Bersani a La7: "Meloni? Più che fare la storia sta organizzando una falange di fedelissimi, qui l'incompetenza è micidiale"
Oggi alle 06:32 AM
“Consiglierei a Giorgia Meloni di stare cauta su Trump. Vedo che tutti i facenti opinione qui incoraggiano l’idea di questa Meloni che può far da ponte fra l’Europa e gli Stati Uniti di Trump. Cerchiamo di prendere le misure ragazzi, perché questi sono ragionamenti da mosca cocchiera“. Così a Dimartedì (La7) Pier Luigi Bersani si pronuncia sul filo-trumpismo “eccessivo” mostrato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni nei confronti di Donald Trump, sul quale l’ex ministro aggiunge: “Nessuno sa cosa vorrà fare ‘sto Trump, però io azzardo un’ipotesi che non mi pare infondata, lo si capisce già. Lui vorrà contenere la Cina, stressare l’occhio alla Russia e occupare l’Occidente, cioè metterlo a traino, che sia il Canada ma soprattutto gli Stati europei. E allora si sa cosa pensa Meloni? Io sono preoccupato del fatto che, intanto, si creano dei danni per cui poi rimettere il dentifricio nel tubetto è molto difficile“.
Diversi i temi affrontati durante la trasmissione: dallo scudo penale per le forze dell’ordine, sul quale Bersani esprime critiche molto forti, alla vicenda dell’ingegnere iraniano Abedini, scarcerato successivamente alla liberazione di Cecilia Sala. Bersani ironizza sul dietrofront del ministro della Giustizia Carlo Nordio, che, il giorno dopo la liberazione della giornalista italiana, ai microfoni del Tg1 ha dichiarato che prima di qualsiasi decisione sull’iraniano avrebbe aspettato il verdetto dei giudici di Milano sugli arresti domiciliari (“Ci affidiamo al giudizio della Corte”, ha affermato il Guardiasigilli). Poi ha agito diversamente.
“In questo governo l’inadeguatezza non riguarda mica solo la vicenda dei treni – osserva l’ex leader del Pd, facendo riferimento a Salvini e a Nordio – qui c’è anche dell’altro. Certo, decidere senza un passaggio dai giudici è nelle prerogative del ministro. Ma raccontare che vai dai giudici e poi non andarci dà proprio l’idea che già l’Iran ha vinto, vuoi farlo proprio stravincere“.
E prendendo spunto dall’ultimo libro di Aldo Cazzullo (“Craxi, l’ultimo vero politico”), osserva: “Craxi non sarebbe andato da Trump, avrebbe fatto come a Sigonella“.
Finale staffilata di Bersani al “cerchio magico” di fedelissimi di Giorgia Meloni: “Secondo me, per chi governa dovrebbe valere un principio: scegliere i collaboratori non certamente ostili ma competenti. Poi, se sei bravo o brava, e ti fai stimare, quelli diventano fedeli, perché un competente, se ti stima, può diventare fedele. Ma un fedele non avrà mai nessuna ragione per diventare competente. Ora – conclude – io penso che nella foga iniziale di inseguire lo slogan «Stiamo facendo la storia», l’istinto sia organizzare una falange. Però che sia possibilmente una falange di competenti, perché vediamo delle cose che ci segnalano una incompetenza micidiale“.
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