
L'Ungheria di Orbán dichiara illegale il Pride. Commissione Ue: "Si rispettino i diritti civili". Movimenti Lgbtq+: "Il potere ci attacca"

Ieri alle 11:30 AM
Come da attese, il Parlamento ungherese ha approvato oggi una legge che vieta il Budapest Pride e consente alle autorità di utilizzare un software di riconoscimento facciale per identificare i partecipanti. Il provvedimento, sostenuto dai due partiti della coalizione di governo, Fidesz, del premier Viktor Orbán, e il Partito Popolare Cristiano Democratico (Kdnp), introduce inoltre sanzioni per gli organizzatori e i partecipanti alla manifestazione. Durante la votazione in aula, l'opposizione ha manifestato il proprio dissenso con il lancio di fumogeni dai banchi parlamentari. Con il via libera, organizzare o partecipare a eventi che violano la legge ungherese sulla "protezione dei minori", che proibisce la "rappresentazione o la promozione" dell'omosessualità ai minori di 18 anni", diventa un reato perseguibile. Sarà poi consentito alle autorità l'utilizzo di software di riconoscimento facciale per identificare i partecipanti ai Pride. Con pene fino a 200mila fiorini ungheresi che lo Stato trasferirebbe alla "protezione dei minori".
Già a febbraio, durante il discorso sullo stato della nazione, Orbán aveva suggerito agli organizzatori del Budapest Pride di non “sprecare soldi e tempo” quest’anno per organizzare l’evento. Subito dopo il governo aveva annunciato che le parate non sarebbero "più state tollerate nell'attuale forma pubblica". Gli organizzatori hanno annunciato che non si faranno intimidire e non permetteranno che la più grande manifestazione per i diritti umani in Ungheria venga vietata: “Non stiamo solo lottando per la Budapest Pride o per la comunità LGBTQ, ma stiamo lottando per il diritto di tutti gli ungheresi a protestare. Per anni il potere ci ha attaccato e lo continua a fare, invece di affrontare i problemi reali, noi vogliamo la libertà di parola e manifestazione”.
La Commissione europea, stamattina prima dell’approvazione, ha dichiarato di dover "studiare in dettaglio" la proposta di legge approvata oggi. "In generale, la libertà di organizzare dimostrazioni e manifestazioni spetta agli Stati membri, ma ovviamente deve essere prima di tutto in linea con la Carta dei diritti fondamentali e con la libertà di espressione e di riunione pacifica", ha affermato la portavoce della Commissione europea Eva Hrncirova. Stefan de Keersmaecker, portavoce della Commissione, ha poi ricordato che alcuni fondi destinati all'Ungheria, tra cui quelli di coesione, restano bloccati in attesa di un adeguamento del paese: “È estremamente importante combattere ogni discriminazione basata sull’orientamento sessuale. Per quanto riguarda l'Ungheria, alcuni fondi sono bloccati, fondi di coesione e altri fondi per i quali stiamo aspettando l'approccio giusto e per garantire che l’Ungheria sia in linea con gli obblighi che ci sono qui su questo fronte”.
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