Ottavia Piana e la passione per la speleologia: la ricerca scambiata per "sport" che aiuta a monitorare la qualità del terreno e delle acque
Oggi alle 12:41 PM
Scendono con caschetti e chiodi a decine di chilometri di profondità e raccolgono informazioni fondamentali per il monitoraggio dell'inquinamento ambientale e del sottosuolo ma lo fanno quasi sempre in modo volontario e con mezzi propri. Sono gli speleologi come Ottavia Piana, intrappolata nella grotta di Bueno Fonteno, in provincia di Bergamo. Professione segretaria, con il suo gruppo ha già esplorato 36 chilometri di gallerie sotterranee ma lo ha fatto da appassionata. "Gli speleologi lavorano per la società – spiega a ilfattoquotidiano.itSergio Orsini, presidente della Società speleologica italiana (Ssi) – per restituire gratuitamente dati sul sottosuolo a enti pubblici e di ricerca".
Cos'è la speleologia e come si svolgono le esplorazioni. Per definizione la speleologia è la scienza che studia tutto quello che si trova nel sottosuolo. Ma c'è chi la chiama "sport", sia perché non è quasi mai finanziata, sia perché all'inizio equivale all'esplorazione. Il primo lavoro è sulla superficie: si analizza l'esterno per cercare tra montagne o altipiani un buco da cui esca ad esempio dell'aria, che segnala la differenza termica tra interno ed esterno. Quello può essere il segno di una cavità sotterranea. "A quel punto gli speleologi scendono con una robusta attrezzatura, corde, chiodi e trapani: devono capire per prima cosa come si sviluppa la grotta, quale prosecuzione ha e in quali rami si dirama". La preparazione fisica e tecnica, in palestra e in grotta, è fondamentale, sia per gestire i dislivelli e il buio sia per sapere che cosa fare se ci si trova davanti a materiali mai visti. Quando c'è una buona conoscenza della grotta inizia la ricerca scientifica.
Con quali criteri si scelgono i percorsi. Acqua e aria sono gli elementi che quasi sempre guidano gli speleologi nell'esplorazione degli abissi. Nel caso di Bueno Fonteno, l'elemento più importante è stato l'acqua. "Da quel che mi risulta – dice Orsini – già lo scorso novembre Piana era andata a Bueno Fonteno per recuperare dei fluorocaptori (o fluocaptori, ndr), cioè strumenti che servono a verificare se in un determinato punto sotterraneo sia presente la fluoresceina sodica, una sostanza colorata innocua per l'uomo versata in superficie su un corso d'acqua conosciuto e utile a tracciare i percorsi sotterranei per capire, nel caso ci sia un inquinamento, dove questo ha luogo, da quale sorgente sgorga l'acqua e quale terreno l'ha assorbita”. I dati raccolti dagli speleologi sono inviati ad autorità come Arpa, Istat ed enti di monitoraggio, che poi verificano lo stato delle risorse dalla superficie. Un caso recente in cui il contributo della speleologia è stato decisivo si è verificato in una grotta in Friuli Venezia Giulia, sul monte Canin: "Alcuni speleologi hanno trovato residui di idrocarburi nell'acqua scoprendo che all'esterno c'era una cisterna di carburante che perdeva contaminando le falde".
Qual è lo scopo della speleologia. L'inquinamento delle acque di falda è tra gli aspetti su cui l'intervento dei volontari è più frequente. Circa l'85% dell'acqua che beviamo è di origine carsica secondo l'Istat, ma spesso le grotte o i terreni sono utilizzati per nascondere rifiuti: "Gli speleologi poco alla volta cercano di identificare le zone inquinate – spiega Orsini – e tentano anche di fare attività di pulizia e recupero degli inquinanti: puliamo il buio". Oggi gli speleologi attivi in Italia collaborano con le facoltà di Geologia e Scienze naturali, ed esistono corsi specifici per numeri ridotti, in particolare all'Università di Bologna e Cagliari. La maggior parte degli esploratori del sottosuolo però si forma tramite i corsi di associazioni come il Cai, a cui è iscritta Ottavia Piana, o la Società speleologica italiana, che conta circa 3.500 soci e 160 associazioni. "Si esce sempre in gruppo perché è più facile tutelarsi, ma anche per condividere le spese delle attrezzature – spiega Orsini -. Come la stessa Ottavia Piana, ogni speleologo ha massima competenza sul territorio che sta esplorando".
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