Trump invia migliaia di soldati al confine col Messico per fermare i migranti. Compaiono volantini del Ku Klux Klan: "Andatevene ora"

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La vittoria elettorale di Donald Trump ha creato il panico oltre il confine sud degli Stati Uniti. Decine di migliaia di persone si sono riversate verso nord nel tentativo di mettere piede negli States prima del 20 gennaio, quando alla Casa Bianca è ufficialmente tornato il leader repubblicano che ha promesso una stretta e una caccia all’immigrato senza sconti. Con l’inizio del nuovo mandato, gli incubi di chi cerca fortuna in Usa sono diventati realtà: stato d’emergenza nazionale e militarizzazione dei confini è stata la risposta del nuovo padrone dello Studio Ovale, in un clima da caccia al migrante che ha risvegliato anche le frange più razziste del Paese. Come il Ku Klux Klan che in Kentucky, nel giorno del giuramento di Trump, ha diffuso volantini che invitavano gli stranieri ad “andarsene via subito”.

A pattugliare l’immenso confine sud con il Messico si trovano già 2.200 militari della Joint Task Force-North, la missione di confine del Comando degli Stati Uniti con sede a El Paso, in Texas, a supporto del lavoro della Us Customs and Border Protection. Ma altre migliaia di truppe sono già state mobilitate per andare a rafforzare ulteriormente la presenza al confine e renderlo così impermeabile ai flussi di migranti irregolari da Centro e Sud America.

I solati inviati dal nuovo presidente svolgeranno principalmente compiti logistici e burocratici come immissione dati, rilevamento e monitoraggio e manutenzione dei veicoli, anche se non è ancora chiaro quali nuove unità specifiche siano state inviate. Sul posto è già presente anche un contingente di 4.500 uomini della guardia nazionale chiamato Operation Lonestar, guidato dalla Guardia nazionale del Texas.

In vista di un continuo afflusso di persone e del contemporaneo blocco degli attraversamenti, le autorità del Messico hanno allestito grandi centri di accoglienza nelle città lungo il confine e si sono mobilitate per rimpatriare gli stranieri appena arrivati. La presidente messicana Claudia Sheinbaum ha rivelato che il ministro degli Esteri Juan Ramón de la Fuente nelle passate ore ha parlato con il segretario di Stato americano Marco Rubio, aprendo così “un processo di dialogo tra le due amministrazioni”. Sheinbaum l’ha definita “una conversazione molto buona e cordiale, in cui si è discusso di migrazione e sicurezza”, ma non ha fornito ulteriori dettagli. La leader ha fatto sapere che centri di accoglienza alla frontiera per assistere i cittadini rimpatriati dagli Stati Uniti sono già stati creati in città come Juárez, Matamoros e Reynosa, al confine con il Texas, e Tijuana, vicina alla California, in vista delle promesse “deportazioni di massa” di migranti, “le più importanti della storia”, come le ha definite Trump.

Promesse che hanno fatto breccia nei cuori delle frange più razziste e intolleranti d’America. Il Ku Klux Klan ha ad esempio diffuso volantini in Kentucky che invitano agli immigrati ad “andarsene subito”. Una trovata che ha portato la polizia locale ad aprire un’inchiesta per individuare i responsabili. Sui depliant si vede una vignetta dello Zio Sam che prende a calci una famiglia di cinque persone, tra cui un neonato e due bambini piccoli. Uncle Sam tiene in mano un documento che dice “Proclamazione” e afferma: “Abbiamo bisogno del tuo aiuto. Monitora e traccia tutti gli immigrati. Segnalali tutti”. Con tanto di contatto telefonico.

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