Italiano: "Quando ho scelto il Bologna mi davano del matto. Tutti pensavano fosse impossibile fare meglio dell'anno scorso"

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“A giugno in tanti mi davano del matto. Tutti pensavano che sarebbe stata una missione impossibile far meglio dell’anno scorso. Proprio questo c'era scritto sui messaggi che ricevevo. Questa era la panca più bollente dell'universo“. Ma Vincenzo Italiano sta dando prova di essere un grande allenatore. Il 5-0 rifilato alla Lazio nella scorsa giornata di campionato è solo l’ultima conferma di come il suo Bologna sia forse la squadra più in forma dell’intera Serie A. E tanti, tantissimi meriti sono tutti suoi.

In un’intervista concessa alla Gazzetta dello Sport, Italiano ha parlato dell’affetto che gli stanno dando in questi 6 mesi i tifosi rossoblu e quello che ha invece ricevuto in 3 anni alla Fiorentina: “Gli anni a Firenze sono un po' macchiati da quelle finali perse (due di Conference League e una di Coppa Italia, ndr), ma tanti sanno quali e quante cose sono passate in quel tragitto. Chiaro che perdendole qualcosa viene offuscato, ma sono stati tre anni fantastici. – ha ammesso l’allenatore che però sa come il destino dei tecnici sia spesso e volentieri segnato dalle coppe che riescono a metter in bacheca – Ovvio che l'allenatore è giudicato dai risultati, ma quel che mi hanno chiesto ho dato, anzi forse di più. Certamente meritavamo di alzarne anche solo uno di trofeo. Ma per me il percorso conta tanto: qua sembra che sia più bravo chi esce agli ottavi e chi invece perde le finali è una capra. Non è così”.

Il Bologna ora può sognare: si trova al quarto posto a quota 53 punti, +1 sulla Juventus che sta vivendo uno dei momenti più complicati della sua storia dal punto di vista dei risultati. Mancano 9 giornate alla fine del campionato e una seconda qualificazione consecutiva alla ChampionsLeague non sembra poi così impensabile. Ma il calendario degli emiliani non è certo una passeggiata. Affronterà di seguito Napoli, Atalanta e Inter. Poi dovrà vedersela anche con Juventus, Milan e Fiorentina. Un ultimo, tostissimo sprint per poter compiere un’altra impresa che assumerebbe proporzioni monumentali: “Perché il calcio è come un albero di arance – ha sostenuto Italiano – Seminare è più semplice che raccogliere e la raccolta si traduce in obiettivi: Coppa Italia, semifinale e magari finale. In campionato invece cercheremo di puntare al massimo. A seminare ci abbiamo messo un secondo, ma per vedere i frutti dipende dal clima, dall'acqua, dagli insetti, dal sole, dalle piogge. Ora la parola chiave sarà umiltà“.

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