Bavaglio, la Commissione Ue smentisce il governo: "La presunzione d'innocenza? Nessun limite alla pubblicazione di atti processuali'
Ieri alle 01:20 PM
Non ce lo chiede l’Europa. La direttiva Ue sulla presunzione d’innocenza non ha niente a che vedere con la sua applicazione italiana. Soprattutto con il bavaglio che vieta la pubblicazione integrale delle ordinanze cautelari. Bruxelles smentisce nettamente il governo di Giorgia Meloni e il suo guardasigilli Carlo Nordio. Ma anche il deputato Enrico Costa, ispiratore del provvedimento approvato dal Consiglio dei ministri nel dicembre scorso. In pratica, con la scusa di adeguare il nostro sistema al diritto comunitario e alla direttiva Ue sulla presunzione d’innocenza, si era varato il divieto di pubblicazione dei documenti che riassumono i motivi degli arresti e delle altre misure cautelari.
Ora Michael McGrath, commissario Ue alla Giustizia, mette nero su bianco che la direttiva 2016/343 non prevede alcuna indicazione di questo tipo. “La direttiva non prescrive limitazioni specifiche per quanto riguarda la pubblicazione da parte della stampa di atti processuali relativi alla fase preprocessuale del procedimento. Fatto salvo il diritto nazionale a tutela della libertà di stampa e dei media, la direttiva prevede soltanto che la diffusione di qualsiasi informazione da parte delle autorità pubbliche ai media rispetti la presunzione di innocenza e non crei l’impressione che la persona sia colpevole prima che la sua colpevolezza sia stata provata dalla legge”, scrive il componente della Commissione di Ursula von der Leyen, rispondendo a un’interrogazione parlamentare presentata dagli eurodeputati del Movimento 5 stelle.
La risposta del Commissario Ue –I quesiti avanzati dal partito di Giuseppe Conte erano netti. I 5 stelle volevano sapere dal commissario se ritenesse che il divieto di pubblicazione delle ordinanze fosse “conforme ai principi di proporzionalità della direttiva (Ue) 2016/343 e alla libertà di stampa sancita dall’articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali“. E poi quali azioni intendesse intraprendere “per evitare che il recepimento della direttiva comporti restrizioni ingiustificate alla libertà di informazione”. Nella sua risposta McGrath sottolinea come la direttiva Ue imponga agli Stati membri soltanto “di garantire che le dichiarazioni pubbliche rilasciate da autorità pubbliche e le decisioni giudiziarie diverse da quelle sulla colpevolezza non presentino indagati e imputati come colpevoli“. E poi ricorda come già nell’ultima relazione sulla stato di diritto fosse evidenziato il fatto che in Italia “iniziative legislative” per disciplinare “l’accesso a determinate informazioni giudiziarie e la relativa pubblicazione preoccupano i giornalisti“. Il commissario aggiunge poi che nella relazione si osserva come il governo italiano ritenesse “giustificate tali iniziative per garantire il diritto al rispetto della vita privata e la presunzione di innocenza”. In ogni caso, scrive ancora McGrath, “la Commissione continuerà a monitorare gli sviluppi al riguardo, anche nel quadro del ciclo sullo stato di diritto”. D’altra parte, si ricorda che “la Commissione attribuisce grande importanza alla tutela dei diritti fondamentali. La libertà di accesso all’informazione, il rispetto dei diritti procedurali di indagati e imputati nei procedimenti penali e il diritto alla presunzione di innocenza fino a che non sia legalmente dimostrata la colpevolezza sono sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Ue”.
“Violato lo stato di diritto” –Insomma, palazzo Berlaymont smentisce su tutta la linea l’esecutivo italiano. “Bavaglio è un’espressione che non condivido, esiste la necessità di contemperare tre elementi. Uno è la presunzione di innocenza per la quale siamo già stati condannati varie volte nell’Europa perché abbiamo disatteso questo principio fondamentale”, aveva detto il guardasigilli Nordio ad Atreju. “Il ministro pensava di fare il furbo e di addossare all'Ue tutte le colpe del divieto di pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare. La risposta della Commissione europea alla nostra interrogazione non lascia dubbi”, dice Valentina Palmisano, prima firmataria dell’interrogazione a McGrath. “Nessuna direttiva europea prescrive il bavaglio, censure o limitazioni sulla pubblicazione degli atti processuali – prosegue l’europarlamentare – Il governo si dovrebbe solo vergognare per il tentativo di mettere sotto tutela la libertà di stampa e di limitare la libertà dei cittadini a essere informati. La nostra battaglia non finisce qui. Se lo stato di diritto è stato violato con questa norma allora la Commissione europea deve intervenire".
La guerra all’informazione – Il via libera del Consiglio dei ministri al bavaglio è arrivato nel dicembre scorso, esercitando la delega inserita da un emendamento di Costa nella legge di delegazione europea per il 2024, il provvedimento per recepire le indicazioni del diritto Ue. Rispetto alla proposta del parlamentare di Forza Italia, Nordio e la maggioranza sono andati anche oltre, vietando la pubblicazione di tutte le ordinanze che applicano misure cautelari personali: non solo gli arresti in carcere e ai domiciliari, ma anche il divieto e l’obbligo di dimora, l’obbligo di firma e l’interdizione. Si trattava del secondo atto del cosiddetto “bavaglio Cartabia“, varato durante il governo di Mario Draghi: sempre con la scusa di recepire la direttiva sulla presunzione d’innocenza, era stato lo stesso Costa a far varare un provvedimento che equivale praticamente a una museruola per tutte le tipiche fonti dell'informazione giudiziaria. Già nel dicembre del 2023, Il Fatto Quotidiano aveva documentato come la direttiva Ue 2016/343 non prevedesse in alcun modo l’impotizione di bavagli a magistrati, investigatori e giornalisti. “L'interpretazione estensiva che fa il legislatore italiano è scorretta e non è in linea con la direttiva, che è citata fuori luogo”, spiegava la professoressa Marina Castellaneta, ordinaria di Diritto internazionale alla facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Bari. Ora arriva direttamente il Commissario Ue alla Giustizia a confermarlo: il bavaglio è italiano, non ce lo chiede l’Europa.
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