Siria, ecco chi ha venduto l'attivista Mazen al Hamada al regime di Assad: "È stato un commerciante olandese pagato 800mila euro"

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È stata una spia del regime di Assad nei Paesi Bassi a convincere l’attivista antigovernativo Mazen al Hamada a tornare in Siria, dove è stato immediatamente arrestato e poi ucciso. Majed A, commerciante di arredi con un negozio nella cittadina di Eindhoven, per i suoi servigi è stato pagato circa 800mila euro, fra il 2019 e 2021, attraverso conti correnti facenti capo a quattro società olandesi adoperate dai servizi siriani. Il danaro, spiega l’oppositore siriano Ahmed al Ashqarm al sito web olandese Alex Nieuws, sarebbe stato ‘il compenso per l’opera d’intelligence portato avanti’ con successo. È

All’inizio, come rilancia anche Middle East Eye, Majed non sarebbe stato preso in considerazione dai servizi a causa della sua fedina penale. "Ma il commerciante di arredi – continua al Ashqarm che riporta a sua volta quanto appreso da un disertore dell’intelligence siriana – voleva dimostrare di essere in grado di lavorare per il Mukhabarat, il servizio segreto”. Così gli venne data l'opportunità di collaborare con Mohammad Samouri, capo dell’intelligence siriana a Londra e viceconsole presso l'ambasciata nel Regno Unito.

Nel 2020, il regime siriano guidato da Bashar al Assad, oggi rifugiato a Mosca, cominciò a invitare i rifugiati a tornare nel Paese con la promessa di una amnistia generale. Nei Paesi Bassi, secondo le informazioni raccolte dal sito olandese, Majed A si era attivato nel mediare e convincere molti siriani a tornare grazie al supporto di Samouri. Nonostante cominciassero a circolare vari report in cui veniva documentato come chi fosse ritornato in Siria fosse stato arrestato o ucciso, al Hamada accettò la proposta di riconciliazione offertagli dal commerciante. In quel momento "Mazen era in un pessimo stato psicologico, hanno sfruttato il suo stato mentale e il suo trauma" per adescarlo, ricorda Mouaz Moustafa, direttore della Syrian Emergency Task Froce, parlando con Middle East Eye.

Per anni, al Hamada era stato impegnato a girare vari Paesi portando la sua testimonianza di ex torturato nelle prigioni di Assad. A Ilfattoquotidiano.it aveva rilasciato una intervista nel marzo del 2017, quando arrivò a Milano per presentare la mostra Nome in codice: Caesar. Detenuti siriani vittime di tortura. Le foto presentate al pubblico, e introdotte da Mazen, erano state trafugate da un fotografo dell’intelligence siriana che aveva disertato. Quegli scatti divennero una delle prove più evidenti delle atrocità compiute nelle carceri dal governo di Assad.

Nel 2020, una volta atterrato all’aeroporto di Damasco, Mazen è però stato arrestato e condotto in carcere. Fino all’ultimo “ci siamo sforzati per dissuaderlo", ricorda Mouaz. E aggiunge un dettaglio: durante il volo con lui "c’era una signora dell’ambasciata". Il corpo dell’attivista è stato rinvenuto pochi giorni dopo la caduta del regime siriano, l’8 dicembre 2024, insieme ai cadaveri di alcuni detenuti del carcere di Sednaya. Al funerale, svoltosi a Damasco, hanno partecipato migliaia di persone.

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