
Riarmo europeo, Orsini a La7: "Ue è spacciata e politicamente fallita, senza deterrenza nucleare non potrà mai affrontare la Russia"

03/14/2025 03:44 AM
“Il riarmo europeo per 800 miliardi è un’idea completamente sbagliata: l’Unione europea si vuole riarmare perché intende prepararsi a una guerra vittoriosa con la Russia. Ma non può raggiungere l’obiettivo che persegue”. Sono le parole pronunciate da Alessandro Orsini, professore associato di sociologia del terrorismo alla Luiss, in una intervista rilasciata a Piazzapulita (La7) circa il ReArm Eu, il piano di riarmo da 800 miliardi lanciato dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen.
Orsini spiega perché il fine della Ue è fallimentare: “Una guerra con la Russia potrebbe essere soltanto una guerra di lungo periodo per esaurimento delle risorse, una guerra d’attrito come quella in Ucraina, perché la Ue non ha deterrenza nucleare nei confronti della Russia. Ma una guerra di lungo periodo richiederebbe tantissimo petrolio, tantissimo gas e altre risorse di cui l’Unione Europea è priva”.
Il sociologo propone uno scenario ipotetico: “Proviamo a immaginare che l’esercito europeo si scontri in una battaglia decisiva con l’esercito russo a Bakhmut. Se i russi sono in procinto di perdere, cosa fanno? Lanciano le testate nucleari contro un paese europeo non nucleare, ad esempio la Danimarca, ponendo immediatamente fine alla guerra. Ora, l’unico paese della Ue che abbia le testate nucleari è la Francia, che ne ha soltanto 290, mentre la Russia ne ha 5500. Tra l’altro, la Francia le può utilizzare soltanto per difendere se stesso e non per difendere paesi terzi. Quindi, dopo tre secondi Giorgia Meloni si mette a piangere ed esce dalla guerra“.
A Corrado Formigli che gli chiede se l’ombrello nucleare offerto da Macron non potrebbe avere un’efficacia deterrente nei confronti dei russi, Orsini risponde tranchant: “Questa è davvero la più grande barzelletta della storia della politica internazionale. La Francia non utilizzerebbe mai le testate nucleari per difendere un paese terzo. L’Unione Europea è spacciata, è un’organizzazione politicamente fallita. Se non hai le armi, devi adattarti a una situazione in cui tu non hai le armi e c’è qualcuno che ha più armi di te. Quindi – continua – puoi evolvere soltanto se ti adatti a questa situazione. E l’unico adattamento possibile a una situazione del genere è adottare una politica pacifica nei confronti della Russia, riaprire le relazioni commerciali, ricostituire le scorte perdute. Sono contrario a 800 miliardi per fare una guerra con la Russia che sicuramente perderemo. Il problema è questo: l’Unione Europea ha parlato con la Russia soltanto con le armi. Siccome non ha le armi, non ha più niente da dire“.
Nella lunga intervista, si affronta anche la questione del destino dell’Ucraina. “L’idea che l’Ucraina diventi una sorta di stato inerte – chiede Formigli – che non può più muoversi verso occidente e che rimane sotto schiaffo della Russia per i prossimi anni a venire è un’enorme sconfitta, lo riconosce?”.
“Purtroppo non c’è soluzione alla morte – risponde Orsini – L’Ucraina è morta”.
“Oggi lei pensa di averle azzeccate tutte?”, chiede il giornalista.
“Certo, tutte le previsioni che ho fatto si sono verificate – risponde il sociologo – ho semplicemente cercato di applicare alla guerra in Ucraina le categorie delle scienze sociali. Sono anni che mi occupo di questi temi, ho cercato di portare in televisione i tipici strumenti concettuali”.
“Prima le davano del putiniano – osserva il giornalista – ora del ‘trump-putiniano’. Ma chi sono i ‘trump-putiniani’?”.
“Sicuramente non io, perché ritengo Trump una figura assolutamente negativa – replica Orsini – Infatti non a caso poi ho solidarizzato con Zelensky nel suo scontro con lui. Quando Trump dice che vuole deportare un milione e mezzo di palestinesi da Gaza, lei può immaginare quanto io sia un nemico irriducibile di quest’uomo”.
“Lei in questi 3 anni è stato molto isolato e criticato – chiede infine Formigli – Ha sentito solidarietà da parte del corpo di una parte dell’università?”.
“Nessuna”, risponde il sociologo.
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