L'allarme di Gratteri in Antimafia: "A Napoli cala l'età dei minori che commettono reati e dei soggetti al vertice dei clan di Camorra"

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Un cambio della guardia nei ranghi del clan di Camorra e un clamoroso abbassamento dell’età media tra i minori che commettono reati. È una rigenerazione mafiosa quella che sta colpendo Napoli. “Notiamo un cambio generazionale nell'ambito della criminalità organizzata. Diminuisce l'età dei minori che commettono reati e diminuisce l’età di soggetti ai vertici delle organizzazioni camorristiche”, ha raccontato Nicola Gratteri, procuratore capo del capoluogo campano, audito dalla Commissione Antimafia. C’è dunque un riscontro giudiziario alla scia di sangue tra giovanissimi che si allungata nella città del Vesuvio negli ultimi tempi. L’ultimo caso è quello del 18enne Arcangelo Correra, ammazzato con un colpo di pistola forse partito per sbaglio dalla mano di un coetaneo, mentre qualche giorno prima era toccato Santo Romano, ucciso da un 17enne a San Sebastiano al Vesuvio dopo una discussione. Di anni, invece, ne aveva appena 15 Emanuele Tufanoassassinato a colpi di pistola dopo una lite. “C’è una grande disponibilità di armi, ormai è quasi una moda andare a scuola col coltello in tasca”, ha sottolineato Gratteri. “Se è una costante l'abbassamento dell'età di chi commette reati di camorra – ha aggiunto – c’è da pensare che le indagini possano essere fatte sempre dalla Procura Distrettuale Antimafia anziché dalla Procura dei minori, che non ha nemmeno la sala per le intercettazioni. Se in un'indagine ci sono 4-5 minori, quale è il senso di stralciare la posizione di questi ultimi? Se statisticamente sono coinvolti sempre più minori, sarebbe il caso per economia e sinergia far sì che l'intera indagine la faccia la Procura Distrettuale Antimafia”.

“La camorra è leader nel dark web” – A Palazzo San Macuto il capo dell’ufficio inquirente partenopeo ha anche espresso la sua opinione sul cosiddetto decreto Caivano, il provvedimento varato dal governo di per contrastare la criminalità giovanile. “Non è stato uno spot; anche io pensavo sarebbe stato uno spot poi sono stato più volte lì e a Caivano sono state fatte le cose concrete. Intanto quella palestra e piscina è stata ristrutturata ed è gestita dalla Polizia di Stato – ha detto – Nel Comune non c’era un assistente sociale e ora ci sono. Qualcosa è stato fatto, è ovvio che in Italia ci sono tante Caivano”. Sul fronte della criminalità organizzata, l’esperto magistrato ha spiegato di aver individuato “Tre livelli di camorra. Quella da strada capace di entrare in una piazza con un kalashnikov, uno guida e l'altro spara ad altezza uomo, per conquistare quella piazza. Poi una camorra molto forte nel mondo imprenditoria e una camorra leader nel mondo del dark web”, ha spiegato. “Non immaginavo, arrivando a Napoli, di trovare un così alto livello sul piano tecnologico e informatico. Ci sono soggetti in grado di comprare duemila chili di cocaina nel dark web. Su questa cosa dobbiamo cominciare a preoccuparci”, ha proseguito ancora Gratteri, investigatore esperto nel cyber crime, al quale ha dedicato numerosi saggi, tutti scritti con Antonio Nicaso. “Abbiamo bisogno di più personale specializzato e c’è bisogno anche di ingegneri informatici, perché la nuova frontiera delle mafie è nel dark web”, ha avvertito.

“Ridotti i fascicoli pendenti” –Seduto al fianco della presidente Chiara Colosimo, Gratteri ha fatto una sorta di relazione di quanto fatto fino a questo momento nella sua esperienza al vertice della procura di Napoli. “Sono arrivato il 20 febbraio2023 e non sono stato accolto molto bene”, ha ricordato, riferendosi alle note polemiche diffuse dopo la sua nomina dalla Camera penale e da Magistratura democratica. “Da quando mi sono insediato a Napoli, grazie ad un lavoro che mi vede in ufficio dalle 8 del mattino alle 8 di sera, insieme ad un gruppo di colleghi bravi e motivati, le pendenze si sono ridotte 4.133 fascicoli. Abbiamo ottenuto 1.800 ordinanze di custodia cautelare. Ora sono pendenti all'ufficio gip 1.400 richieste di custodia cautelare, 1.085 delle quali per indagini di mafia. Per gli arresti, l'84% sono stati confermati dal Riesame. È vero, ci sono omicidi di giorno a Napoli, ma grazie ad un sistema di telecamere ancora non sufficiente, più della metà di questi casi sono stati risolti, con condanne o in fase di indagini preliminari. Questo, ma non ditelo al ministro Nordio, grazie anche a 684 intercettazioni in più“.

Le intercettazioni sono “un affare”-Sugli ascolti telefonici, il magistrato ha illustrato davanti ai commissari Antimafia alcuni numeri che smentiscono le tesi del guardasigilli. “Le intercettazioni costano 170 milioni di euro, nel bilancio dello Stato sono nulla. Però nessuno vi dice che ogni giorno, quando sentite che sono state arrestate 10-50 persone, quanto oro, banconote, orologi da collezioni vengono sequestrati. Io ho speso alla procura di Napoli 5 milioni in intercettazioni e ho fatto sequestri per quasi 600 milioni di euro“. Ecco perché, come spesso ripete Gratteri, “lo Stato ci guadagna. Poi il ministro dice che i mafiosi non parlano al telefono, ma non è vero: parlano eccome al telefono, basta saperli ascoltare”. Un altro punto sul quale il magistrato ha voluto rispondere a Nordio sono le intercettazioni a strascico. “S’intercetta un intero gruppo di persone, poi si trovano i reati? Ma questa è una fantasia e anche ammesso fosse vero, non avremmo neanche il tempo, manca la polizia giudiziaria per fare le trascrizioni. Non abbiamo tempo per sentire gente che non pensiamo commetta reati”, ha spiegato ai commissari. E a proposito di Nordio, Gratteri ha criticato anche un’altra parte della riforma: quella che riduce la possibilità di riportare il contenuto dell’ordinanza di custodia cautelare. “È un'involuzione democratica, penso che i cittadini hanno il diritto di sapere cosa accade su loro territorio. Ora i giornalisti che fanno cronaca non riescono più a fare questo mestiere”, ha sottolineato l’ex procuratore di Catanzaro, secondo il quale è “più tranquillizzante” pubblicare integralmente parti di ordinanze che “fare una sintesi” con il rischio di “fare errori” o scrivere “cose inesatte”.

La “fuga” dal ministero della Giustizia” –Poi Gratteri ha lanciato un’allerta relativa alle forze a disposizione della sua procura. “I dati positivi che vi ho comunicato l'anno prossimo non potrò raggiungerli. Il 29 novembre ho scritto al Csm evidenziando che a breve perderò sette magistrati. Ho parlato personalmente con alcuni componenti del Consiglio incontrati per caso, ho chiesto di essere sentito in commissione. Mi è stato detto che in tutta Italia è prevista una scopertura del 10%. Ma che ragionamenti sono? Napoli non può essere trattata come Macerata, Larino, Vasto. A Napoli c’è la terza guerra mondiale. Di cosa parliamo? Il Csm aveva deciso di non mandare altri magistrati a Napoli, ora forse ne arriveranno tre a fronte dei sette che andranno via. Così non riusciremo a fornire gli stessi dati che ho dato oggi”. La scopertura in organico colpisce soprattutto l’ufficio del giudice per le indagini preliminari. “L’ufficio Gip di Napoli – ha ricostruito Gratteri – ha un problema: ha una pianta organica di 45 magistrati, ma doveva essere di 52, perché il rapporto deve essere un gip ogni due pm. Ma al momento sono soltanto 39. La situazione è abbastanza grave, se pensiano che su 1400 richieste di custodia cautelare in 700 casi potrebbe esserci il pericolo di reiterazione del reato o di fuga. Sono reati di camorra, non bagatellari. Nel frattempo, però, si pensa di riaprire il tribunale di Bassano del Grappa“. Il capo dell’ufficio inquirente napoletano ha anche sottolineato una mancanza di dipendenti amministrativi in procura. “È aumentata la scopertura dei cancellieri del 22%. I dipendenti del ministero della Giustizia vengono pagati meno dei dipendenti dei comuni. Ecco perchè la gente scappa dal ministero della Giustizia, anche se ha superato i concorsi”.

“Il 4bis applicato in modo fantasioso” –L’audizione del procuratore di Napoli ha toccato anche il fronte della politica penitenziaria. “Io da 20 anni propongo la costruzione di quattro strutture per il 41bis, ora ne esiste una sola in Sardegna e una a Cagliari che non si riesce ad aprire e il perché è un mistero. Basterebbero quattro carceri costruite per il 41 bis“, ha detto il magistrato. Secondo Gratteri il regime speciale di carcere duro per detenuti mafiosi viene interpretato in “modo fantasioso“: “In questo momento il 41bis è spalmato su 11 carceri. Ogni direttore ha la sua interpretazione: oggi il 41bis è più uno slogan”, ha sostenuto. Su questo fronte, Colosimo ha annunciato l’impegno della sua Commissione. “È evidente che dobbiamo costruire un 41bis che sia uguale in ogni sede, ma noi lavoreremo anche sul 4bis e i permessi premio che è un altro di quei temi sui cui c’è molta preoccupazione da parte delle famiglie che vedono uscire magari chi ha ucciso un proprio caro”, ha detto la presidente dell’Antimafia. Sui benefici concessi ai mafiosi che non si sono mai pentiti, Il Fatto Quotidiano ha raccontato le reazioni dei familiari delle vittime di Cosa nostra.

Il problema dei cellulari in carcere –Nella parte finale della sua audizione, Gratteri ha poi contestato il fatto che molti detenuti di Camorra siano detenuti a Secondigliano, quindi vicini alla loro zona d’influenza. “Chiedete al dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria perché tutti i capimafia sono a Secondigliano a farsi calare i telefonini con i droni e non almeno a cento chilometri da Napoli “. Quindi, ha spiegato quale sarebbe dal suo punto di vista la soluzione ai tanti telefonini che circolano tra i detenuti. “Un jammer costa 60mila euro – ha detto – Io ho detto di iniziare dalle carceri con l'alta sicurezza, come Secondigliano e Milano Opera, e di comprare questi jammer, metterli sul tetto così nel raggio di un chilometro non c’è segnale. E finisce il giochino di quelli che telefonano”. Una proposta che il magistrato ha detto di aver avanzato durante una riunione con l’allora procuratore nazionale Antimafia Federico Cafiero De Raho (ora componente della commissione di Palazzo San Macuto) e l’allora direttore del Dap, Francesco Basentini. “La risposta che mi ha dato l'allora direttore del Dap è che non possiamo mettere jammer, perché emette radiofrequenze che possono fare male alla salute, e poi la polizia penitenziaria come fa a comunicare? Io gli ho detto che la penitenziaria non ha il cellulare nella sezione, in ogni sezione c’è il telefono”.

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