"Il generale Ghassan Alian è tornato in Israele". Era in viaggio a Roma, una ong pro-Palestina ne aveva chiesto l'arresto
Oggi alle 06:46 AM
Il generale delle Idf, Ghassan Alian, coordinatore delle attività governative nei Territori (Cogat), contro il quale nei giorni scorsi una fondazione filo-palestinese aveva presentato una richiesta di arresto in Italia, è tornato questa mattina in Israele. La ha confermano la Difesa israeliana all'emittente nazionale di Tel Aviv Kan, ripresa dal Times of Israel.
Lunedì l’ong filopalestinese belga Hind Rajab Foundation (Hrf), nota per tracciare gli spostamenti dei militari dell'Idf all'estero, aveva presentato una richiesta di arresto di Alian, sostenendo che si trovasse a Roma per "un incontro segreto". Il Fatto aveva verificato indipendentemente la visita, ma non il suo scopo (che non è escluse fosse un viaggio di piacere), mentre alcune fonti hanno riferito che Alian aveva già lasciato Roma lunedì.
L’ong pro-palestinese aveva inviato un sollecito per emettere un mandato di arresto contro Alian alla Corte Penale internazionale e al ministero della Giustizia italiano (che ha smentito). L'Hrf accusa Alian di supervisionare politiche che descrive come crimini di guerra e crimini contro l’umanità, tra cui il blocco di Gaza e l'attacco alle infrastrutture civili. Alian è accusato dalla fondazione di essere complice della fame e delle pessime condizioni igienico sanitarie della popolazione di Gaza in quanto comandante del dipartimento logistico dell’Idf, il Cogat, che gestisce e regola l’afflusso di aiuti umanitari. A differenza di altre denunce presentate da Hrf contro soldati delle forze israeliane presso la magistratura di Stati esteri, Alian non ha combattuto sul campo durante il conflitto nella Striscia lanciato dopo il massacro del 7 ottobre 2023.
L’accusa si configurava come una richiesta di tipo morale più che giuridico, visto che Alian non è ricercato da nessuna autorità per alcun tipo di reato. L’ong Hrf non ha condiviso con il Fatto i dettagli del suo dossier di denuncia, ma ha precisato che dal suo punto di vista l’Italia avrebbe dovuto arrestarlo perché "ha firmato lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale, sottoscrivendo quindi il suo regolamento. Perciò, secondo l’articolo 86 dello StatutodiRoma, gli Stati parte devono cooperare pienamente con la Corte penale internazionale nelle indagini e nel perseguimento dei crimini che rientrano nella giurisdizione della Corte".
DyabAbouJahjah, fondatore e leader dell'Hrf e accusato da Israele di essere antisemita e avere legami con Hezbollah, aveva annunciato alla tv statunitense Democracy Now che l'organizzazione si era rivolta alla Corte penale internazionale "chiedendo l'attivazione di un mandato d'arresto esistente o l'emissione di uno nuovo". "Abbiamo anche informato le autorità italiane, esortandole ad adempiere agli obblighi previsti dallo statuto, poiché hanno la giurisdizione e Alian non gode di immunità", aveva comunicato l’ong sui social.
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