Stellantis, la cassa integrazione continua fino al 2 marzo ad Atessa per 1.500 operai

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Dura ormai da fine giugno, senza soluzione di continuità, la cassa integrazione nella fabbrica di furgoni di Stellantis ad Atessa, nel Chietino. E sarà così almeno fino al 2 marzo, ha comunicato l’azienda al comitato esecutivo dei sindacati. La causa? Sempre la stessa, alla faccia del famoso piano di rilancio presentato a dicembre tra gli applausi del governo: “L’attuale situazione di mercato”.

Insomma, il Ducato si vende meno del previsto e fino a 1.500 dipendenti della fabbrica della Val di Sangro vedranno il loro lavoro limitato. L’attuale periodo di cassa integrazione sarebbe dovuto terminare il 16 febbraio. Inoltre l’azienda ha riferito che “permane l’abbassamento della richiesta da parte del Messico” quindi “non verrà svolta attività lavorativa nel reparto Ckd di Lastratura” anche nei prossimi week end del mese di febbraio.

Negli ultimi dodici mesi, le fabbriche di Stellantis nel nostro Paese hanno assemblato appena 475.090 unità contro le 751.384 del 2023 facendo registrare un calo del 36,8%. Per la prima volta tutti gli stabilimenti hanno avuto un saldo negativo, con Mirafiori sprofondata a -70 per cento. La crisi ha riguardato in particolare le autovetture con un arretramento del 45,7% a 283.090 unità, il dato più basso dal 1956, mentre i veicoli commerciali prodotti sono stati 192.000 (-16,6%).

Tutta colpa dell’elettrico, come sostiene l’azienda? I dati di vendita nel mercato europeo allargato dicono il contrario. Nel 2024 il numero di vetture vendute è aumentato dello 0,9%. Un forte rallentamento, certamente non un buon momento, ma nulla di paragonabile ai numeri registrati da Stellantis che ha perso il 7,3% di immatricolazioni con quasi tutti i marchi in arretramento e quote di mercato in contrazione. Tra le grandi case automobiliste hanno fatto peggio solo Ford e Hyundai, a causa delle cattive performance di Kia.

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