Anno giudiziario, il vicepresidente del Csm: "Il potere dei magistrati si è espanso moltissimo. Separarare le carriere serve a riequilibrarlo"

https://st.ilfattoquotidiano.it/wp-content/uploads/2025/01/24/anno-giudiziario-cassazione-1050x551.jpg

L’immagine della magistratura che emerge dai numeri è “diversa da quella oggetto di abituale rappresentazione e posta a base di progetti riformatori. Una magistratura che, conscia delle sue responsabilità, cerca di assolvere al meglio i propri doveri con spirito di collaborazione, tensione ideale, impegno professionale. Questo sforzo necessita di essere accompagnato da un contesto improntato al rispetto reciproco fra le varie istituzioni dello Stato, a razionalità, pacatezza, equilibrio”. A lanciare un messaggio elegante ma chiaro al governo è la prima presidente della Cassazione Margherita Cassano, in chiusura della sua relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario alla Suprema Corte. Di fronte al ministro della Giustizia Carlo Nordio e al capo dello Stato Sergio Mattarella, seduti in prima fila, Cassano fa un riferimento esplicito ai continui attacchi mediatici alla magistratura, lanciati dal centrodestra per giustificare il progetto di riforma sulla separazione delle carriere (l’ultimo, piuttosto violento, è arrivato dallo stesso Nordio mercoledì). “Serve un vero e proprio patto per lo Stato di diritto, in grado di alimentare la fiducia dei cittadini nei confronti di tutti gli organi cui la Carta fondamentale assegna l'esercizio di funzioni sovrane. Il mio auspicio per il nuovo anno giudiziario è che tutti noi possiamo recuperare la consapevolezza di essere parti dell'unico arco su cui poggia il ponte dello Stato di diritto”, conclude la presidente.

Della separazione delle carriere parla anche il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Fabio Pinelli, ma con accenti molto diversi. L’avvocato leghista ammette di fatto che lo scopo della riforma è ridimensionare il ruolo dei magistrati: “Quello giudiziario è un potere che si è espanso moltissimo negli ultimi cinquant'anni. Oggi siamo in una fase di riequilibrio che ha spinto la politica a toccare anche aspetti dell'architettura costituzionale”, dice. Anche in questa occasione, come già tante volte in passato, Pinelli lancia messaggi alle toghe “troppo attive” nel contestare il governo: “La legittimazione del magistrato è diversa da quella della politica, perché si fonda sulla possibilità, scevra dal consenso popolare, di intervenire con le sue decisioni sulla vita di tutte le persone. Il fondamento del giudice sta dunque nella sua terzietà: se si è risolutori di conflitti non si può essere parte. La magistratura interviene legittimamente nel dibattito e porta il proprio contributo di competenza, ma non deve divenire parte del conflitto. L'identità dell'essere magistrato non postula la possibilità di essere "di parte": esso è inserito in un ordinamento che si regge su un delicato equilibrio di pesi e contrappesi”. Poi accusa l’intero ordine giudiziario di autoreferenzialità e poca collaborazione: “È necessario che la magistratura torni a occuparsi delle grandi questioni in termini costruttivi. Talvolta, invece, rischia di apparire interessata sostanzialmente ad un dibattito svolto in un'ottica di autotutela“.

L'articolo Anno giudiziario, il vicepresidente del Csm: “Il potere dei magistrati si è espanso moltissimo. Separarare le carriere serve a riequilibrarlo” proviene da Il Fatto Quotidiano.

img

Top 5 Serie A

×