Perché tutti parlano di "The Opera!", il nuovo film di Davide Livermore con i costumi di Dolce e Gabbana
Oggi alle 10:55 AM
Un atto d'amore per l'arte e il suo potere 'rivoluzionario'. Che sia teatro, opera, cinema, danza, letteratura non importa: "The Opera! Arie per un'eclissi", il film in uscita dal 20 gennaio nelle sale cinematografiche firmato da Davide Livermore e Gep Cucco e ispirato al mito di Orfeo ed Euridice, entra ed esce dai generi come l'acqua. Profonda o in superficie, invade i suoi paesaggi onirici, visionari, di inquietante bellezza. Si muove silenziosa per diventare specchio di azioni del passato e del futuro dove il canto, i dialoghi e la musica scandiscono ambientazioni di potente simbologia, il riflesso di ciò che accade dentro. Il compiersi di quel destino che gli dei hanno stabilito per Orfeo ed Euridice si rinnova ancora oggi in ogni perdita di chi si ama. Se è impossibile trattenere con la mano l'acqua, altrettanto impossibile è attribuire un'etichetta a questo lavoro. Oppure è la nascita di un nuovo genere: l'opera musical, per dirla con le parole dei due artisti, "che prende in prestito la struttura narrativa del musical per trasportarla nel mondo dell'opera creando un nuovo genere cinematografico".
Livermore, regista di opere liriche che hanno lasciato il segno e anche fatto discutere (per quattro volte ha firmato la prima della stagione scaligera) e direttore del Teatro Nazionale di Genova, proprio con Gep Cucco (e l'attore Sax Nicosia, anche nel cast del film) aveva realizzato lo spot interamente girato sott'acqua. "A teatro si respira la vita!" nella fase di ripresa dalla pandemia. I personaggi della commedia dell'arte, gli eroi della mitologia, fluttuavano emettendo bolle di ossigeno, segno di speranza e ritorno alla vita. Ora ritorna a stupire con un lungometraggio che, attraverso il superamento di qualsiasi distinzione e definizione di linguaggio, proietta l'opera lirica e le sue arie, fra cui le più struggenti del repertorio, in una contemporaneità pop e in un'estetica che prende le mosse da un fluido mescolarsi di stimoli: pittura, moda, cinema, teatro, poesia, realtà e sogno in uno scorrere logico ed emozionale. Non privo di trovate originali ma anche di rassicuranti condivisioni emotive.
Se alcune immagini ricordano le cut scene dei video game o il cinema distopico, altre ci trasportano in quei disegni con i fiori di carta in rilievo sui libri della nostra infanzia o nei ricordi di melodie anni '50 che non abbiamo ma li pensiamo proprio così. Oppure sul palcoscenico di un teatro di oggi in un gioco di rimbalzi legati con armonia. "Il film è pensato per massimizzare la visionarietà della storia, per farne un grande affresco onirico che attraversa il fiume Acheronte e raggiunge l'Hotel Hades (gli Inferi, ndr) aprendo porte che svelano mondi fantasmagorici, attraversando il limbo nero della nostra coscienza nella ricerca del senso più profondo dell'amore e della morte", spiegano i registi.
Al cast del film, girato in gran parte su set virtuali, hanno preso parte artisti dell'opera e dello schermo. Citiamo i principali: i protagonisti Orfeo ed Euridice sono i cantanti emergenti Valentino Buzza, tenore, e Mariam Battistelli, soprano, mentre Pluto è il celebre basso Erwin Schrott. Con loro recitano nomi del cinema come Fanny Ardant (Proserpina), Vincent Cassel (Caronte), Caterina Murino (Consierge), Rossy de Palma (Atropo) e Angela Finocchiaro (Calliope, madre di Orfeo). L'orchestra è diretta da Plácido Domingo e Fabio Biondi, le scene sono realizzate dagli abituali collaboratori di Livermore Giò Forma e Cristiana Picco, le coreografie sono di Daniel Ezralow.
"Il set virtuale ci ha permesso di sviluppare un'estetica che mescola la metafisica di De Chirico con l'architettura razionalista, le ampiezze visive di Nervi con la scenografia teatrale, il design di Mollino con la bellezza straordinaria dei costumi di Dolce&Gabbana", spiegano ancora. La produzione di Showlab con Rai Cinema, in collaborazione Digilife Movie, vanta infatti anche il nome di Dolce&Gabbana che firma i costumi con Mariana Fracasso. La coppia di stilisti ha dato mano libera ai registi permettendo loro di scegliere a piacimento in tutte le collezioni delle loro sfilate. Ne emerge un affresco potente. Gli abiti, dove dominano il nero e il bianco e i colori materici, con corpetti aderenti e gonne a tubino, tailleur femminili in pizzo e giacche uniforme dai bottoni dorati o eleganti completi da cerimonia con risvolti a punta, raccontano identità senza tempo. Ogni dettaglio sartoriale è sospeso fra un remoto e un oggi dove la Sicilia con i suoi veli, pizzi e ricami, i corpetti con le stecche e i tulle per la gonna della sposa rapita, disegnano una dimensione emotiva.
Ma torniamo alla trama. Il film si apre con lo sparo improvviso che distrugge il sogno di due amanti nel giorno delle nozze. Quello di Orfeo ed Euridice è un destino già scritto. "Due amanti il giorno delle nozze, un destino crudele. Questa è la storia di Orfeo Euridice", recita Caronte (Vincent Cassel) nei panni di un taxista poi traghettatore di un tram sull'acqua in un paesaggio senza fine. Euridice è stata portata negli Inferi da Plutone. L'inseguimento sfrenato sulle acque dell'Acheronte fino all'Ade (l'hotel Hades) dà inizio al viaggio di Orfeo per riavere indietro la sua amata. Al suo fianco avrà solo Speranza, una ragazzina che insieme a lui attraverserà il regno dei morti. Tra incontri con le anime dei suoi cari defunti, con la seducente Proserpina (Fanny Ardant), con il cinismo di Atropo (Rossy de Palma, prediletta attrice di Almodòvar) e l'indifferenza della concierge, Orfeo capirà la forza del suo amore e si confronterà con il dubbio dei vivi di fronte alla verità disarmante della morte.
Intanto, in questo peregrinare nell'ignoto, conoscerà paure e fragilità e scoprirà luoghi surreali: una Parigi semi-sommersa, una scogliera a precipizio sul fiume Ade dove giocherà una partita a scacchi sull'aria di Mefistofele, una hall dell'Ade dove pretenderà di conoscere la verità secondo i dettami terreni sulle note di Carmen e del flamenco, per poi infine torneare sui palcoscenici di teatri ormai abbandonati. I due protagonisti interpretano alcune delle più note arie liriche in un gioco di rimandi musicali: da Puccini a Händel a Verdi, Gluck, Bellini, Ravel, Vivaldi fino ai Frankie Goes to Hollywood in un sorprendente mondo sonoro che mescola orchestre acustiche e sound design elettronici.
In questa dimensione dell'assurdo in cui Orfeo arriva a vedere sé stesso come fosse un altro, si giocherà l'ultimo insidioso ostacolo per riportare Euridice nel mondo dei vivi: la sua esecuzione dell'aria che racchiude l'essenza della prova d'amore: "Nessun Dorma", senza però dimenticare per chi la sta cantando. Inebriato dal successo ottenuto dopo l'esecuzione dell'aria, il giovane innamorato vacilla per un istante e dimentica Euridice, pervaso dalla sua stessa gloria. Sarà quel pensiero vuoto di un istante, privo del ricordo della sua amata, a decretare il suo fallimento. Come nel mito Orfeo si gira a guardare Euridice a un passo dalla salvezza e la perde, nel film si dimentica di lei per un attimo e la perde di nuovo, per sempre. Il mondo dell'invisibile, della morte, con le sue danze velate e i paesaggi sospesi fuori dal tempo, ha regole diverse che la vita può solo sfiorare, desiderare, accarezzare senza realmente trattenere.
Forse le storie degli uomini e delle donne dell'opera, dei loro baci, incontri di passione, sfide al destino per amore e dolorosi addii le possiamo solo immaginare, oppure guardarle in un film. Con quei colori, quei dettagli potenti e delicati, quelle parole scritte secoli fa, recitate e cantate ancora oggi, ci appaiono perfette. Questo è il potere dell'arte, sembra dire Livermore: questo è il potere dell'opera lirica. Un'arte che vibra ancora e può dare un senso al dolore e ai sentimenti: "Perché l'opera è attuale, è pop, è moderna, sa parlare alla nostra contemporaneità".
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