Neonato morto nella culla termica a Bari: ora la legge vieti alle parrocchie di gestire tali presidi
Oggi alle 12:11 PM
E' di queste ore la notizia che il neonato trovato in una culla termica nella parrocchia di San Giovanni Battista a Bari sia morto per ipotermia causata dal mancato funzionamento del presidio. Dai primi rilievi autoptici è purtroppo emerso che con ogni probabilità il bimbo di circa un mese è stato adagiato nella culla elettrica mentre era in vita e che sia il riscaldamento sia il dispositivo che doveva rilevare la sua presenza inviando un allarme sul telefono cellulare del parroco non abbiano funzionato.
Le culle termiche sono presidi che in molte occasioni hanno salvato la vita a neonati che i genitori hanno deciso di non tenere per ragioni delle quali non entro nel merito in questa sede, ma questo può accadere solo se il loro funzionamento è garantito da alcuni requisiti imprescindibili come avviene presso alcune strutture ospedaliere.
Per legge una donna, che non può o non vuole crescere e prendersi cura del bambino che ha dato alla luce decidendo di non ricorrere all'aborto, può scegliere di partorire presso un ospedale in totale anonimato e lasciare il piccolo alle cure del personale medico fino all'inizio dell'iter che poi porterà ad un'eventuale adozione. Se decide di non usufruire di questa possibilità, in alternativa può recarsi presso i presidi istituiti in molti ospedali e cliniche italiane e, sempre in totale anonimato, lasciare il neonato all'interno di una culla elettrica fornita di climatizzazione e allarmi che dopo qualche minuto si collegano direttamente con il reparto di neonatologia e con il triage del pronto soccorso. La telecamera che rileva la presenza del piccolo nella culla è posizionata in modo da fornire solo l'inquadratura del bambino e non della persona che ve lo sta adagiando.
Si capisce come un dispositivo del genere possa essere fondamentale per garantire la sopravvivenza di un bambino di pochi giorni solo se i meccanismi che ne garantiscono il funzionamento sono testati e controllati quotidianamente. Questo certamente non è avvenuto nella chiesa di San Giovanni Battista, dove la culla elettrica era collegata attraverso una sim al telefono cellulare del parroco, don Antonio Ruccia, ora indagato per omicidio colposo insieme al tecnico che ha installato la culla nel 2014.
Affidare la vita di un neonato al funzionamento di un solo telefonino è un metodo assai fallibile che potrebbe incepparsi per i più svariati motivi, in quanto un cellulare può risultare irraggiungibile perché scarico o momentaneamente in una zona non coperta dalla rete oppure la sim collegata alla culla dalla quale parte l'allerta potrebbe non essere stata ricaricata. Chi ha lasciato il bimbo nella culla di quella chiesa in una situazione di disperazione ha comunque compiuto un gesto d'amore perché sapeva che qualcuno si sarebbe preso cura di lui, in quanto sia sul manifesto apposto fuori dall'edificio sia sul sito della parrocchia era riportato che l'incubatrice era direttamente collegata sia con il cellulare del parroco sia con il reparto di neonatologia del Policlinico di Bari, circostanza quest'ultima smentita categoricamente dalla struttura ospedaliera interpellata dalla stampa.
A complicare ulteriormente la posizione del parroco c'è anche il fatto che, dopo la smentita del Policlinico di Bari, la frase è scomparsa per qualche ora dal sito della parrocchia per poi ricomparirvi.
Al netto di questa tragica vicenda che ha visto la morte di una creatura innocente a causa di malfunzionamenti che non possono certo ascriversi solo ad un errore tecnico, ma purtroppo anche e in gran parte all'incuria umana e precisando che molti sacerdoti hanno deciso di istituire questo presidio presso le chiese in totale buona fede e con le migliori intenzioni, a mio avviso le culle termiche dovrebbero essere presenti solo e soltanto all'interno delle strutture ospedaliere, le uniche in grado di garantire la certezza della sopravvivenza e delle cure ai bimbi che vi vengono lasciati. Per questo motivo sarebbe più che mai opportuna e auspicabile una legge che ne riservasse l'uso, la gestione e la manutenzione solo ed esclusivamente agli ospedali e lo vietasse alle parrocchie.
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