Meloni suona la carica di Mps su Mediobanca: "Dobbiamo essere orgogliosi, se va in porto risparmio al sicuro"

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“L’operazione di Mps su Mediobanca è un'operazione di mercato, da una parte noi dobbiamo essere orgogliosi del fatto che Mps, banca più antica del mondo, per anni vista dai cittadini e dalla politica solo come un problema da risolvere, oggi è una banca perfettamente risanata che avvia operazioni ambiziose. Penso che questo ci debba rendere tutti quanti orgogliosi per il lavoro che abbiamo fatto su Monte dei Paschi”.

Giorgia Meloni da Gedda, in Arabia Saudita, ha parlato apertamente della guerra finanziaria che vede coinvolta la banca partecipata dallo Stato e da privati come il costruttore Francesco Gaetano Caltagirone e gli eredi di Leonardo Del Vecchio. Se la scalata pubblico-privata “dovesse andare in porto”, ha detto il presidente del consiglio, “ovviamente noi parleremmo della nascita di quel terzo polo bancario del quale abbiamo a lungo parlato nel dibattito – non solo politico – italiano. Sicuramente, è un polo che potrebbe avere un ruolo importante nella messa in sicurezza dei risparmi degli italiani”. Un probabile riferimento, quest’ultimo, alle Generali oggetto del desiderio di Caltagirone e compagni che fa capo alla stessa Mediobanca e che ha appena approvato un accordo con i francesi di Natixis per la gestione congiunta di 1900 miliardi di risparmi.

Un’operazione che, seguendo il filo del ragionamento del capo del governo, è sia di mercato che di Stato, insomma. “La notizia, dopo il Far West finanziario in cui è sprofondato il Paese, è che nasce il Governo Caltameloni, con il finanziare-costruttore Francesco Gaetano Caltagirone di fatto nel ruolo di ministro dell'economia”, commenta Emiliano Fenu, capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione finanze della Camera. “Meloni mette il cappello e la faccia sulla scalata ostile a Mediobanca da parte di Mps, di cui il Tesoro è il primo azionista, in un gioco che dovrebbe arrivare al controllo di Generali. Arbitro e giocatore della finanza italiana: non va bene – attacca Benedetto Della Vedova di Più Europa – Meloni ha già detto che l'operazione va bene, prima ancora che sia il mercato a chiarire se i valori messi in campo e le strategie industriali si riveleranno congrue oppure no. Peraltro, l'uscita di oggi della Presidente del Consiglio, getta un'ombra sulla minaccia del Golden Power contro UniCredit nella scalata a Bpm, oggi socio del MEF nell'operazione Mediobanca. Prima il Governo privatizzi definitivamente Mps, poi i soci privati facciano ciò che meglio ritengono. Chiedo a Meloni: se poi l'operazione che lei oggi si intesta dovesse essere rifiutata dal mercato, che fa? Chiede a Giorgetti di dimettersi?”.

A sposare la linea dell'uscita dello Stato dal capitale della banca c’è anche Forza Italia, con Antonio Tajani che ribadisce: “Credo che nei prossimi mesi si debba completare la privatizzazione di Mps”. Ma Fratelli d’Italia si mette di traverso: “Non ravvedo né la necessità di far entrare lo Stato nelle banche, salvo in caso di dissesti, né quella di farlo uscire a priori – risponde il responsabile economico di FdI, Marco Osnato -. Oggi no, non conviene. Quando sarà il momento si deciderà per l'interesse degli italiani”.

Intanto Mediobanca conta le truppe e si prepara a rispondere. Il cda di Piazzetta Cuccia si riunirà con probabilmente martedì 28 per esprimersi formalmente sull’offerta non concordata, che verrà considerata ostile. Mentre l'amministratore delegato Alberto Nagel ha scritto ai dipendenti che le sfide “saranno l’occasione per dimostrare tutto il nostro valore”.

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