Ddl Sicurezza, le opposizioni contro la norma che dà mano libera ai servizi. Scarpinato (M5s): "Schedature di massa, come la polizia fascista"

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Una “norma pericolosa” che attenta ai “principi della separazione dei poteri” e “potrà dare il via ad una schedatura di massa, consentendo così di ricostituire a tutti gli effetti l'Ovra“, la polizia politica del regime fascista, di cui i servizi “avranno esattamente gli stessi poteri“. Così il senatore 5 stelle Roberto Scarpinato, ex magistrato antimafia, definisce l’articolo 31 del ddl Sicurezza, il provvedimento varato dal governo attualmente in discussione al Senato dopo l’approvazione alla Camera. La norma, intitolata “Disposizioni per il potenziamento dell’attività di informazione per la sicurezza”, amplia a dismisura i poteri dei servizi segreti: da un lato obbliga tutte le pubbliche amministrazioni a fornire “la collaborazione e l'assistenza richieste” alle agenzie d’intelligence, “anche in deroga alle normative di settore in materia di riservatezza”, dall’altro consente agli agenti sotto copertura di dirigere e guidare organizzazioni terroristico-eversive (e non più solo di parteciparvi), persino arruolando nuovi membri. Le Commissioni Affari costituzionali e Giustizia di palazzo Madama sono convocate in serata per terminare l’esame dei 1.400 emendamenti presentati al ddl, tutti con parere negativo del governo: gli ultimi a essere discussi saranno proprio quelli all’articolo 31, di cui tutti i partiti di opposizione chiedono lo stralcio e il ritiro.

Martedì mattina i gruppi di centrosinistra al Senato hanno convocato una conferenza stampa congiunta per ribadire i rischi della norma, annunciando “una battaglia durissima” in Commissione. “I Servizi segreti”, ha avvertito Scarpinato, “sono un po’ come la scatola nera dello Stato, e possono già intercettare anche se non si è in presenza di una notizia di reato”, avendo acquisito sempre più potere con la “tecnica dello sgocciolamento legislativo“, cioè “una norma qui e una lì”. Ma con l’articolo 31, dice l’ex magistrato, la situazione “si fa davvero allarmante“. Con la normativa attuale, spiega infatti, l'intelligence “può chiedere informazioni alle varie pubbliche amministrazioni”, ma queste possono rifiutarsi opponendo limiti di legge, come “può essere quello della privacy”. Se la norma verrà approvata, invece, gli enti pubblici, comprese anche le società controllate e partecipate, “avranno l'obbligo e sottolineo l’obbligo, di fornire questi dati” in nome di “una non meglio precisata sicurezza dello Stato”, incalza. Quando il ddl sarà legge, quindi, “all'interno delle università i professori potranno essere obbligati a fornire informazioni sull’orientamento politico dei loro studenti; i medici sulle cartelle cliniche”, e così via: insomma, “la parola magica “sicurezz”a è diventata il passepartout per scassinare il diritto alla privacy dei cittadini”.

Il senatore M5s condanna anche la possibilità attribuita agli agenti segreti “non solo di infiltrare, ma addirittura di dirigere” le associazioni terroristiche, usando anche “materiale esplosivo“: una novità, sottolinea la sua collega di gruppo Alessandra Maiorino, che fa “tornare indietro di anni con il pensiero, all'epoca della strategia della tensione”. Una preoccupazione già espressa dai familiari delle vittime delle stragi, che avevano parlato di una “licenza criminale” attribuita ai servizi. “In un Paese che ha ancora ferite aperte sulle stragi, c’è una disposizione che incoraggia ad andare avanti in questo senso”, ribadisce la senatrice di Italia viva Dafne Musolino. Concorda Giuseppe De Cristofaro di Alleanza Verdi e Sinistra: “In un paese come il nostro, delle stragi di Stato, della sovranità limitata, di Gladio, penso si debba essere molto cauti nel dare questo ruolo ai servizi. L’opinione pubblica dev’essere informata dei rischi che si stanno correndo”. Alfredo Bazoli del Pd ricorda che “mentre si riconoscono poteri sempre più invasivi agli apparati di intelligence, “parallelamente si sta indebolendo il potere giudiziario” rendendo “sempre più chiaro il quadro di accentrare tutti i poteri nelle mani del governo“. Uno degli aspetti “inquietanti”, sottolinea il dem Andrea Giorgis, è che “nessuno del governo abbia mai voluto spiegare il perché di questa norma”: “Abbiamo chiamato in audizione il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, ma di fatto non ha risposto”.

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