione di Mediapart.
All’epoca il giornale online rivelò una nota del capo dei servizi segreti libici provando un "accordo di principio" per un versamento di 5 milioni di euro per finanziare la campagna del 2006 che portò Sarkozy all’Eliseo l’anno dopo. Proprio in quel momento, mentre il suo mandato sfumava, il gollista si era appena ricandidato per un secondo mandato, che non ha mai fatto, poiché questa volta fu sconfitto da François Hollande. Sarkozy denunciò già all’epoca e denuncia tuttora che quella nota è un "falso", ma su questo risvolto della complessa vicenda giudiziaria un processo c’è già stato e la Cassazione ha dato ragione a Mediapart stabilendo l’autenticità del documento.
I fatti di cui Sarkozy è accusato sono gravi. Dopo dieci anni di inchiesta, i giudici di Parigi hanno compilato un documento di più di 500 pagine in cui hanno concluso che un "patto di corruzione" era stato stretto nel 2005 tra il "clan Sarkozy" e il "clan Gheddafi", che ha portato tra fine 2006 e inizio 2007 al trasferimento di diversi milioni di euro per finanziare la candidatura all’Eliseo di Sarkozy. Si è parlato di 50 milioni di euro, di valigie cariche di soldi in viaggio tra Tripoli e Parigi e versamenti bancari di diversi milioni.
Il "patto" tra l’Eliseo e il dittatore si sarebbe basato su uno scambio vantaggioso per entrambi le parti: da una parte la Libia otteneva dall’Eliseo favori diplomatici, giuridici ed economici, dall’altro l’allora ministro dell’Interno di Jacques Chirac avrebbe ricevuto un aiuto non indifferente per la sua carriera. Del resto, nel 2007, appena eletto presidente, Sarkozy accolse Gheddafi, in viaggio ufficiale a Parigi. Più tardi, Mediapart, che continuò a indagare sulla vicenda, rivelò altri elementi di questo "patto". Per esempio che, dopo un viaggio di Sarkozy a Tripoli nell’ottobre del 2005, mentre era appunto responsabile degli Interni, la Francia firmò un contratto per vendere al governo libico una tecnologia per la cyber sorveglianza messa a punto da un’azienda francese, la Amesys, che Gheddafi utilizzò per intercettare gli oppositori del suo regime e fino alla sua caduta, nel 2011.
Nell’aula di tribunale, Sarkozy ha chiesto "verità e diritto": "Le mie dichiarazioni non sono mai cambiate – ha detto -. Ho sempre preso le mie responsabilità e continuerò a farlo". L’ex presidente si ritiene innanzi tutto vittima del "clan Gheddafi" che avrebbe "fabbricato" delle fase accuse contro di lui quando, in piena rivolta libica, nel 2011, Parigi, per prima in Europa, ruppe con Tripoli appoggiando l’intervento militare che contribuì alla caduta del regime. Sarkozy ha attaccato anche Ziad Takieddine, controverso uomo d’affari franco-libanese, considerato un testimone chiave: Takieddine disse di aver fatto per anni da mediatore tra i due "clan", consegnando i soldi libici in contanti ai collaboratori di Sarkozy, prima di ritirare le sue accuse nel 2020. Ma la pubblica accusa sospetta che il "faccendiere" abbia ricevuto diverse migliaia di euro in cambio della sua ritrattazione (questo risvolto dell’inchiesta coinvolge anche l’ex modella Carla Bruni, moglie di Sarkozy, amica della giornalista che raccolse le dichiarazioni di Takieddine nel 2020) ."Non so perché questo individuo mi perseguita con il suo odio tenace", ha detto ai giudici Sarkozy.
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