Lukashenko vince ancora le elezioni in Bielorussia: 87% dei consensi, governerà fino al 2030. Ue: "Non ha alcuna legittimità"
Ieri alle 02:14 PM
Quello che sta per iniziare sarà il suo settimo mandato consecutivo da presidente della Bielorussia. Aleksandr Lukashenko ha di nuovo stravinto le elezioni nel Paese, secondo i primi exit poll, con oltre l’87% dei consensi su un’affluenza superiore all’80%. Numeri che poco importano all’Unione europea che ha più volte ribadito di considerare il voto una farsa. L’Alto rappresentante per la Politica Estera dell’Ue, Kaja Kallas, dopo avere affermato che Lukashenko “non ha alcuna legittimità”, ha annunciato che l'Unione “continuerà a imporre misure restrittive e mirate contro il regime. La democrazia esige elezioni libere, eque e trasparenti e questo non è il caso della Bielorussia”.
Lukashenko, in carica dal 1994, rimarrà così al potere fino al 2030, quando avrà 75 anni, garantendo così che il Paese mantenga il legame inscindibile con la Russia di Vladimir Putin. In Bielorussia vige una “democrazia brutale”, aveva dichiarato ai giornalisti dopo le accuse mosse da occidente a causa della vasta repressione delle opposizioni. Basti ricordare come sono state sedate le proteste seguite alle elezioni parlamentari del 2020, con numerosi attivisti dell'opposizione, giornalisti, membri di organizzazioni non governative e manifestanti incarcerati e tanti altri costretti a fuggire dal Paese per paura di fare la stessa fine. Secondo l'Onu, oltre 300mila persone si trovano al momento in esilio su una popolazione di 9 milioni. Mentre secondo le organizzazioni per la difesa dei diritti umani sono attualmente oltre 1.200 i prigionieri politici. Tra questi il Premio Nobel per la Pace Ales Bialiatski e Serghei Tikhanovsky, marito della leader dell'opposizione Svetlana Tikhanovskaya riparata all'estero.
Proprio Tikhanovskaya porta avanti la sua battaglia contro l’establishment del suo Paese e nel corso di una manifestazione a Varsavia ha definito Lukashenko “un criminale che ha preso il potere” e ha denunciato come “una farsa” le elezioni. La leader dell'opposizione è attesa domani al Consiglio Affari Esteri a Bruxelles, dove il dossier Bielorussia sarà sul tavolo dei 27. Ma Lukashenko ha risposto che non ha alcuna intenzione di aprire un dialogo con lei che nelle elezioni del 2020 aveva corso come candidata contro di lui. Chi è andato in esilio ha già fatto la sua scelta, ha chiarito l'uomo forte della Bielorussia: “Non abbiamo spinto nessuno a lasciare il Paese”. Ai commenti di Bruxelles, poi, la risposta è stata sprezzante: “Credetemi, per me non fa alcuna differenza se riconoscono le elezioni o no. Siamo pronti a dialogare con l'Unione europea, anche con coloro che hanno perseguito una politica aggressiva contro di noi. Siamo sempre stati pronti. Ma voi non lo volete. E quindi dobbiamo inchinarci o strisciare sulle nostre ginocchia?”.
Salda, invece, l’alleanza con Putin che si è andata rafforzando dopo la repressione del 2020 e con l'avvio dell'invasione russa dell’Ucraina, quando una parte delle truppe d'invasione di Mosca varcarono il confine dal territorio bielorusso. Rispondendo a una domanda dell'Afp, il presidente ha detto di non essersi pentito di quella decisione. Lo scorso anno Mosca ha anche dichiarato di avere schierato armi nucleari tattiche nel Paese e Lukashenko ha fatto sapere ora che “entro pochi giorni” dovrebbe essere installato anche un sistema di lancio del nuovo missile balistico ipersonico russo Oreshnik, con una gittata di migliaia di chilometri.
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